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Phoenix si svegliò presto e, quando vide il suo Demone Custode per la prima volta alla luce, non poté reprimere un piccolo grido di stupore.

Dormiva sparapanzato nel suo letto.
Era rosso, di graduazioni diverse, per esempio: bordeaux rossastro sotto il collo, il busto un rosso acceso che diventava un po' più scuro mentre si andava verso le braccia e le gambe.Le gambe erano tipo quelle dei gatti, solo ricoperte di squame (squame un po' strane, a dire la verità). Nella schiena, ripiegate, c'erano le sue ali. Erano semi-aperte, e somigliavano a quelle dei draghi. Un po' più giù, c'era la coda.
Era lunga abbastanza, circa come il  braccio di Phoenix, e terminava con un rombo leggermente  arcuato. La testa era sottile, allungata non tanto, con un paio di corna sopra, che andavano verso l'alto e piegate leggermente verso l'interno, in modo che, se fossero state più lunghe, si sarebbero toccate. Gli occhi, nonostante fossero chiusi, erano un po' più grandi rispetto a quelli degli umani. Le palpebre tremolavano, segno che stava per svegliarsi. Il naso era a punta, non troppo grande. Aveva anche dei capelli marrone rossastro, sparpagliati ovunque. Indossava dei pantaloncini strappati che gli arrivavano quasi a quello che doveva essere il ginocchio.
Sembrava leggermente trasparente, come se fosse fatto di aria.

All'improvviso si svegliò e si stiracchiò.
-Ciao Phoenix- disse con la voce ancora assonnata.
-Ci sono delle regole. Primo: solo tu puoi vedermi. E questo dimostra che sei  un caso speciale, perchè praticamente nessuno riesce a vedere il proprio Demone o Angelo Custode. Secondo: non posso interferire con il destino degli umani. Se tipo tu mi chiederesti di prendere quel libro, io non potrei. Terzo: io non posso dirti il mio nome, se no me ne andrei e non verrebbe più nessun Demone- spiegò.
Phoenix ascoltò attentamente e si chiese dove trovasse l'energia per dire tutte queste parole appena svegliato.
-Bene, adesso ho fame quindi vado a mangiare- disse infine lei vestendosi, ancora stordita.

Quando ebbe finito di mangiare (tre biscotti) corse subito in camera e si mise a studiare, guardando ogni tanto il Demone per accertarsi che esistesse davvero.
Il Demone la vide.
-Ma che stai facendo?- chiese sorpreso, avvicinandosi.
-Studio- rispose tranquillamente Phoenix, girando pagina.
-Perchè?- chiese sconcertato il Demone.
-Vedi, caro mio, che tra qualche settimana ho l'esame di ammissione e io vorrei passarlo- disse la ragazza senza staccare lo sguardo dal libro.
-Ma dai, divertiamoci, no? Cioè, sono il tuo Demone Custode da neanche un giorno e tu passi il tuo tempo a studiare? E poi manca ancora tanto- protestò lui.
Lei si girò lentamente, guardò il suo Demone e pensò "E allora cosa vuoi fare? Non so nemmeno se esisti veramente o sei solo un'allucinazione"
Lui scrollò le spalle e disse -Mi piacerebbe leggere e no, stai sicura che non sono un'allucinazione-
Phoenix rimase a bocca aperta -Mi hai letto nel pensiero!- esclamò.
Il Demone si diede una manata in testa. -Come ho fatto a dimenticarmelo? I Demoni e i propri umani possono connettersi mentalmente, cioè comunicare nel pensiero, nel vostro linguaggio- spiegò.
Phoenix assimilò quelle informazioni curiosa. Poi ebbe un'idea.
-Ehi, Demone. Ti va di andare fuori?- chiese.
Il suo Demone la guardò con occhi luminosi si gioia. L'aveva letta nel pensiero. Aveva saputo dell'idea prima ancora che lei aprisse bocca.
-Ma certo- disse.
Sceseroble scale e corsero fino all'entrata.
-Ciao mamma, noi andiamo fuori- disse Phoenix salutando la madre che stava leggendo il ricettario.
-Noi? Noi chi?- chiese la madre confusa alzando lo sguardo dal libro.
Phoenix si accorse troppo tardi dell'errore.
-Io. Volevo dire io- si corresse Phoenix.
-Ah. Ciao a dopo tesoro- salutò la madre distrattamente ricominciando a leggere il libro.

Il Demone la aspettava davanti alla porta.
-Ora che ci sono persone, mi devi parlare nella mente- disse.
"Ok" rispose lei, appunto, nella mente.
E camminarono via per vie (il Demone volando, visto che poteva), vicoli e piazze per raggiungere la campagna.

Il borgo dove viveva Phoenix era piccolo, ma c'era tutto quello di cui aveva bisogno: un supermercato, una scuola, la libreria, qualche negozio e una manciata di case.
Il clima era principalmente mite, estati calde e inverni freschi, e, al posto del mare, c'era un lago non troppo grande e non troppo piccolo. L'acqua poteva sembrare gelata, ma per chi ci viveva per tutta la vita era perfetta. In inverno non c'era abbastanza freddo per far sì che si ghiacciasse e quindi non si ci poteva pattinare sopra.

La destinazione di Phoenix era in una campagna un po distante dal lago.
Il Demone non camminava, volava.
Phoenix invece correva.
Stavano andando da vecchio amico dei genitori di Phoenix, che quando lei passava gli dava sempre qualche caramella e qualche storia di quando era più giovane.
Ovviamente prima di comunicare mentalmente con Phoenix, il Demone questo non lo sapeva.

-Stai a che stavo pensando?- chiese Phoenix al Demone.
-Certo, ti leggo nella mente- rispose lui, mentre faceva una giravolta in aria.
-Io non posso chiamarti sempre "Demone", è troppo lungo. Ti chiamerò Demo, abbreviazione di Demone. Ti va?- chiese Phoenix.
-Tanto lo so che se dico no, tu mi chiamerai lo stesso così- disse per tutta risposta Demo alzando gli occhi al cielo.
-Lo so- sorrise compiaciuta la ragazza.
-Ecco, siamo arrivati!-

La destinazione era una casetta circondata da campi. Accanto alla casetta ce n'era un'altra, più piccola e priva di tetto. La casetta senza tetto era priva di mobili ed era una specie di stalla un po' più grande. Il giardino che la circondava era delimitato da un recinto. In quella casetta ci tenevano gli animali.
Ne avevano tanti: maiali, mucche, conigli, anatre, galli, galline, cavalli e asini. Il proprietario era anziano e non aveva moglie. Era una persona che aveva il potere di parlare con le piante.

Phoenix bussò e una voce roca gli disse -Avanti-. La ragazza entrò e si bloccò. Davanti a lei e Demo c'erano due persone. Un vecchio che fumava una pipa su una poltrona e un sedicenne accanto. Il ragazzo in questione aveva delle ali da uccello nella schiena e la pelle bianca. Demo, vedendo lo sguardo della ragazza, le chiese mentalmente "che c'è di strano? Quello è il suo Angelo Custode".
Phoenix girò lentamente la testa verso Demo, il quale capì la domanda senza nemmeno leggerla.
"Non ne avevi mai visto uno, vero?"
"Come mai adesso riesco a vederli?"
"Perché ne hai avuto uno. Custode, intendo"
Il vecchio la stava guardando strano.
-Perchè fai quella faccia?- chiese con voce roca, allontanando la pipa dalla bocca.
-Io... ho visto...un... ragno, sì, un grosso ragno- disse come risposta. Il vecchio non era convinto, ma si alzò e andò a preparare il te per l'ospite, come sempre.
-Ah, potresti andare a chiamare Giuly? Dovrebbe essere nell'altra casa- disse, ricordandosi di qualcosa.
Phoenix guardò il vecchio -Chi è Giuly?- chiese.
Il vecchio sorrise.
-Se la vai a chiamare lo scoprirai- disse soltanto, riprendendo a fare il the.

Il Mio Demone CustodeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora