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Phoenix si svegliò di buon umore.
Aveva fatto finalmente un sogno bello, dopo un lunghissima fila di incubi, iniziati con la distruzione del suo piccolo borgo.
Si alzò dal letto.
Mortis si era svegliata prima di lei perché non era a letto. Ma poi si ricordò che Mortis era sonnambula, e che poteva essere in giro da qualche parte per i corridoi a camminare.
Phoenix si vestì di fretta, e uscì per cercare la sua compagna di stanza.
Non si accorse dell'assenza di Demo.

Come era prevedibile, si perse.
"Dannazione, questo albergo è peggio di un labirinto" stava pensando Phoenix, mentre cercava una mappa per vedere dove era.
Ne trovò una.
Controllò attentamente.
Era al decimo piano.
Phoenix sospirò.
Si memorizzò a memoria il percorso che la portava alla sala ristorante, dimenticandosi completamente di Mortis. Ormai erano le nove, doveva essersi svegliata.
Ripassò tutte le svolte mentalmente.
"Destra, sinistra, ancora sinistra, scendi le scale, attraverso il corridoio..."
Incominciò a camminare.
Era a metà strada, quando una mano gli bloccò il polso.
Phoenix alzò lo sguardo.
Non c'era nessuno.
Cominciò a ricordare il rapinatore, e si fece prendere dal panico.
Guardò il polso.
Là la mano c'era.
Si calmò un pochino.
-No, mano cattiva, non devi prendere la gente a caso-
La voce della signora la fece voltare.
Una signora stava correndo verso di lei, con un'aria arrabbiata.
Prese la mano dal polso di Phoenix e gli diede uno schiaffo.
-Non si fa- disse.
Poi rivolse un sorriso a Phoenix.
-Scusami, cara- si scusò.
Poteva avere una trentina di anni, la pelle chiare, i capelli viola e gli occhi azzurri.
-Tu dovresti essere all'inizio dell'addestramento. Sei fuggita dalla lezione?- chiese la signora con sguardo indagatore, mentre accarezzava le mano che aveva preso il polso di Phoenix.
Phoenix che non capiva minimamente cosa caspita stava dicendo la signora.
-Anche io alla tua età saltavo l'addestramento, ma poi ho imparato che faceva male. Dov'è la tua stanza, che ti accompagno dalla tua tutrice?- chiese la donna.
-Io... non...- riuscì a dire Phoenix.
-Tu non..?-
-Io non... ho saltato l'addestramento- a mali estremi, estremi rimedi, pensò Phoenix.
La signora aveva uno sguardo interrogativo.
-Dove stavi andando?- chiese.
Almeno a questo poteva rispondere sinceramente.
-In sala ristorante- rispose Phoenix.
La donna sorrise.
-Non ce n'è bisogno. Puoi mangiare in camera mia. Il cibo là fa schifo- disse.
Phoenix stava per ribattere che non era vero, quando la mano della donna (non quella che l'aveva presa prima) la prese e la trascinò via.
In tutto ciò, Phoenix si era scordata le indicazioni.

La ragazza fu condotta in una stanza a lei sconosciuta. Era completamente viola e nera. Il letto nero, il pavimento viola, il tappeto nero, le pareti viola, il tavolino nero, la tovaglietta viola, il divanetto viola con i cuscini neri. L'unica cosa che non era viola o nera era la luce rossiccia che usciva dal lampadario. E il Demone seduto sul letto. Phoenix rabbrividì. Questo Demone era più cattivo del suo Demo. Si percepiva la sua cattiveria anche da qualche metro di distanza. Phoenix distolse lo sguardo, ricordandosi che tecnicamente lei non poteva vederlo. E subito dopo, pensando ai Demoni, si accorse che il suo non c'era.
La donna la fece sedere su una sedia nera, mise la mano su una certa viola, aprì la porta nera e andò il un'altra stanza.
Phoenix finse di guardarsi in torno, con interesse.
Capelli viola...
Camera viola e nera...
Demone Custode...
Ma certo.
Era finita in una stanza di una strega nera.
Ma si chiese perchè proprio lei.
Poi si ricordò che lei aveva i capelli viola.
"Oh, no!" Pensò Phoenix. "Mi ha scambiato per una strega nera. Ecco perché tutte quelle strane domande... è una cosa loro. Come faccio a togliermi da questo impiccio..?"
La strega ritornò, tutta sorridente.
In mano aveva un piatto nero con una roba giallastra sopra. Un'altra cosa non viola o nera.
Mise il piatto sul tavolo, davanti a lei. Poi gli diede delle posate nere. Andò in cucina. Ritornò con un altro piatto e altre posate, li mise sul tavolo e si sedette.
Incominciò a mangiare.
-Tu non mangi?- chiese a Phoenix, vedendola titubante.
-E che...- incominciò Phoenix. Poi gli venne un'idea. -E che la mia tutrice mi sta aspettando nella sala ristorante-
La strega smise subito di mangiare.
-Perché non me lo hai detto prima! Andiamo- disse entusiasta la strega, alzandosi.
"Oh, no. Non ci voleva. Adesso se viene capirà che sto mentendo" pensò Phoenix.
-Emm... e che lei... è molto diffidente, e se mi vede con qualcun'altro... non so che mi fa, probabilmente mi punisce- mentì Phoenix.
La donna la stava osservando. Alla fine annuì.
-Ok, puoi andare. Fai la brava, fai sempre quello che la tutrice ti dice di fare e non marinare l'addestramento, anche se è noioso- gli raccomandò.
Phoenix aprì la porta nera e uscì.
Rimase un un'attimo ferma in corridoio. "Dove devo andare, adesso?" Pensò.
Chiamò mentalmente Demo e gli chiese se poteva mandargli informazioni per arrivare alla sala ristorante, ma gli arrivò una conversazione strana.
Forse, aveva sbloccato i pensieri del suo Custode facendogli una domanda.
La conversazione che gli arrivò fu più o meno questa:
Voce stranamente familiare : "è strano dimenticare quasi tutto appena arrivi all'Inferno. È un casino."
Pausa.
La voce riprese.
"Ilary? Sì, l'ho conosciuta. È simpatica.
Ma la Morte è tosta. Cioè, incute paura.
Non ho mai visto il Purgatorio, casomai appena muoio di nuovo lo vedo.
La comunicazione si interruppe.
Phoenix stava cercando di capire chi potesse essere. Poi un nome gli nacque spontaneo nella sua testa.
"Nathan"
Phoenix si accorse che stava camminando solo quando arrivò nella sala ristorante.
Diede una rapida occhiata intorno.
Le persone erano più poche dell'altra volta. Probabilmente era tardi. Mortis non c'era.
Phoenix sbuffò.
"Adesso devo trovare la strada per la mia camera" pensò.
Ma poi vide Doryn.
Era la direttrice, sapeva come arrivare alla sua camera, no?
Phoenix si avvicinò alla direttrice.
-Mi scusi- disse con gli occhi pucciosi -può condurmi alla mia camera, per favore?-
Doryn rise.
-Ok, vieni- disse e la portò alla sua camera.
-Grazie- ringraziò Phoenix.
Ed entrò.
Mortis era lì, che stava disegnando.
Phoenix si buttò sul letto e pensò alla strana conversazione che aveva sentito oggi.

Il Mio Demone CustodeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora