Capitolo 17

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La pioggia è sempre stata il mio punto debole.
Non capivo come le persone potessero trovarla deprimente, io ci vedevo dell'altro.
A volte pensavo mi rappresentasse.
Passavo ore ad osservare le goccioline battere sul terreno e l'odore che poi emanava dopo aver toccato l'asfalto.
La magia di un temporale con i lampi ed i tuoni che si sentivano mi donava pace e serenità.
Una giornata senza pioggia equivaleva ad una calma piatta a cui io non ero affatto abituata.
Mi sentivo come un temporale: la pioggia limpida e trasparente che veniva fuori da nuvoloni grigi che nascondevano mille tumulti.
Tuoni, lampi, pioggia scrosciante, pozzanghere.
Quando arrivano le nuvole e si caricano di grigio, prevedo già le note armoniose che la pioggia di lì a poco inizierà a produrre.
Alzai la testa e fissai il cielo che stava iniziando a farsi sempre più cupo.
Piccole gocce iniziarono a cadere lentamente.
Le mie gambe erano a penzoloni sullo skyline della Stark Tower.
Tutto taceva.
Era ancora troppo presto prima che la grande mela iniziasse a svegliarsi.
Seduta lì riuscivo ad ammirare la pioggia cadere sulla città e non bagnarmi, grazie ad una copertura ideata dal miliardario stesso.

«Sapevo di trovarti qui» al sentire quella voce, mille brividi mi pervasero la schiena.
Sapevo chi fosse e che lentamente si stava avvicinando, e se da un lato volevo farlo tacere, dall'altro invece lo avrei voluto ascoltare per ore.

Ma cosa mi stava succedendo?
Perché stavo diventando così rammollita?

«Vengo con un'offerta di pace» si sedette al mio fianco, poggiando anche lui le gambe a penzoloni sulla città.
«Ho il permesso di buttarti giù? Perché è una proposta davvero allettante» dissi sarcastica.
Lui ridacchiò, quasi volesse smorzare la tensione che si era creata tra noi due.
«No, stavolta mi lascerai vivere».
Alzai le spalle «Peccato. Il mondo sarà ancora al sicuro dal cattivo linguaggio per un altro po' di tempo».
«Pensavo di averti dimostrato che posso dire parolacce anche io» mi guardò con la coda dell'occhio sorridendomi maliziosamente
«Il sesso non conta Rogers».
«Non mi riferivo a quello» ribatté lui.
Nonostante Steve stesse cercando di alleggerire la tensione che si era creata tra di noi, non potevo fare altro che pensare a quanto stronzo fosse stato.
E non importava dei miei sentimenti, nemmeno li riuscivo a comprendere del tutto e sopprimerli sarebbe stata la scelta migliore.
Perché era lì?
E perché io speravo in un riavvicinamento?
Quanto ero incasinata.

«Quando piove, vieni sempre qui, ad osservare le gocce scendere sulla città. I tuoi occhi sembrano illuminarsi quando c'è un temporale, perché?».
Sospirai
Come riusciva a leggermi dentro con un solo sguardo?
«Mi piacciono i temporali» cominciai «I lampi, i tuoni, il vento,  il suono dell'acqua di una pozzanghera che viene calpestata, l'odore dell'asfalto, tutto è più bello sotto la pioggia» alzai la testa e sorrisi «Giù negli inferi c'è sempre e solo un tipo di clima ed è il caldo. È quel tipo di caldo che ti prende per la gola e non ti fa respirare. Afoso, opprimente, una vera e propria tortura. Ma quando vengo qui e vedo la pioggia scendere giù e bagnare il mio viso, trovo ci sia qualcosa di poetico, come una metafora: l'acqua che lava via tutti i miei peccati, che mi fa essere una persona migliore» buttai fuori tutta l'aria, finalmente rilassata, mi voltai ed incontrai il suo sguardo, sembrava di ghiaccio.
«Come mai sei qui?» chiesi facendo dondolare avanti ed indietro le gambe.
Lui sembrò rifletterci, poi puntò il suo sguardo dritto verso il panorama ed iniziò a parlare «Ti devo delle scuse. Non so cosa mi sia preso».

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PHOENIX ☯︎︎//MARVELDove le storie prendono vita. Scoprilo ora