32.

95 3 4
                                    


«Ti piace la cena che ti ho preparato per il tuo compleanno?».

«Ma se ho cucinato io», risposi ridendo.

«Sì, ma il menù l'ho scelto io».

«Ah, in questo caso allora sì: hai preparato una cena deliziosa».

Scoppiò a ridere e il mio cuore impazzì.

«Aspetta qui!», disse lasciandomi seduta al tavolo da pranzo, mentre spariva in cucina. Dopo qualche secondo tornò tenendo qualcosa in mano. Si avvicinò e lo posò sul tavolo davanti a me. Era un piccolo dolce a forma di cuore, ricoperto di cioccolato o perlomeno sembrava un cuore. Era un po' storto, la cioccolata colava in modo irregolare da un lato.

«Buon compleanno Giulia».

«Grazie! Questa è la mia torta?», chiesi sorpresa.

«Sì, lo so che è bruttina, non è venuta come nella foto sul libro».

«Ma quando l'hai fatta?», avevo passato lì gran parte del pomeriggio.

«Questa mattina, ci ho messo quasi cinque ore», confessò imbarazzato.

«L'hai fatta per me?».

«Con le mie mani», sembrava soddisfatto del suo capolavoro.

«Grazie, è bellissima!», lui rise, forse pensò che stessi mentendo o che fosse un commento ironico, invece ero sincera, era la cosa più carina che qualcuno avesse fatto per me.

«Sentiamo com'è?», mi porse un grosso coltello per tagliare la torta.

«No!», dissi io, quasi urlando.

«Perché no?», rimase con il coltello in mano, l'espressione confusa.

«E' la mia torta. Voglio tenerla per ricordo di questa stupenda serata. Se ora la mangiamo, non resterà più niente».

Rise di nuovo, forse iniziava a pensare che fossi pazza, ma mi assecondò. Andò in camera sua e poco dopo tornò con una macchina fotografica. Armeggiò un po' con quell'arnese, poi lo posò su un mobile davanti a me e si sedette al mio fianco, sollevando leggermente la torta verso l'obbiettivo.

«Sorridi!», ordinò ed io ubbidii.

Pochi secondi dopo scattò il flash ed ebbi la mia torta di compleanno immortalata in una foto, insieme alla creatura più stupenda che esistesse al mondo.

«Ora hai la tua foto ricordo, perciò taglia la torta che voglio sentire com'è venuta».

Era una torta piccola, la divisi in due. Due piccole metà di cuore.

Afferrammo i cucchiaini e, contemporaneamente, assaggiammo la torta. Luca tossì, con espressione disgustata.

«Era meglio se te la facevo portare via intera, per ricordo».

«Non è così male», cercai di incoraggiarlo.

«No, non è male. Fa proprio schifo. Forse era meglio se andavo a comprarne una in pasticceria».

«Stai scherzando, vero? Nessuno mi ha mai fatto un regalo così bello. Sei stato un tesoro e guadagni dieci punti».

«Dieci?».

«Come minimo!», sorrisi e infilzai un altro pezzetto di torta.

La sua espressione sembrò rilassarsi, si distese in uno di quei sorrisi che mi facevano impazzire.

«Ti credo, ma non c'è bisogno che la mangi per farmi felice. Basta quello che mi hai appena detto».

«Ok, grazie. È davvero immangiabile», dissi posando il cucchiaino

Lo stesso peso dell'amoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora