Therapy

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Era passata una settimana dalla feste del Ringraziamento e Hazel, prima di partire era passata a casa mia con una torta ai mirtilli e tre cartoni di succo alla ciliegia, il duo perfetto. Avevamo passato una bella serata insieme ed entrambe avevamo evitato il discorso che più mi faceva male: Dylan O'Brien.

Quella mattina io e Eric la accompagnammo all'aeroporto e, quando andò verso il checkpoint, mi misi a piangere. Mi sarebbe mancata molto e oltre a questo fatto, era l'unica dei miei vecchi amici che non mi odiava.

«Tornerà a Natale» esclamò Eric mentre usciva dal parcheggio.

«Lo so» confermai, girando il capo verso il finestrino.

«Ora andiamo a fare la spesa perché ho il frigo vuoto, poi andiamo da me» propose lui ed io accennai un sì con il capo.
Mezz'ora dopo io e Eric eravamo al supermercato più vicino casa sua. Ne approfittai per fare la spesa anche per me e così ci eravamo divisi, ognuno con il suo carrello.

Pur essendo un sabato mattina, nel supermercato c'era un po' di casino.

Ero nel reparto per gli animali quando Eric mi fermò, bloccandomi la strada con il suo carrello.

«Devi andare nel reparto delle bevande alcoliche e prendermi una cosa» esclamò lui evidentemente molto agitato.

«Tu perché non puoi andare?» domandai, guardandomi intorno per cercare di scappare da quella situazione.

«Perché c'è un ragazzo che alle superiori mi prendeva in giro e voglio evitarlo» spiegò mentre io leggevo l'etichetta dei cibi in scatola per cani.

«Cosa devo prendere?» chiesi mentre rimettevo sul ripiano il prodotto.

«Una bottiglia di tequila» esordì, massaggiandosi nervosamente la nuca.

Girai il carrello e quando Eric si spostò per lasciarmi lo spazio necessario per passare, mi avviai velocemente alla corsia degli alcolici.

Non avrei mai dovuto farlo però. Avrei dovuto capire che Eric si comportava in un modo molto strano e di sicuro non per una cosa successa molti anni fa si sarebbe scoraggiato.

Dylan e Thomas stavano guardando i ripiani, in cerca di qualche bevanda forte nonostante il carrello fosse già pieno. Sfiga volle che stessero guardando proprio lo scaffale che serviva a me. Il cuore iniziò a battermi forte, le gambe erano diventate deboli e l'aria era diminuita.

Passerò più tardi, pensai tra me e me ma Thomas mi vide. Non passò molto tempo prima che lui tirasse una gomitata a Dylan e mi guardasse.

«Devo farlo» esclamò Eric prima che mi abbracciasse. «Tesoro, eccoti» disse ad alta voce.

«Cosa stai facendo?» domandai, staccandomi da lui.

«Vedrai» replicò lui.

Cercai di sbirciare ancora dietro la spalla di Eric, provando a non farmi notare e lo vidi. Non era allo stesso posto, stava venendo verso di me e mi stava guardando arrabbiato.

«Scusate se vi interrompo, posso rubarti la ragazza per pochi secondi?» domandò Dylan.

La sua voce mi fece perdere un battito del cuore. Quanto tempo era passato da quando avevo sentito il suono di quella voce che amavo.

«Chi cazzo sei?» chiese Eric assumendo un atteggiamento che non gli apparteneva proprio.

«Va tutto bene, lo conosco» dissi, cercando di rendere quella finzione vera.

Eric accennò un sì con la testa e si allontanò da noi.

Mi trovavo davanti al ragazzo che amavo eppure non riuscivo a guardarlo negli occhi. Sapevo che non ce l'avrei fatta perché il mio cuore iniziò a battere ancora più forte.

An inconvenient truth || Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora