Capitolo 8

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Erano passate quasi più di due settimane dal ritrovamento della mappa e dalla serata organizzata da Tony ma non c'erano stati riscontri positivi in nessun fronte.
Per quanto riguardava Capitan Ghiacciolo, sembravamo due estranei.
Se quella stessa sera avevamo avuto una conversazione civile e nei giorni precedenti chi ci vedeva avrebbe scommesso in una rissa a suon di padellate in testa, dopo l'evento, sembrava si fosse alzato un muro da entrambe le parti, nessuno dei due rivolgeva la parola all'altro a meno che non fosse strettamente necessario.
Tony per la prima settimana sosteneva che eravamo andati a letto insieme, pensava che Rogers fosse talmente tanto all'antica che si vergognava di aver fatto cilecca, e più volte gli spiegavo che non era vero, e più sosteneva che se negavo era perché in realtà c'era qualcos'altro sotto.
Non riuscivo a smuoverlo da quella folle idea, che ho dovuto fargli controllare perfino le videocamere di sorveglianza degli accessi alle camere, ma ovviamente cocciuto com'era pensava stessimo nascondendo qualcosa.
Con il resto della squadra, invece, avevo stretto molto.
Gli allenamenti con Natasha mi aiutavano a scaricare la tensione, mi sorpresi di quanto in realtà fosse simpatica la rossa.
Clint mi ricordava molto quell'idiota di Cupido, con la differenza che le sue frecce non mancavano mai il bersaglio e potevano portarti a morte certa.
Alla fine, il suo segreto ero riuscita ad estorcerglielo, con non poca fatica: era sposato, ed aveva due figli, quasi tre in realtà.
Poi c'era Bruce, la sua goffaggine e timidezza erano in contrasto con l'omone che viveva dentro di lui e la cosa lo rendeva davvero tenero.
Ed infine Thor, lui era sfuggente, ma mi andava bene così, alcune volte mi ricordava Loki, e preferivo sempre stargli il più lontana possibile.
Invece per quanto riguardava il fronte mappa, gli unici indizi che ci aveva dato quel pezzo di carta bianco, erano delle luci ad intermittenza che uscivano fuori dal foglio e delle strane figure geometriche che si susseguivano.
Era frustrante essere così vicini alla soluzione ma non capirla del tutto.

«Ora che la squadra è al completo possiamo concentrarci su questa mappa?» chiese Tony stizzito.

Effettivamente, eravamo tutti riuniti nel laboratorio del miliardario.
Mi avvicinai a lui e proiettai le immagini delle figure che la mappa rappresentava.
Gli ologrammi si dispersero in tutta la stanza così che la squadra potesse esaminarli meglio.
Prima un piccolo cerchio giallo, poi un quadrato azzurro ed infine un simbolo, che apparteneva ad un dialetto poco conosciuto in America, la lingua del Wakanda.

Indicai quel simbolo «L'unica cosa certa è che quel simbolo significa "ladro" nel dialetto del wakanda».
«Dobbiamo supporre che stiamo cercando un ladro?» chiese Natasha.
Tony faceva avanti e indietro muovendo una penna tra le dita, era pensieroso, qualcosa non gli tornava.

Tony faceva avanti e indietro muovendo una penna tra le dita, era pensieroso, qualcosa non gli tornava

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Poi si bloccò e con la penna puntò nella direzione del simbolo.

Poi si bloccò e con la penna puntò nella direzione del simbolo

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