«Come sta mamma?», chiesi mentre percorrevamo il marciapiede stretto che costeggiava la strada e che, dal centro, portava ai collegi.
«Le manchi», non aggiunse altro, con un tono che, probabilmente, voleva farmi sentire in colpa.
«Mi manca anche lei», ero sincera.
Quel bisogno di allontanarmi da casa era svanito. Ora che stavo meglio volevo che lei lo sapesse ed ero felice che Teo fosse lì, così mi avrebbe creduta quando le dicevo che, finalmente, ero felice, che tutto andava bene e non si doveva preoccupare per me.
«Quando torni a casa?».
«Adesso ci sono i corsi, poi un'altra sessione di esami. Credo che tornerò per le prossime vacanze di Natale».
«Mancano ancora più di sei mesi», protestò.
«Lo so, ma davvero, prima non riesco».
Evitai di spiegare il motivo principale per cui non volevo allontanarmi da lì nemmeno un giorno. Teo non avrebbe capito il dolore fisico che avrei provato nel separarmi da Luca, proprio lui che restava ogni giorno lontano dalla ragazza che amava. No, di certo non avrebbe capito, mi avrebbe ritenuta egoista e, forse, aveva ragione.
«Di' alla mamma di avere un po' di pazienza. A Natale resterò con voi per almeno tre settimane», feci quella promessa solo perché si trattava di un futuro abbastanza lontano da non preoccuparmi ancora. Ci avrei pensato a tempo debito.
«Così tanto? Non credo che riuscirò a sopportati», rispose ridendo.
«E se porto anche Anna?», chiesi stando al gioco.
«Beh, in quel caso allora sì, puoi restare quanto vuoi», disse con un sorriso che illuminò anche il mio cuore.
Una volta arrivati ai collegi accompagnai Teo fino alla camera della mia migliore amica e lo lasciai lì, impalato, davanti alla sua porta, emozionato e felice come non l'avevo mai visto.
Sarebbe stato bello assistere al loro incontro, ma quello era il loro momento, perciò li lasciai soli e andai in camera mia a prepararmi per la cena.
Ero emozionata anch'io: avrei presentato Luca a mio fratello. I due uomini più importanti della mia vita attuale, seduti allo stesso tavolo. Speravo davvero che si piacessero.
Teo non era mai stato un fratello geloso o possessivo, ma d'altronde quello era il primo ragazzo che gli presentavo.
In realtà era il mio primo, vero, ragazzo.
Pensandoci bene non sapevo se la parola ragazzo fosse la parola giusta, non avevamo mai definito il nostro rapporto, non ufficialmente, almeno.
Di certo era il primo ragazzo di cui mi fossi innamorata e questo lo rendeva speciale, a prescindere da qualsiasi definizione.
Impiegai più di un'ora a scegliere cosa mettere, alla fine optai per un vestito che avevo comprato solo qualche giorno prima. Era un vestito nero attillato, lungo fino al ginocchio. Un vestito che qualche mese prima non mi sarei nemmeno sognata di indossare.
Era un abito elegante con uno scollo a v ampio e dei ricami di pizzo che lo rendevano ancora più bello. Volevo indossarlo per un'occasione speciale e una serata come quella era perfetta.
Presi il cellulare e scrissi un messaggio a Luca:
Ci vediamo al ristorante "La taverna del re", quello in centro vicino al negozio di fiori, saremo lì alle 20.30. Ti aspetto.
Lo inviai e corsi a fare la doccia.
Stirai i capelli con calma, tanto avevo tutto il tempo, mi truccai con cura, poi infilai il mio vestito e ci abbinai un paio di decolté dal tacco vertiginoso, anche quelle nere: erano perfette per quel vestito.
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Lo stesso peso dell'amore
ChickLitQuanto pesa l'amore? E' leggero come una piuma o pesante come un macigno? Per Giulia il peso è l'unica ossessione. Almeno finché non conosce Luca.