Passò all'incirca un'ora, prima che Lexie tornasse nel suo rifugio fatto di bambini, moccio e saliva e che io fossi libera dalle sue grinfie maligne.
Continuammo a parlare fino a quando Meredith non varcò di corsa la porta della sala comune gridando a Lexie che avrebbe dovuto avvisarla quando aveva lasciato il nido. A quanto pareva uno dei neonati aveva iniziato ad infastidire un suo coetaneo iniziando a piangere e così era partita una lunga catena di lacrime.
Non potei fare a meno di iniziare a ridere quando Lexie ribatté che lei aveva lasciato Derek alla guida, ma Meredith spiegò che non c'era nessuno.
Il bello era che io avevo visto Derek andarsene, ma non mi ero resa conto che, se lui non era più coi bambini, non ci sarebbe stato nessun altro. Non ci avevo proprio pensato e questo rendeva il tutto ancora più divertente.
Passarono all'incirca altri dieci minuti, prima che Derek si ripresentasse nella sala comune con la copia identica della chiave dell'ufficio di Kaitlyn: tutto stava filando per il verso giusto, se non fosse stato che la governante era rinchiusa là dentro da tutto il giorno.
«E come facciamo a sapere che Kaitlyn non è nel suo ufficio? Chiedere mi sembra un po' troppo sfacciato, non credi?» mi chiese buttandosi sulla poltrona che prima era stata occupata da Will.
«Se non sbaglio domani dovrebbe uscire per una delle sue commissioni, ma possiamo chiedere. Magari a Magdalen: lei è sempre disponibile. Di solito Kaitlyn esce di pomeriggio verso le tre e mezza. Proviamo per quell'ora a chiedere a Magdalen se Kaitlyn è nel suo ufficio.»
«Va bene...» sospirò lui.
Così ci trovammo il giorno seguente davanti alla porta dell'ufficio della governante.
Mi sentivo meglio del giorno precedente, soprattutto perché quel giorno avrei scoperto cosa stava accadendo alla governante dell'orfanotrofio.
Quando le avevamo chiesto se Kaitlyn fosse all'interno dell'edificio, Magdalen aveva risposto che era uscita quella stessa mattina e che non sarebbe tornata prima di cena.
Io e Derek ci lanciammo un'occhiata complice mentre stringevo con forza la chiave contro il palmo della mia mano. Ero preoccupata da quello che avremmo potuto trovare.
Era come se sapessi che stavo andando incontro a qualcosa di sbagliato, ma non avevo paura di affrontarlo, per la prima volta nella mia vita. Non ero impaurita da quello che c'era al di là della porta, ero solo preoccupata.
Se Kaitlyn ci avesse scoperto, di sicuro non l'avremmo scampata liscia ancora una volta, ma non mi importava minimamente delle conseguenze che avremmo dovuto subire se ci avessero scoperto. Mi importava solo di scoprire cosa stava succedendo indipendentemente dalle conseguenze. Esse, infatti, erano la cosa che mi preoccupava di meno.
Infilai la chiave nella toppa e la girai con un leggero tremolio della mano.
Spalancai la porta ed entrammo, richiudendocela subito alle spalle.
La stanza era buia come al solito, con le tende tirate e la poca luce pomeridiana che entrava intimidita dalla finestra. Era tutto immobile, fermo nel tempo.
Iniziai subito a muovermi per la stanza aprendo le tende e lasciando che i raggi solari entrassero nella stanza.
Mi diressi immediatamente alla scrivania sapendo già dove guardare: Kaitlyn aveva un cassetto dove teneva le cose più importanti ed era proprio l'unico che la scrivania possedeva. Però, come ci si poteva aspettare da una donna criptica come Kaitlyn, il cassetto era chiuso a chiave, ovviamente.
Lei non era certo il tipo da lasciare le cose a metà, soprattutto se si parlava dei suoi fatti personali.
«Allora, cosa cerchiamo di preciso?» mi domandó il ragazzo.
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The Anchor Of Destiny
Teen FictionOrfanotrofio: un posto triste e monotono, che lega il passato col presente. Ma è così anche quando hai degli amici con cui condividere la tua tristezza, il tuo sarcasmo, le tue battute e le tue preoccupazioni? È così anche quando scopri fatti di cui...