Just friends?

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Il tempo sembrò volare davanti ai miei occhi, infatti mi stavo preparando per iniziare il nuovo lavoro, nel mio pub preferito.

Arrivai puntuale, come mi aveva raccomando il titolare che mi aspettava al bancone, pronto a spiegarmi cosa avrei dovuto fare.

«Prendi gli ordini e servi i clienti. Al bancone quando arrivi con l'ordine leggili uno a uno a voce alta e se siamo occupati prepara quello che riesci» iniziò a raccontare mentre apriva i vari frigo dietro il bancone, mostrandomi cosa ci fosse all'interno.

Dovevo ammettere che quel posto, una mezz'ora dopo il mio arrivo si riempì e quel giorno faceva davvero caldo, come se fossimo a luglio e non a metà ottobre.

Oltre a me c'erano altre due ragazze e sembravano così sicure di loro, sapevano come muoversi. Entrambe molto gentili, mi avevano dato dei consigli per risparmiare sul tempo, su come parlare con i clienti e di sorridere sempre.

Avevo iniziato portando ai tavoli le bevande senza prendere le ordinazioni, poi passai ad altro. Stavo ripulendo il bancone dai bicchieri, lavandoli, quando il mio sguardo si posò sulla signora che si apprestava a sedersi sul sgabello davanti a me.

«Buonasera, vuole la lista o sa già?» domandai con un leggero sorrisetto alla mia prima cliente.

«Un hamburger con una porzione di patatine fritte e una birra alla spina» alzò gli occhi su di me.

«Va bene, apposto così?»

«Sì, grazie» rispose semplicemente.

Mi allontanai dal bancone per andare in cucina per comunicarlo al cuoco e ritornai al bancone per preparare il coperto, le posate e la birra alla cliente. Dopo ripresi a lavare i bicchieri che erano leggermente aumentati nella mia breve assenza.

«Non ti ho mai vista» esclamò la signora passandosi le dita a sfiorare il labbro inferiore.

«È il mio primo giorno» la guardai negli occhi con un leggero sorrisetto sul volto, notando subito come lei non avesse neanche intenzione di replicare.

«Avete organizzato qualcosa per stasera? C'è più gente del solito» dichiarò mentre asciugavo i bicchieri uno a uno.

«Più tardi c'è la serata karaoke, inizia alle nove» spiegai, sentendo il tintinnio della campana segno che il piatto era pronto.

Le posai davanti la pietanza e lei ringraziò. Iniziai a sistemare i bicchieri al loro posto mentre intorno a me c'era la confusione più totale, tra Luke che non sapeva come fare per preparare i drink, le cameriere che facevano avanti e indietro tra i tavoli, l'aiutante di Luke che incasinava gli ordini.

«Te la senti di prepararmi due Long Island e quattro birre alla spina?» domandò il titolare, nel profondo preoccupato per me.

Ovviamente, anche se mi trovassi in difficoltà, non l'avrei mai ammesso ma lo avrei avvertito del risultato. Fortunatamente era uno dei miei cocktail preferiti, sapevo gli ingredienti e anche le dosi così mi misi subito al lavoro. Man mano che preparavo le bevande, le sistemavo sul vassoio in modo che la cameriera venisse solo a prenderlo e portarlo via.

«Te la sei cavata bene» disse Luke nel mio orecchio a voce alta per sovrastare la musica.

Proprio allora fui chiamata da dei clienti appena entrati. Mi allontanai per qualche istante e quando tornai, la mia prima cliente stava già raccogliendo le proprie cose per andarsene. Raccolsi le stoviglie sporche portandole in cucina poi passai con lo straccio la superficie in marmo, facendo accomodare i nuovi clienti.

Fu così per il resto della serata e quando rientrai a casa, all'una di notte, mi buttai sul divano stanca. Ares si accomodò vicino a me, addormentandoci poco dopo l'uno vicino all'altra.

An inconvenient truth || Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora