Capitolo 33

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«Okay... Siediti lì.» Gli indicai il grande tappeto situato al centro della stanza. Lui mi guardò dubbioso per qualche secondo, ma senza ribattere o chiedermi il motivo per il quale lo avessi portato lì, si diresse silenziosamente nel punto da me indicato.

«E ora?» domandò.

«Prima devo dirti che questo è anche grazie a Derek. Senza di lui questo non sarebbe mai successo.» gli sorrisi. Vedevo nel suo sguardo la curiosità, ma avevo capito che una parte di lui aveva paura di quello che stava per accadere, non sapendo minimamente che stavo solamente per suonargli un innocuo brano.

Mi avvicinai al piano e mi sedetti sullo sgabello tornando poi ad osservarlo. «Chiudi gli occhi.»

Will si fidò di me, si sedette per terra e socchiuse gli occhi mordendosi il labbro inferiore.

Appoggiai le dita sui freddi tasti bianchi e neri del piano. Sospirai prima di iniziare a suonare lo strumento. Quando Will riconobbe le prime note spalancò gli occhi lucidi fissandomi attentamente. Cercai di concentrarmi sui tasti e non su di lui. Sapevo benissimo che quello che stavo suonando era un brano molto doloroso per lui. Era una ferita aperta, ma avevo deciso di suonarglielo in ogni caso per fargli capire che i suoi genitori erano esattamente li con lui, anche se Will non poteva vederli. Mi lasciai trascinare dalla melodia emozionante del brano tentando di non guardare negli occhi il ragazzo che nel frattempo di era alzato in piedi ed era venuto vicino al pianoforte. Appoggiò le mani sul legno verniciato di nero e continuò ad osservare le mie dita sottili che si muovevano velocemente sui lisci tasti bianchi e neri.

Quando suonai l'ultima nota, alzai lo sguardo su Will che mi osservava con le guance bagnate più rosee del solito e gli occhi rossi e gonfi.

«Nuvole Bianche, Ludovico Einaudi.» sussurrò lentamente. «La canzone dei miei genitori...»

«Derek mi ha detto che i tuoi l'ascoltavano spesso.» gli spiegai sorridendogli amaramente.

Il moro mi aveva raccontato cosa quel brano significasse per Will. Mi aveva raccontato il motivo per il quale il ragazzo era molto affezionato ad esso. L'argomento era uscito quando avevo chiesto a Derek una mano per il regalo che volevo fare a Will. Era il suo diciottesimo compleanno, quel giorno, e io volevo renderlo speciale, volevo far in modo che lo ricordasse. Sapevo quanto Will fosse legato ai suoi genitori ed ero a conoscenza di quanto gli mancassero. Quello era un modo per far passare a Will il suo primo compleanno dalla morte dei genitori insieme a loro, anche se in un modo un po' particolare.

«Sono praticamente cresciuto con questa canzone. La ballavano ogni volta che potevano, ogni sera, con un paio di calici di vino rosso in mano. Ogni volta che lo ascoltavano credevano che io dormissi, ma in realtà non era mai così. Li osservavo chiedendomi se io avrei mai trovato una persona che avrei amato come mio padre amava mia madre.» abbassò lo sguardo sulle sue mani.

Mi alzai lentamente dallo sgabello e andai vicino a lui. Gli misi delicatamente le braccia intorno al collo e mi alzai sulle punte dei piedi. Gli baciai dolcemente la guancia mentre lui ricambiava l'abbraccio iniziando a piangere. Rimanemmo abbracciati per almeno cinque minuti, anche se essi sembrarono durare in eterno.

~~~

Qualche giorno dopo decidemmo di occupare la sala della musica. Eravamo semplicemente seduti l'uno affianco all'altra sull'unico divano che c'era nella stanza, insieme a Rebecca che aveva prontamente occupato la maggior parte del divano sdraiandosi di lato. Aveva appoggiato la testa sulle gambe di Will ed era rimasta ad ascoltare le nostre conversazioni fino a quando non si era addormentata. Io e il biondino eravamo rimasti a guardarla dormire per qualche minuto finché il ragazzo non alzò lo sguardo sulla libreria stracolma di libri riguardante l'arte della musica.

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