«Mi sto iniziando a sentire in colpa.» sospirò il biondino non appena fummo usciti dal locale. Guardò a destra e a sinistra prima di attraversare la strada trascinandomi dietro di sé ed imboccando la piccola stradina su cui si affacciava la sua vecchia casa. In lontananza potevo vedere Hyde Park e sentire le urla dei bambini provenienti dal parco. «Insomma, mi stava davvero irritando, ma mi ha versato dei soldi nel fondo.»
Rimasi in silenzio analizzando le sue parole. «In poche parole ti stai facendo comprare.»
«No, non è proprio così. È stato gentile a darmi dei soldi.»
«Non che lui ci perda. Se è vero quello che hai detto, è milionario. Spende cinquantamila sterline al giorno, secondo me.» ribattei fissando Hyde Park in lontananza.
Will mi guardò alzando le sopracciglia con in viso stampato un sorriso irresistibile. «Che simpatica che sei.» mi avvolse le spalle con il braccio destro facendo appoggiare la mia testa alla sua spalla.
Guardai in su per incontrare i suoi occhi azzurro chiaro che parevano l'acqua cristallina di una spiaggia in qualche posto esotico.
«Me lo dicono in molti. E comunque potrai anche sentirti in colpa, ma sembrava essere un vero bastardo. Ti ha fatto le condoglianze senza neanche pensare davvero a quello che stava dicendo.»
«Le condoglianze sono una cortesia. Tutti lo fanno per questo motivo, ma nessuno lo pensa. La gente è talmente egoista...» Will mi sorrise amaramente. «Quando ti fanno le condoglianze è un modo per essere gentili con te, ma non pensano mai veramente a quello che dicono. Ti sorridono per rassicurarti, ma in realtà, dentro, non gliene frega niente. Le persone sono semplicemente meschine.»
«La prendo come una lezione di vita: mandare a quel paese le persone che ti fanno le condoglianze.»
Giungemmo davanti all'edificio e il ragazzo prese le chiavi che James gli aveva dato e le infilò nella toppa della porta spalanc
andola. «Sì, è più o meno quello che intendevo.»Mi sorrise entrando in quella che era la sua vecchia casa. Dalla porta si potevano vedere i mobili del soggiorno ricoperti da un telo bianco e le finestre coperte da dei fogli di carta marrone. Sul pavimento di parquet si era depositato uno spesso strato di polvere grigiastra. Dritto davanti all'uscio c'era una portafinestra che dava sul giardino posteriore della casa. Sulla sinistra c'era un corridoio, che poi si divideva in altre due stanze.
«Casa dolce casa, dicevano.» Will appoggiò le chiavi sull'isola della cucina avviandosi successivamente verso il divano. Tolse il telo bianco rivelando un mobile per tre persone, di tessuto grigio chiaro. «Benvenuta in casa Lancaster.»
Il biondino spalanco le braccia indicando la stanza intorno a se.
Mi guardai intorno con attenzione analizzando la cucina ad angolo dai ripiani di marmo bianco e gli sportelli di legno chiaro. La stanza era piena di librerie con volumi scientifici di ogni genere e argomento. Il salotto era comunicante con la cucina e questo rendeva l'ambiente molto più spazioso e luminoso. Era una casa davvero bellissima.
«È stupenda, Will. Dovrebbe essere stato bellissimo crescere qui.»
«Effettivamente è stato così. Ho sempre avuto tutto quello di cui avevo bisogno. I miei genitori non mi hanno fatto mai mancare qualcosa.» mi sorrise debolmente. Nei suoi occhi vidi il dolore che stava provando in quel momento. Rivedere un vecchio amico di famiglia a cui in realtà non importava nulla dei tuoi genitori, rientrare in casa tua dopo mesi e rivivere ogni ricordo doloroso o felice che fosse, provare malinconia alla vista di un luogo che una volta definivi tuo, ma che in quel momento sembrava solamente una struttura di mattoni che racchiudeva le gioie e le sofferenze di una vita. «Comunque, direi che è il momento di fare un giro per la casa per capire da che cosa partire.»
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The Anchor Of Destiny
Teen FictionOrfanotrofio: un posto triste e monotono, che lega il passato col presente. Ma è così anche quando hai degli amici con cui condividere la tua tristezza, il tuo sarcasmo, le tue battute e le tue preoccupazioni? È così anche quando scopri fatti di cui...