Capitolo 22

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Passai la mattina seguente leggendo un libro nella mia camera per evitare domande e sguardi inopportuni. Una parte di me voleva evitare Lexie e Kaitlyn, ma l'altra voleva sfuggire da Will e dall'altra sua innocente curiosità.

Si stava benissimo in camera, senza qualcuno che continuava a parlarti o a strillare piagnucolando come facevano i bambini quando mi fermavo a leggere in biblioteca. Avevo chiuso le tende oscuranti e acceso la abat-jour per creare più atmosfera mentre leggevo.

Però la pace durò poco: Amelia fece irruzione nella stanza verso metà mattina con un'espressione indecifrabile stampata in viso. Sembrava essere scossa e impaurita, ma non ne ero sicurissima. Fatto sta che mi preoccupai molto nel vedere la ragazza in quello stato. Alzai lentamente lo sguardo dal libro puntandolo nei suoi occhi che erano diventati quasi completamente neri per via della dilatazione della pupilla.

«Amy, tutto okay?» le chiesi incerta.

«Io... Ho bisogno di un tuo consiglio, Hill

Amelia si avvicinò di corsa al suo letto e ci si sedette sopra molto velocemente. La luce proveniente dal comodino le illuminava solo il lato sinistro del viso delicato . La parte destra era buia ed io potevo scorgere solamente il contorno del suo occhio azzurro e il contorno delle labbra carnose.

«Dimmi.» chiusi il libro appoggiato sulle gambe dando tutta la mia attenzione alla biondina di fronte a me.

«Credo di aver combinato un casino ed ora non so come rimediare.»

Aggrottai le sopracciglia spaventata. «Che cos'hai fatto, Amy?»

«Potrei aver... accidentalmente... baciato Derek.»

Rimasi in silenzio tentando di nascondere il mio stupore. Lei stava con Gideon da neanche un paio di mesi e mi sembrava strano che avesse già cambiato idea riguardo a lui.

«Ma tu stai con Gideon.» osservai sussurrando.

«Pensi che io non lo sappia? Ho fatto un casino, vero? È solo che... non so di preciso. Conosco Gideon fin da quando eravamo bambini e...»

«Lo vedi come un fratello, non come una persona da amare.» la fissai negli occhi mentre completavo la frase che lei aveva iniziato. «Ti capisco, sul serio.»

«Esatto.» Si spostò una ciocca bionda dietro l'orecchio. «Ma come fate, tu e Will? Nel senso che voi due siete perfetti. Non avete bisogno di parlare per capire cosa prova l'altro. Siete... fatti l'uno per l'altra.»

Sbuffai. «Lo sai che non ci credo a queste cose.»

«Non ci credi neanche se lo stai vivendo? Francamente, Hilary, mi fa arrabbiare il modo in cui non ti importa di quanto tu sia fortunata.»

«I miei genitori sono morti quando avevo un anno, Amelia. Non credo di essere fortunata.»

«I genitori non sono tutto. I genitori di tutti muoiono, prima o poi, solo che a noi è capitato prima degli altri. Tu e Will vivete in un mondo fatto di sguardi e gesti, non di parole. Non so se per te vale lo stesso, ma secondo me la felicità è questo: avere una persona, un fidanzato o anche un amico, non importa, che capisca quello che provi senza che tu abbia bisogno di spiegarglielo. Tieniti stretto Will, perché credo che non troverai mai un altro come lui.»

Rimasi a bocca aperta per le parole che Amelia aveva appena pronunciato. Non avevo mai creduto nel destino o in qualsiasi altra forza incorporea che unisse due persone. Mi sembrava troppo presto, per dire tutto quello che la biondina aveva detto. In fondo erano passati solo tre o quattro mesi dall'arrivo di Will e in più stavamo insieme da neanche ventiquattro ore.
«Amy, è presto per dire tutto questo. Stiamo insieme solamente da ieri.» dissi allora sperando che quell'argomento non tornasse più a galla una volta sepolto sotto il fondo dell'oceano.

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