Epilogo

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Premetto che ci sarà un secondo epilogo!
Ma questo, dato il fatto che io adoro i plot twist, non potevo non crearlo

La fine è parte del viaggio, giusto? A tutto deve esserci uno schema ben preciso che riesce a tirar fuori sia il bene che il male in qualsiasi tipo di situazione, bella o brutta che sia.
Ed una volta compreso il percorso, la destinazione risulta essere facile da poter perseguire.
Ma a volte il percorso non è sempre lineare, ci possono essere ostacoli che sembrano insormontabili, delle cadute inaspettate, una perdita devastante, che però ti porta sempre a quella destinazione.
Ma forse è la destinazione stessa sbagliata, perché se una volta arrivata, tutto il mondo crolla, crolli anche tu con lui.
A volte basta guardarci intorno per capire chi davvero rimane, e chi invece preferisce andare via.
Ma gli errori, le cadute, i dolori, servono proprio a questo.
A ricordarti che puoi alzarti sempre e comunque.
Io forse l'avevo capito troppo tardi.

«È tutto pronto, manchi solo tu» Tony arrivò alle mie spalle, mentre stavo ammirando il paesaggio davanti a me.
Eravamo tutti riuniti a casa sua, sia io che il miliardario con l'aiuto di Bruce avevamo ricostruito la macchina del tempo per poter riportare le gemme al loro posto.
Mi girai verso di lui e feci un enorme sospiro «Andrà tutto bene, vero?» chiesi più per essere rassicurata che per avere una risposta sincera.
Il miliardario abbassò un po' la testa, per poi alzarla subito dopo «Siamo io e te, giusto?».
Annuii lentamente.
«Allora andrà tutto bene» così dicendo mi tese la sua mano e gliela strinsi subito dopo.
Ci incamminammo verso gli altri, e più ci avvicinavamo, più una strana sensazione prendeva possesso di me.
Forse era paura?
O forse consapevolezza?
Non riuscivo a capirlo.
I primi che mi trovai davanti furono Thor, Nebula, Rocket, e la restante banda di idioti che si faceva chiamare "guardiani della galassia"
Erano davanti la navicella 'Milano' che aspettavano l'arrivo mio e di Tony.
«Se ci sono problemi, non esitate a chiamare» disse il deficiente che riteneva Footlose il film più bello di tutti i tempi, Starlord.
«Ci salverai con un balletto?» chiesi sarcastica.
«Che ti avevo detto? Lei si che è una degna compagna!» Esclamò Thor al procione.
Quest'ultimo lo guardò disgustato «Ma perché non potevi ingrassare anche il cervello?».
Pochi istanti dopo, e qualche battibecco in più, andarono via.
Anche Scott andò via, insieme alla sua fidanzata.
La Danvers mi aveva lasciato il solito aggeggino per contattarla in caso di catastrofe universale.
Lei era di poche parole, e mi piaceva così.
Strange con Wong ritornarono in città per ripristinare l'ordine che si era ormai spezzato nella realtà.
Anche T'Challa tornò in Wakanda.
Così eravamo rimasti solo io, Tony, Bruce, Sam, Natasha, Bucky, Rhodey, Wanda, Clint e Steve.
Quest'ultimo si trovava già al centro della piattaforma, con la tuta indossata, e le gemme tra le mani.
Trattenni il respiro quando posò il suo sguardo su di me, mi fece un piccolo sorriso.
«Qui saranno pochi secondi, ma avrai tutto il tempo di riportare le gemme al loro posto e tornare da noi» lo informò Bruce, da dietro i computer.
Lo vidi annuire serio, per poi guardarmi un'ultima volta.
Prima di attivare il casco, le ultime parole che riuscii a percepire dalle sue labbra furono «Ci vediamo tra un minuto» poi attivò il casco ed in pochi secondi fu risucchiato dal vortice spazio temporale.

«Cinque..».
Il cuore iniziò a battermi forte.
«Quattro».
Mi si seccò la gola.
«Tre».
Sentii le gambe come gelatina.
«Due».
Gli occhi mi si inumidirono.
«Uno».
Il cuore smise di battere.
Bruce fece uno strano rumore con i comandi del computer, come se ciò che stesse succedendo non fosse affatto programmato.
Alzai la testa lentamente verso il tunnel quantistico e lo vidi.
Il vuoto, l'assenza, la destinazione sbagliata.
Le cadute non erano bastate, le sofferenze nemmeno.
Aveva detto "io voglio essere il tuo ultimo" ed aveva avuto ragione.
Ma avrei dovuto capire che 'il suo ultimo' non sarei mai potuta essere io.
Sentii la ghiaia muoversi vicino la mia figura, mi voltai leggermente con la coda dell'occhio e notai che mi aveva appena affiancato una figura del tutto diversa da chi mi aspettavo.
Bucky.
Fissava davanti a sé, ma sapevo avesse qualcosa da dirmi.
«Tu lo sapevi?» mi chiese titubante.
Tirai un lungo sospiro «Non ne ero certa, ma sì. Peggy era il suo primo amore, doveva almeno provarci».
Entrambi guardavamo la panchina vuota che affacciava sul lago proprio davanti a noi.
Quella panchina mi ricordava tanto me.
Le persone ci si appoggiano sopra solo quando si è sul punto di crollare, quando si ha bisogno di una pausa, quando si è troppo stanchi per poter continuare la salita.
Ma poi? Poi quando si riprende fiato e coraggio, la panchina viene abbandonata a se stessa.

«Tu non sei sola, bambolina» nella sua frase non c'era nessuna malizia, ma anzi dolcezza.
«Forse. Ma Jay lo è».
Lo vidi scuotere la testa ed allungare la sua mano e stringere leggermente la mia «Ti sbagli» ed incastrò le sue iridi glaciali nelle mie «Adesso ci penso io a voi».

PHOENIX ☯︎︎//MARVELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora