Noah

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«Hey, ciao» sussurrai sorpresa. «No, certo che non disturbi, entra» risposi alla sua domanda, facendomi da parte per farlo entrare.

«È da un po' che non ci si vede» pronunciò in imbarazzo mentre si toglieva la giacca.

«Già» replicai con un sorriso, rendendomi conto che in realtà ero contenta di vederlo.

I suoi occhi si soffermarono insistentemente su di me, tanto che aggrottai le sopracciglia.
«Ho avuto delle cose da fare» mormorò a voce piuttosto bassa. «Sai, tra il college e il lavoro part-time non mi è rimasto molto tempo libero» si giustificò, incrociando le braccia al petto.

In risposta io annuii velocemente.

«Sei arrabbiata?» domandò ed io scossi la testa.

«No, capisco» risposi semplicemente. «Tra noi due non c'è niente, siamo solo amici e non mi devi spiegazioni. Non siamo mica sposati» aggiunsi in seguito e lui scoppiò a ridere.

«Mi piaci, cioè mi piace la libertà che mi dai» commentò mentre mi dirigevo verso la lavanderia, pronta a riempire la lavatrice.

«La libertà che ti do?» ripetei le sue stesse parole, appoggiando la schiena al lavandino e aspettando il suono irritante di fine lavaggio.

«Non pensavo avrei mai trovato una ragazza semplice come te» ribadì lui.

«Tu non lo sai ancora ma sto per diventare il tuo peggior incubo» esclamai, afferrando la bacinella per porre i panni da stendere e infilare quelli sporchi per poi avviare l'apparecchio.

Lui per tutta la durata non disse una parola, sembrava spaventato dalla mia affermazione.

«Ti incasinerò la vita come ho fatto con il mio ex ragazzo» aggiunsi, incamminandomi verso il salotto e prendendo posto sul divano.

Poco dopo Noah mi raggiunse e si sedette accanto a me, senza staccarmi gli occhi di dosso come se fosse in attesa di sentirmi proseguire con la spiegazione.

«Perché sei qui?» mi chiese pochi attimi dopo.
«Non ho ucciso nessuno, puoi stare tranquillo» replicai, incrociando le braccia al petto. «È che le cose sono un po' complicate» aggiunsi e lui annuì.
«Ti va di parlarne?» domandò interessato.

«Preferisco di no» pronunciai. «Raccontami di te» lui sorrise alla mia curiosità.
«Sai tutto di me.»

«Raccontami dei tuoi genitori» proposi io e lui girò la testa.

«Mio padre, come sai già, è lo sceriffo della contea e dedica tutto il suo tempo al lavoro mentre mia madre è morta di tumore al fegato quattro anni fa» disse lui con una leggera tristezza nella sua voce.

«Mi dispiace, io non volevo» continuai e Noah scosse la testa.
«Fa niente» replicò, voltando il viso verso di me e incrociando i miei occhi. «Sei ancora innamorata del tuo ex ragazzo?» domandò cercando di scoprire qualcosa su di me.

Mi passai la lingua sulle labbra prima di rispondere alla sua domanda ma fortunatamente non ci fu bisogno grazie al suono del suo cellulare. Frugò nella tasca per afferrare il telefono, era un messaggio.

«Un mio amico» mi informò ed io annuii. «Ero d'accordo con i miei amici, sai oggi c'è una partita di basket e hanno preparato tutto» disse alzandosi ed io lo seguii a ruota.

Aggrottò la fronte pensieroso prima di parlare nuovamente.

«Sei qui da sola, perché non vieni con me?»

«Venire con te dove?» chiesi.

«Il mio amico ha l'appartamento fuori città, andiamo ti divertirai» ma io scossi la testa alla proposta.

An inconvenient truth || Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora