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Lucifero sbuffò, e mentre camminava verso il portale che portava al Purgatoio giocherellava con la sua penna. La faceva gironzolare tra le dita, veloce, che quasi non si vedeva.
La penna era il suo antistress, come avevano detto delle anime giovani appena morte quando l'avevano visto.
Arrivò ai portali.
Erano una serie di simboli tracciati a terra che formavano, appunto, un portale.
Quello che portava alla Terra era di una sfumatura azzurrina, molto più invitante di quello che portava al Purgatoio, che aveva una sfumatura marrone.
Lucifero si buttò senza esitare in quello del Purgatorio.

Uscì poco dopo, sistemandosi i capelli.
Sempre giocherellando con la penna, si diresse verso l'unico edificio del Purgatoio.
Entrò dentro la casa delle Sorveglianti.
La spaccatura del muro si vedeva subito.
-Ciao Lucifero- la salutò una Sorvegliante, fuori dal suo campo visivo.
Lucifero le rispose con un cenno della mano, senza guardarla.
-Dov'è quel tipo pericoloso che Dio mi ha detto di visitare?- disse poi, girandosi verso la Sorvegliante.
-Oddio, che ti è successo? Non dovevi essere al Paradiso?- chiese subito dopo, vedendo la sua condizione.
Era seduta su una sedia.
Aveva un'occhio nero, un labbro spaccato da cui usciva un sottile rivolo di sangue e la tempia destra spaccata, da cui usciva tanto sangue.
Un'altra Sorvegliante (non messa meglio) stava tamponando con un fazzoletto la ferita alla tempia.
Una bottiglia di acqua curativa era appoggiata sul tavolo, e Lucifero pensò che il fazzoletto fosse imbevuto di acqua curativa.
La Sorvegliante sorrise.
-Non ti preoccupare, è stato solo il tipo pericoloso che stavi cercando. L'abbiamo messo nella stanza punitiva. E comunque quella ferita gravemente non sono io- disse, mentre l'altra Sorvegliante continuava a medicarla.
-Grazie mille- disse, mentre correva verso la stanza nominata dalla Sorvegliante ferita.
Entrò piano. La porta cigolò rumorosamente.
Dentro la stanza era buio.
C'era una sedia, con sopra qualcuno con le mani legate, a giudicare dalla posizione.
Lucifero si avvicinò, senza smettere di ruotare la penna.
Il tizio aveva le corna. E i capelli bianchi.
Delle ali del medesimo colore erano strette contro il suo corpo.
Il tizio alzò la testa.
Poi sorrise.
-Ciao, Horys- disse.
Lucifero ammutolì.
La penna gli cadde dalle mani.
Il Demone di Luce la seguì con lo sguardo.
-Tu che ci fai qui?- chiese Lucifero.
-Sono morto taaanto tempo fa. Solo ora sono riuscito finalmente ad arrivare nel Purgatoio- disse con voce lamentosa, inclinando la testa alla 'a' prolungata di tanto.
-E perché hai picchiato le Sorveglianti?- chiese Lucifero a denti stretti, mentre si piegava a prendere la penna senza staccare gli occhi di dosso al Demone di Luce.
Lui per tutta risposta ridacchiò.
-Perchè? E me lo chiedi? Voi, tutti voi, non volete esseri come me o Angeli dell'Oscurità. Io ho chiesto alle Sorveglianti se gentilmente potevo restare qui, così non avrei disturbato nessuno,ma loro non hanno voluto. Mi sono ribellato- disse.
Lucifero fissava sconvolto il Demone di Luce.
Lui sospirò.
-Sai, Horys, quando mi hai esiliato sulla Terra mi sentivo perso. Poi ho incontrato lei. Uguale a me e, allo stesso tempo opposta. Un'Angelo dell'Oscurità.
È diventata mia moglie. L'amavo tanto. Abbiamo avuto pure una figlia. Poi ci hanno uccisi- disse, con tono lamentoso.
Lucifero arretrò, e aprì la porta, pronto per andarsene.
Il Demone di Luce lo notò e sorrise.
-Sai che vuol dire? Hai una nipote, Horys. Arrivederci, fratellone- disse, riabbassando la testa.
Lucifero chiuse la porta dietro di sè, sconvolto che suo fratello fosse vivo (così per dire) e felice che avesse una nipote.

                             ***

Phoenix stava sognando.
Era con Demo, sola, in un bosco. Stavano giocando a inseguirsi.
Toccava a lei. Ma Demo correva troppo veloce. Lo perse.
Phoenix stava vagando per il bosco, chiamando il Demone tra le lacrime.
Poi spuntò una figura da dietro un albero.
Sembrava un Demone, ma era più alto e aveva qualcosa tra le corna, una palla di luce.
Era vestito in modo formale, e sembrava che stesse per andare in ufficio.
Tra le dita aveva qualcosa, sembrava una penna, solo che la figura la muoveva troppo veloce per poterla vedere.
-Allooora- disse la figura, imbarazzata.
-Tu sei nata... da un Demone di Luce e un'Angelo dell'Oscurità?- chiese un po' veloce, ma Phoenix lo capì.
-No, io sono un Mezzo-Drago. È Mortis che è nata da un Demone di Luce e un Angelo dell'Oscurità. Mi sembra che il padre era il Demone e la madre l'Angelo- spiegò la ragazza, mentre si guardava intorno cercando con lo sguardo Demo.
-Comunque chi sei?- chiese Phoenix.
La sottospecie di Demone sorrise. Poi lanciò in aria la sua penna e la riprese, sempre mentre quella roteava.
-Bhe, sono Lucifero- disse lui.
Phoenix restò a bocca aperta.
-Non ci credo- disse, stupita.
Lucifero fece un'aria confusa.
-Perché non dovresti crederci?- disse.
-È un modo di dire- spiegò Phoenix.
Poi tornò a cercare Demo con lo sguardo.
-Chi stai cercando?- chiese Lucifero.
-Il mio Demone- disse distrattamente Phoenix.
-Allora svegliati, lo troverai di sicuro- disse Lucifero con un sorriso.
Il sogno svanì lentamente.

Phoenix si svegliò, con il sogno ancora impresso in mente.
-Ho sognato Lucifero- disse con la voce impastata dal sonno. Poi fece uno sbadiglio.
-Cercava Mortis- aggiunse, stiracchiandosi.
Sentendo il suo nome, Mortis si voltò.
-Com'era?- chiese, porgendo a Phoenix una mela.
-In effetti, vorrei saperlo anche io- disse Demo, atterrando.
-Bhe, era simile a un Demone, ma era più alto e aveva una palla di luce tra le corna. Era vestito da ufficio... grazie- disse, accettando la mela che gli aveva dato Mortis. Ma non la mangiò.
Demo sembrava incuriosito.
-Che stava facendo?- chiese.
-Stava cercando Mortis. In effetti non ha detto proprio 'Sto cercando Mortis', ha detto tipo 'conosci qualcuno nato da un Demone di Luce e un Angelo dell'Oscurità?' e io ho risposto che conoscevo Mortis- spiegò Phoenix.
Vide un bastoncino accanto alla sua mano e lo prese.
-Aveva anche una penna, credo. La girava così velocemente che non ero sicura che fosse una penna- si ricordò.
Demo emise uno strano verso.
-È proprio lui. Solo Lucifero usa una penna come antistress nell'Inferno- disse.
-Chissà cosa vuole da Mortis...- aggiunse.
Mortis alzò le spalle.
-Bho, ma adesso ci conviene ripartire. Siamo vicini alla meta-

Il Mio Demone CustodeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora