Capitolo 43

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L'alcol stava iniziando a dare i suoi effetti.
Le luci soffuse rendevano l'atmosfera davvero intima e con le maschere a coprire il volto degli invitati era davvero difficile scoprire chi si celasse dietro di esse.
Quasi senza volerlo, scrutavo ogni invitato per trovare qualche minima somiglianza con qualcuno di a me familiare, e non uno qualunque, bensì Steve.
Mi odiavo per essere così vulnerabile, per essergli così legata, ma era una debolezza che non riuscivo a placare.
«Che ne dite di un'atmosfera più sexy?» la voce del Dj risuonò per l'intera sala, per poi far partire una canzone che riconobbi all'istante Big data- Dangerous (Oliver remix)

«Fa vedere a tutti di che pasta sei fatta» mi sussurrò qualcuno dietro l'orecchio.
Mi voltai e con mia grande sorpresa riconobbi chi avevo davanti. Loki.
«È una festa in maschera, e tu sei senza maschera» gli feci notare.
Lui sorrise «Non mi mischio con gli umani, dovresti saperlo bene» senza che ne ne rendessi conto, mi prese il polso e mi portò al centro della pista.
Sentii una strana sensazione dentro di me, era forse, disagio, ma non seppi coglierla del tutto.
«Che stai facendo?» chiesi.
«Un ballo tra vecchi amici non è concesso?» mi disse in tono scherzoso.
Sentii una morsa attanagliarmi lo stomaco.
Perché le sensazioni dentro di me erano così contrastanti?
Come se convivessero due coscienze diverse ed entrambe premevano per uscire fuori.
Posò una mano sui miei fianchi ed iniziò a ballare, adattandosi il più possibile al mio corpo.
Ma io sentivo che quel contatto era sbagliato.
Ma perché? Non mi ero mai fatta problemi nell'abbandonarmi alle passioni, alle frivolezze, alle più disdicevoli azioni carnali, ed invece ora, sentivo che era sbagliato.
Cosa mi stava succedendo?

«Sei rigida» mi fece notare lui.
Ma io feci finta di niente «Non è affatto così» ribattei.
Ridacchiò «Pensi ancora a lui, non è vero?».
Strinsi i pugni, e mi irrigidii ancora di più, mi fece fare una giravolta per poi far scontrare nuovamente i nostri corpi.
«Non riesco a credere che tu possa prendertela tanto per un uomo, un mortale» disse lui, con una punta di fastidio nella voce, accentuando in modo particolare l'ultima parola.
«Lui era diverso, niente a che vedere con gli altri..» sussurrai.
«Ma si è rivelato come gli altri» ribatté lui.
«Non credevo potesse ferirmi, era così gentile, altruista, sincero..».
In realtà Steve era molto più di questo.
Non solo era un uomo d'altri tempi, con la sua gentilezza, i modi galanti e le attenzioni tutt'altro che scontate.
Dentro di lui si nascondeva un'anima scura, e tormentata, quasi quanto la mia.
Perversa, irruente, passionale, dettata dagli istinti.
Lo vidi roteare gli occhi «Per favore, è un uomo» sibilò disgustato.
Non ebbi il tempo di replicare, che pochi attimi dopo mi sentii prendere il polso.
Chiusi istintivamente gli occhi e roteai su me stessa fino ad andare a sbattere contro il petto marmoreo di qualcun altro.
Aprii di scatto gli occhi, e mi ritrovai davanti ad un uomo, dagli occhi color ceruleo, i capelli corvini ed uno smoking che gli stava decisamente da Dio.
Era dannatamente bello, e familiare nonostante non riuscissi ad identificare chi fosse.
Mi fece fare mezzo giro per poi far scontrare la mia schiena sul suo petto.
Mi iniziò a sfiorare, prima il fianco, poi la pancia, le clavicole, ed infine il collo.
Notai come tutti ci stessero fissando, e si stessero chiedendo chi fosse il ragazzo che stava prendendo possesso del mio corpo.
«Ti stavo cercando» mi sussurrò all'orecchio.
Nemmeno dalla voce riuscii a riconoscere l'uomo.
«È tutta la sera che ti cerco, ed adesso ti ho trovata» disse lo sconosciuto, e con un movimento fulmineo mi fece roteare fra le sue braccia, ritrovandomi a pochi centimetri dal suo volto.
«Chi sei?» gli dissi a fior di labbra.
Sul suo volto apparve un sorriso dolce, ma al tempo stesso sensuale. Era dannatamente attraente.
«Nessuno, o tutti» rimase sul vago.

Maledizione!

«Sai che prima o poi lo scoprirò?» dissi sicura di me.
«Mi stupisce che tu non l'abbia ancora capito» mi prese in giro lui, poi il suo sorriso scomparve per dare spazio ad un'espressione più seria «Ti diverte avere tutti gli uomini ai tuoi piedi?» mi chiese.
Inarcai un sopracciglio mettendogli poi le braccia attorno al collo «A cosa ti riferisci?».
Lui alzò la testa e mi indicò con un cenno del capo Loki «Il tuo fidanzato mi sta trucidando con gli occhi».
«Lui non è il mio fidanzato» non seppi il perché, ma sentii l'urgenza di specificare quel dettaglio.
Spuntò un sorriso sulle sue labbra «Allora non sarà un problema portarti via dalla festa» mi prese il polso e mi trascinò fuori la pista, per poi dirigerci nell'ascensore.
Una volta entrati dentro, con le porte chiuse, calò un silenzio carico di tensione.
Quel tipo di momento che attraeva i corpi gli uni agli altri senza aver bisogno di alcun contatto.
Un'attrazione simile ero riuscita a sentirla solo con Steve.
Steve.
Sempre presente nei miei pensieri.
«Al diavolo le buone maniere» sbottò lo sconosciuto, per poi fiondarsi su di me.
Mi sentii in paradiso.
La sua lingua vorticava esperta nella mia, come se sapesse con esattezza quali punti cogliere.
E quel vuoto, quella mancanza che sentivo, era finalmente sparita.
Non seppi se era per l'alcol, per l'adrenalina, o per il sangue che scorreva così velocemente dentro di me, ma mi sentii inebriata da quel contatto.
Ci staccammo un breve momento, per riprendere entrambi fiato.
Poggiai le mani sul suo petto e feci una leggera pressione.
«Chi sei?» richiesi.
«Niente nomi» mi fermò subito lui «Voglio solo una scusa per toglierti questo vestito di dosso» così dicendo prese lo spacco del vestito e lo strappò fin sopra il fianco.
Mi scrutò da cima a fondo, mi alzò da terra e mi fece cingere le gambe attorno il suo busto per poi riprendere possesso delle mie labbra.
Le sue mani risalirono dalle cosce, lentamente, fino a sfiorarmi le coste.
In quel momento, tornarono a galla tutti i ricordi che mai avrei voluto rivedere.
Non controllavo più la mente, non riuscivo a stopparla.
Ero come soggetta ad una forza più grande di me.
Le immagini si susseguivano l'una dopo l'altra, ed erano tutte riferite a Steve.
Il nostro incontro, i nostri battibecchi, il primo bacio sotto la pioggia, la scoperta di Loki, il suo ritorno, il bacio con Sharon, la sua dichiarazione, il Tartaro, Bucky, il confessionale, il matrimonio.
Mi staccai bruscamente dallo sconosciuto.
Non riuscii a parlare, sentivo che da un momento all'altro sarei scoppiata a piangere.
Tutto quello che era successo, tutte le emozioni, erano salite di nuovo a galla come un turbine.
Mi sistemai come meglio potei il vestito, ed aprii la porta dell'ascensore, senza guardare in faccia lo sconosciuto, che molto probabilmente si stava chiedendo che cosa mi fosse preso.
Cos'era successo?
Non lo sapevo nemmeno io.
Camminai a passo svelto, in direzione del bar, più precisamente verso Tony.
«Che significa?» lo sentii sbottare di mal umore.
«Che sta succedendo?» chiesi sia al miliardario che ad Happy, che stavano battibeccando poggiati sugli sgabelli del bar.
Poi Happy si alzò e sgattagliolò via, cedendomi il suo posto.
«Niente che non possa risolvere da solo» mi assicurò Tony in tono vago, poi voltò il suo sguardo verso di me e mi scrutò da cima a fondo «Per caso sei appena uscita da un club di spogliarelliste?».

PHOENIX ☯︎︎//MARVELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora