Capitolo 5

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La mattina seguente, dopo la colazione, dovetti andare in biblioteca con Gideon per aiutarlo a studiare. L'avevo avvertito che quella sarebbe stata la prima e anche l'ultima volta in cui l'avrei aiutato.

Derek se ne stava in silenzio con un'aria misteriosa che gli girava intorno mentre Amelia lo metteva a disagio fissandolo per capire dove andasse per tutto il giorno.

Mi domandai se il ragazzo passasse le sue giornate al nido dell'orfanotrofio. Certo, non capivo il motivo per il quale avrebbe voluto di sua spontanea volontà andare là, ma sapevo che quella parte dell'edificio non ci andava praticamente nessuno, tralasciando ovviamente Lexie e Meredith. Forse era l'unico luogo in cui riusciva a stare in pace, evitando domande sconvenienti.

Una volta finito di spiegare a Gideon le basi della Scienza, due ore dopo, mi diressi dall'altra parte dell'edificio, dove risiedeva il nido.

Quell'ala della struttura era meno seria del resto dell'edificio. Ogni tanto, appesi alle pareti, c'erano dei disegni fatti dai bambini che abitavano all'interno di quella parte della struttura e anche alcuni quadri di bambini e fiori colorati.

Inoltre nell'aria era impregnato l'odore estenuante e intenso del borotalco mischiato ad un profumo per ambienti alle rose. Il miscuglio tra i due odori creava un effluvio disgustoso che mi dava la nausea ogni volta che sorpassavo le due porte con la scritta "Asilo nido" in blu scuro.

Entrai prima nella stanza dei bambini più grandi e intravidi Meredith che giocava con Charity. Mer, appena mi vide sbucare dalla porta, corrucciò la fronte e si avvicinò confusa, ma era apparentemente felice.

«Ehi, Hill! Come mai da queste parti?» mi domandò con un sorriso a trentadue denti. Sapeva benissimo che non mi piaceva venire lì anche se, qualche volta, facevo un salto per parlare con Lexie. «Alexandra è di là.»

«Ehm... sì. Volevo passare a salutarti dato che non parliamo mai.» mentii. Sapevo com'era fatta Meredith: non si impicciava molto negli affari degli altri, ma se avesse scoperto che ero lì in cerca di un ragazzo, avrebbe iniziato a salterellare per la stanza prendendomi in giro.

«Ah, okay. Mi fa piacere che tu ci tenga a salutarmi. Vieni anche più spesso: a me fa solo che piacere.»

Le sorrisi rivolgendole un cenno per farle capire che l'avrei fatto e poi scappai via. Mentre parlavo con la donna, avevo dato un'occhiata dietro le sue spalle, ma del ragazzo non c'era neanche l'ombra.

Proseguii lungo il corridoio fino a quando non arrivai di fronte al nido vero e proprio: quello dove lavorava Lexie.

Aprii la porta e sospirai sollevata quando vidi il moro, di spalle, seduto sul tappeto rosso davanti al fuoco - ovviamente c'era una protezione dinanzi ad esso - che giocava con una bambina di uno o due anni.

Lexie era seduta sul divano dietro Derek che osservava con attenzione la scena mentre diceva a un altro bimbo di non mettersi in bocca un giocattolo. Si girò verso la porta e mi sorrise alzandosi in piedi.

«Hilary!» esclamò attirando l'attenzione del ragazzo seduto per terra che diventò tutto rosso in viso e cercò di non farsi vedere. Quando la mora mi raggiunse, mi mise le mani sulle spalle e mi sussurrò all'orecchio. «Sei qui per quel ragazzo dolcissimo che sta giocando con Sasha? È venuto qui anche ieri e mi ha proposto di aiutarmi gratis. Ho accettato perché avere un po' di compagnia di persone che sanno risponderti è una cosa di cui avevo bisogno e lui mi ha fatto promettere di non dire niente della sua presenza qui.» mi sorrise fiera.

Alzai gli occhi al cielo sorridendo. «Numero uno: ha quasi dieci anni in meno di te; numero due: ricordati che dopo ti devo raccontare un paio di cose.»

The Anchor Of DestinyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora