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Le vacanze estive passarono velocemente e presto mi trovai di nuovo sui libri. La stanza dei collegi era diventata la mia seconda casa e la mia migliore amica, sempre di più, era la sola persona che mi impedisse di impazzire.

Non mi aveva raccontato molto delle sue vacanze, di quel misterioso viaggio con i suoi genitori. Avevo tentato diverse volte di parlarne con lei, ma le sue risposte erano sempre evasive. Mi aveva detto solo che le ero mancata, che le era mancato Teo e che, potendo tornare indietro, avrebbe scelto di passare l'estate con noi.

Immaginai che quel viaggio non le fosse servito a ripristinare un rapporto idilliaco con i suoi genitori e che, forse, le cose non erano andate come avevamo sperato.

Io e Anna ci eravamo sempre dette tutto, eppure, negli ultimi tempi, le cose erano cambiate. Era sempre la mia migliore amica, la persona che più di ogni altra riusciva a capirmi, ma c'erano cose che non riuscivo a dire nemmeno a lei. Cose di cui preferivo non parlare e, alla fine, anche lei aveva smesso di raccontarmi tutto, come invece faceva prima. Non potevo fargliene una colpa, non puoi aprire la tua anima a chi non fa altrettanto con te. Così lei rispettava i miei silenzi e io rispettavo i suoi, sperando che, un giorno, le cose tra noi sarebbero tornate al loro posto, come quando non c'erano segreti.

La notte non riuscivo a dormire perché quando chiudevo gli occhi vedevo ancora il suo viso. Si sa che, la notte, i problemi sembrano più grandi, i vuoti incolmabili e i fantasmi scuri della vita escono dai tuoi incubi per ricordarti che sono sempre lì, anche se tu hai cercato di mandarli via. Anche se hai fatto finta di non vederli più.

Qualche volta, per riuscire ad addormentarmi, chiudevo gli occhi e immaginavo un posto bellissimo. A volte era una spiaggia assolata, altre volte un prato pieno di fiori colorati, oppure una radura verde con un piccolo lago d'acqua trasparente. Immaginavo di essere insieme a lui, abbracciata a lui, riuscivo perfino a sentire il calore della sua pelle. La mia mente malata riusciva a riprodurre perfettamente anche il suo profumo e quel sapore dolce di tabacco e miele che avevano le sue labbra.

Immaginavo di addormentarmi al sicuro tra le sue braccia, completa e perfetta. Solo così riuscivo a calmarmi e abbandonarmi al sonno.

Ma quando il minimo rumore mi risvegliava, nel cuore della notte, di nuovo sprofondavo nel buio e mi assaliva il panico, quel senso di vuoto che mi dava la nausea, quel bisogno di scappare via lontano da tutto, anche da me.

Avrei dato qualsiasi cosa per riaverlo ancora vicino, per poterlo rivedere una sola volta.

Intanto il tempo continuava ad andare avanti, costante e inesorabile. È incredibile come passi velocemente quando fai di tutto per non pensarci, quando, per poter sopravvivere, cerchi di confondere i giorni. E le notti. La mia vita era scandita solo dalle date degli esami, che ormai sostenevo senza riuscire a provare alcuna emozione.

Mi accorgevo che il tempo passava solo perché le stagioni cambiavano e, presto, arrivò di nuovo l'inverno, senza che mi rendessi conto di quello che era successo nel frattempo. In ogni caso niente di così rilevante da meritare di essere ricordato.

Il periodo più brutto fu sicuramente il Natale.

Come l'anno precedente anche quelle vacanze le passammo tutti insieme a casa mia.

Anna e Teo non si mollarono un attimo, non riuscivo nemmeno a scambiare due parole con la mia migliore amica senza la presenza costante di mio fratello.

La cosa positiva era che mia madre era felice, come non la vedevo da tanto. Aveva tutta la sua famiglia riunita, vedeva sua figlia finalmente sana e apparentemente serena.

Potevo solo immaginare quello che le avevo fatto passare e lo capivo dal sollievo nella sua espressione, ogni volta che mi vedeva mangiare come qualsiasi altra persona o che mi vedeva ridere, scherzare, come se tutto fosse normale.

Lo stesso peso dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora