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A pranzo non mangiai nemmeno un po', avevo lo stomaco chiuso. Completamente serrato.
Un ragazzo che avevo visto nella mia classe si avvicinò a me.
«Non mangi?» si sedette accanto a me.
Io scossi la testa, come per dire "no", e giocai con gli alimenti e la forchetta.
«Il primo giorno è sempre il più difficile» sospirò.
Annuii ma non risposi, non sapendo cosa dire.

«In quale stanza stai?» mi chiese ancora.
«Non lo so, ma ci sono due lettini» risposi con voce flebile.
«Beh, diciamo che hanno quasi tutte due lettini» rise leggermente.
«Ad essere onesto non mi ricordo nemmeno come ci si arriva»
«Dopo se vuoi ti ci accompagno io»
«Va bene»

Finirono tutti di mangiare e ci fecero uscire da quella stanza.
«Mi spieghi un po' come funziona qui? Cioè, cosa si fa dopo le lezioni e i vari orari» chiesi al ragazzo che era rimasto accanto a me.
«Si certo, ma prima cerchiamo la tua stanza» io annuii e lo seguii per quei corridoi bianchi e spogli.

Dopo aver girovagato un po', e aver risposto varie volte "no" alla sua domanda "è questa?", arrivammo avanti a quella che era la mia stanza.
«È questa» dissi indicandogliela.
«Davvero?» disse quasi sorpreso.
«Si, perché?» inclinai leggermente la testa, non capendo.
«Anche io sto qui» ridacchió.
«Oh» dissi solo.

Entrammo e ci sedemmo sui corrispettivi letti, che erano l'uno accanto all'altro, distanziati di circa un metro e mezzo.
Mi guardai meglio intorno, visto che prima non ero riuscito ad osservarla al meglio.
Non che ci poi fosse molto da osservare. Le pareti erano spoglie e bianche, così come le altre che avevo visto fino ad adesso. I letti erano singoli e avevano le lenzuola bianche. C'era una porta, al lato della porta d'ingresso, che portava al bagno. Il lampadario era appeso al soffitto, anch'esso bianco, e non era molto lungo. Infine c'era un armadio non molto grande, però era in legno ed era marroncino. A quanto pare solo i mobili erano di colore diverso. Ciò che spezzava tutto quel bianco della struttura.

«Come ti chiami?» mi chiese quel ragazzo
«Kim Yeosang, tu?»
«Park Seonghwa» Annuii e restai in silenzio, non sapendo cos'altro dire.
«Quanti anni hai?»
«16»
«Oh, quindi potrai uscire tra 4 anni.
Io invece 18, e sto qui da quando sono nato. Quindi hai scelto la persona giusta dalla quale farti dire ciò che si fa qui» sorrise leggermente.

«Come mai sei qui?» alzai il capo. «Sempre se non ti da fastidio rispondere» continuó quel ragazzo.
«Non preoccuparti» scossi la testa «qualche giorno fa qualcuno ha ucciso i miei genitori»
Lo vidi spalancare gli occhi, ma subito dopo si ricompose e annuì.
«E ti hanno portato qui perché non hai nessun altro?»
«In realtà ho un fratello più grande di me di 4 anni, si chiama Hongjoong.
Solo che è stato accusato di averli uccisi, quindi non può essere il mio tutore legale» mi portai le ginocchia al petto e poggiai il mento tra le mie ginocchia.
«Io invece, come ti avevo già detto, sto qui da quando sono nato praticamente. Forse avevo qualche mese, non ne sono sicuro. Ho anche un fratello e una sorella, ma di loro non so nulla.»
«Non ti fa strano non sapere nulla?»  lo guardai da sotto le ciglia.
«Non molto, in realtà.» fece spallucce e decisi di lasciar correre quel discorso.

«Quindi? Quali sono gli orari e che si può fare oltre al seguire le lezioni?»
«Ma in realtà non c'è molto da sapere» ridacchió leggermente, anche se mi parve più una risatina nervosa.
«Alle 9 iniziano le lezioni e finiscono all'una. Poi subito dopo, come hai potuto constatare, si pranza. Nel pomeriggio, dalle 4 alle 7, si può andare in una stanza per studiare. Oppure puoi rimanere qui nella tua camera. Disolito vanno in quella stanza le persone che hanno bisogno di farsi rispiegare qualcosa.
La sera si può stare in un'altra stanza, molto più grande delle altre. C'è una televisione e si può stare tutti insieme, ci sono anche dei giochi.
Poi però alle 10 spengono tutto e si deve stare in camera.»
Annuii.
Mi ci sarei dovuto abituare.

The Lake In The Forest ˢᵉᵒⁿᵍʲᵒᵒⁿᵍ;ᵃᵗᵉᵉᶻDove le storie prendono vita. Scoprilo ora