6.

26 6 2
                                    

Le urla, i suoni, i cadaveri delle persone, tutto le raggiungeva ovattato.
No, non era possibile.
I suoi genitori, la libraria, i suoi amici, non potevano essere morti.
La scuola, la libreria, la casa non potevano essere distrutti.
Phoenix osservava quell'ammasso di polvere, sangue e fuoco che poco prima era il suo villaggio.
-Dobbiamo scappare! Ci hanno visti!-
La voce di Luni le arrivava lontana, anche se praticamente lui gli aveva urlato nell'orecchio.
Phoenix chissà come si ritrovò a correre nella foresta con Giuly e Luni mentre gli inseguitori erano alle calcagna. Demo e Alexandra non c'erano, probabilmente stavano volando.
-Di qua!- disse Luni svoltando a destra.
Phoenix stava ansimando. Non aveva mai corso così tanto. Vide che anche Giuly era provata. Solo Luni sembrava a suo agio, come se invece di correre all'impazzata stesse facendo una passeggiatina.

-Voglio le ragazze! Potete uccidere l'uomo!- sentì Phoenix dietro di sè. E mentre rallentava si chiese "perchè no? Posso morire subito, tanto tutti sono morti. E poi perché vuole Giuly e me?"
Si stava quasi per fermare e dire "prendete me e lasciate Giuly" quando una densa nuvola di fumo si formò attorno ai fuggiaschi.
All'improvviso Phoenix non sentì più la terra sotto i piedi e un attimo dopo si accorse di stare cadendo.
La ragazza sentiva qualcuno che urlava e dopo un po' si accorse che era lei che stava urlando e allora chiuse la bocca.
Per fortuna, perchè subito dopo finì su una gigantesca specie di gelatina, rimbalzando. Demo atterrò accanto a lei seguito da Alexandra. Giuly cadde subito dopo rimbalzando. Luni invece riuscì ad atterrare in piedi sopra la cosa gelatinosa.
-Seguitemi- disse soltanto incominciandosi a camminare verso una apertura che le ragazze non avevano visto. Ci andarono dentro. Sembrava una grosso tunnel di pietra.
Arrivarono davanti una porta di legno.
Luni prese un mazzo di chiavi dalla giacca che indossava e iniziò ad armeggiare con la porta. Dopo un po' la aprì soddisfatto e quello che c'era dentro lasciò a bocca aperta gli ospiti.

Erano finiti chissà come dentro una baita di legno.
Di sicuro non erano più dentro il tunnel, dalle finestre si vedevano dei pini lontani, davanti a delle montagne innevate che facevano da sfondo. Era l'alba o il tramonto, visto che il sole arancione si trovava proprio in mezzo a due montagne.
L'interno della casa era tutto in legno.
Il tavolo, i mobili, la cucina, il bagno. Tutto.
Nella baita c'erano sette stanze: due camere da letto, il bagno, la cucina, il salotto, l'ingresso e la biblioteca.
Quest'ultima era gigante per essere costruita su una casa così piccola.
Sembrava la libreria del villaggio, e Phoenix a quel ricordo gli fece male il cuore.
Nella cucina c'era da mangiare abbastanza per sopravvivere qualche anno.
Il bagno era comodo e non ti metteva a disagio come tutti i bagni nelle case degli sconosciuti.
Le camere erano praticamente uguali, cambiava solo la disposizione della finestra.
Il salotto era semplice: un divano, una tv, una poltrona e un tavolino. A destra della stanza c'era la cucina.
L'ingresso era solo un piccolo corridoio con un'appendiabiti e un portaombrelli.

-Allora, vi devo alcune spiegazioni. Primo: Alex, non fare quella faccia.
Secondo: io faccio parte di un'agenzia chiamata A.R.U.
Il significato ve lo dico dopo.
Terzo: Phoenix, ti ho riconosciuta.
Tu sei nata da un uovo che anni fa un nostro agente recuperò.
Quarto: non dovete dire a nessuno quello che vi ho detto adesso, intesi?- disse Luni.
Phoenix si era quasi dimenticata di essere Mezzo drago, e quindi il fatto di essere nata da un uovo.
-E io che c'entro?- chiese Giuly.
-Ancora dobbiamo capire, ma il fatto di essere senza Custode e essere capace di vederli è un fatto strano. Dobbiamo indagare- rispose Luni.
-E quei tizi chi erano?- chiese Demo.
Luni sospirò.
-Erano i cattivi, se così possiamo chiamarli. Agiscono sotto l'ordine di un capo a parte, che nessuno ha mai visto senza morire- disse con voce seria.
Quando vide che gli ospiti stavano per aprire la bocca, l'uomo disse -Per oggi basta- e se ne andò nella sua camera.

-Andiamo- disse Giuly a Phoenix.
-Vai tu- disse dopo un po', e Giuly la lasciò sola. Capiva.
Demo fece per andarsene, ma Phoenix lo fermò.
-Non te ne andare- disse.
Rimasero così in silenzio, mentre nella mente della ragazza era l'opposto.
Lì dentro infuriava il caos più totale.
La casa sarebbe stata anche bella se Phoenix non avrebbe in testa la cosa che era successa prima.
L'immagine del suo villaggio distrutto continuava a tormentarla.
Provava una rabbia incontenibile verso quei tizi che avevano distrutto un luogo di tranquillità e pace.
La ragazza strinse i pugni e chiuse gli occhi, mentre ondate di rabbia le sommergevano il corpo. Demo stava incominciando a preoccuparsi.
-Tutto bene?- chiese alla ragazza che stava iniziando a sentire lontana. Aveva già vissuto quella scena.
Phoenix non rispose.
Le ondate di rabbia erano state sostituite da ondate di dolore.
All'improvviso sentì un dolore incredibilmente forte nella schiena, dal fondoschiena e nella fronte. Spalancò gli occhi. Erano gialli.
Urlò interiormente. Da fuori Demo vedeva la bocca di Phoenix spalancarsi in un grido silenzioso.
Dalla schiena incominciarono ad uscire delle ali squamose, più in giù uscì la code e dalla fronte delle corna nerastre.
Le ali erano rosse sopra e sfumavano leggermente verso l'arancione mente si scendeva con lo sguardo.
Lo stesso con la coda. Essa era provvista di spine che somigliavano a quelle dei rovi, solo un po' più grandi, che attraversano tutta la schiena.
Le corna erano piegate leggermente verso dietro. Erano attraversate da degli anelli sottili.

Demo si stava seriamente spaventando.
Ora che la trasformazione era finita, il Demone sentiva il legame di nuovo intero. Ma aveva lasciato posto a una Mezza-Drago davvero infuriata.
Dalle mani uscivano getti di fumo che si andavano a sollevare verso l'alto. Phoenix respirava affannosamente, come se per trasformarsi aveva consumato un sacco di energia (e probabilmente era così).
Demo dovette ammettere che trasformata, senza quell'espressione assassina, sarebbe stata carina.

-IO QUELLI LI AMMAZZO!- disse poi improvvisamente scaraventandosi verso la porta, con un Demone Custode che cercava (inutilmente) di fermarla.

Il Mio Demone CustodeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora