What a beautiful night

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«Mi dispiace, io non so come» si scusò ad un tratto il ragazzo cercando disperatamente un contatto visivo con me.

«Non dirlo a Dylan» disse Lydia subito dopo.

Thomas spostò lo sguardo sulla ragazza poi tornò a guardarmi, era confuso dalla richiesta di Lydia.

«Ma lui la odia per una cosa che non ha deciso lei» esclamò guardandola. «Deve sapere la verità, magari lascerà Malia per tornare con te o forse no ma deve sapere la verità.»

«Lascerà Malia quando saprai il resto del racconto» replicò la mia amica.
Passammo la mattinata in quella tavola calda, a parlare di quello che mi era successo all'ospedale psichiatrico, precisando del biglietto che sarebbe dovuto arrivare a Dylan.

Pranzammo a casa mia e invitammo anche Eric. Avevamo appena finito di mangiare quando il mio amico venne ad aiutarmi a lavare i piatti. Lydia e Thomas avevano portato Ares a fare una passeggiata nel frattempo.

«Il tuo amico, Thomas» annunciò mentre finivo di asciugare i bicchieri. «È bellissimo, mi sa che mi sono preso una cotta per lui» sussurrò ed io girai la testa verso di lui.

«Mi dispiace ma lui adora le donne» dissi aprendo la credenza.

«L'ho capito da solo» rispose deluso dalla situazione.

Non continuammo la conversazione perché presto il protagonista del nostro discorso era tornato e ci guardava come se gli stessimo nascondendo qualcosa di importante. Fu molto strano quel momento perché mi resi conto che Thomas non aveva capito che Eric in realtà fosse gay.

«Da quanto tempo state insieme?» domandò quando ci sedemmo sul divano nel salone, intenti a sgranocchiare delle patatine.

Eric non riuscì a controllarsi e infatti scoppiò a ridere davanti ai miei vecchi amici.

«Che c'è?» domandò ancora lui, spostando lo sguardo da me a Eric.

«Sono gay» dichiarò Eric mentre Thomas spalancò la bocca.

Non se lo aspettava proprio.

«Gay?» ripeté la parola come se non avesse sentito bene.

«Sì, gay» confermò Eric mentre afferrava il telecomando per cambiare canale.

«Ed io che mi illudevo di aver qualche possibilità con lui» esordì Lydia facendo ridere tutti.

Thomas non riusciva a stare in silenzio, voleva sapere tutto sul mio nuovo amico. Alla fine spensi la tv e accesi lo stereo per ascoltare un po' di musica mentre Thomas e Eric parlavano.

Era strana quella giornata perché era come se nulla fosse successo. Stavo bene, avevo i miei vecchi amici ma qualcosa continuava a mancarmi.

L'inizio della settimana cominciava con un'altra seduta al centro di recupero. Stavo per entrare nella solita sala dipinta di bianco quando lo psicologo Joseph mi fermò prima di abbassare la maniglia.

«Vorrei che le ultime tue quattro sedute le facessimo in privato» mi informò con un sorriso sulle labbra.

Mi allontanai dalla porta per dare lo spazio necessario per entrare ad una ragazza e guardai lo psicologo.

«Perché? Ho detto qualcosa di troppo?» domandai, sistemandomi la borsa sulla spalla.

«No, no anzi» esclamò lui tranquillo. «Tuo fratello mi ha telefonato, è preoccupato per te Riley e vorrei concentrarmi meglio sul tuo percorso.»

«Va bene» accettai alla fine, seguendolo lungo il corridoio grigio.

Arrivammo nel suo ufficio e mi fece cenno di sedermi sulla poltrona accanto alla finestra, che dava verso il cortile davanti alla struttura.

An inconvenient truth || Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora