Manipolatrice

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«Ma è senza guinzaglio, poteva succedere qualcosa di brutto-»

«È stato bravissimo invece, non si è guardato in giro perché ha seguito il tuo odore. Assurdo quanto ci tenga a te questo cane» mi interruppe prima che finissi la frase.

«Non capisci, lui non è come gli altri cani. Lui ha avuto una vita difficile, quando l'ho trovato era quasi in fin di vita.»

Lui mi guardò curioso così gli raccontai tutta la storia.

«Poteva aggredirti Riley, hai rischiato molto» sussurrò quando finii di parlare.

«Aveva già provato troppo dolore per farlo a qualcun altro, aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lui.»

«Forse nessuno te l'ha detto ma quando non sei con lui piange. Per lui sei tutto» sorrise prima di accarezzare Ares.

«Potrei dire la stessa cosa su di lui.»

Tornammo dagli altri. Stavano preparando le cose da portare al riva del laghetto per la festa che avevano in mente.

Non ne avevo voglia, avrei preferito stare in tenda con Ares, sentirlo russare e di tanto in tanto dargli delle leggere spinte per farlo smettere. Invece no, i miei amici insistevano dicendomi che mi sarei divertita, che saremmo stati tutti insieme a ridere e ricordare momenti felici.

Mi lasciai convincere e così iniziai a portare un po' alla volta delle coperte, l'acqua e il cibo che andava cucinato sul fuoco.

Dopo la cena erano tutti un po' sbronzi, avevano esagerato con il vino e la birra. Io ero vicino al fuoco, con la coperta sulle spalle cercando di scaldarmi mentre i presenti avevano alzato la musica e alcuni di loro ballavano anche.

In particolare Malia si muoveva, a volte strusciando a tempo di musica il suo corpo sulla parte intima di Dylan. Lui si strinse ancora di più alla ragazza e preso dal momento e dalla musica abbassò la testa cercando le labbra della ragazza che non si rifiutò a concedergli.

Sentii una parte di me spezzarsi, nel senso vero e proprio, qualcosa si ruppe. Quell'immagine mi fece sentire frastornata, malata o forse era colpa del vino. Mi sarei alzata per vomitare, liberare l'organismo quasi davvero ne avessi bisogno ma non riuscivo ad alzarmi. Mandai giù il nodo che avevo in gola e spostai lo sguardo su Jaden che era immerso in una discussione alquanto interessante con Thomas. Entrambi sorseggiavano della birra fresca e discutevano allegramente, probabilmente sull'unico argomento che avevano in comune: le moto.

Jaden, sentendosi osservato, si girò nella mia direzione e sorrise leggermente prima di congedare Thomas e avviandosi verso di me. Si sedette e cominciò a parlare. Iniziò a pronunciare parole, una dietro l'altra, pronunciando accurata ogni sillaba. Parlava e parlava e parlava, decine di parole, centinaia di parole tutte diverse da loro, ricevendo in cambio solo silenzio. Aspettò qualche momento una risposta che non sarebbe mai arrivata, infatti capì che c'era qualcosa.

«Non stai bene Riley?»

«Sono solo stanca, grazie per averlo chiesto.»

Mi prese la mano, ovviamente dopo averla trovata sotto il plaid che ricopriva gran parte del mio corpo, e la strinse forte.

«Forse sono ancora innamorato di te» disse dopo attimi di silenzio.

«Perché dici così? Da cosa lo capisci?» fu la mia risposta.

«Perché è così, sono fottutamente felice quando siamo insieme. Il tempo vola quando sei con me, quando parliamo, anche quando stiamo in silenzio. Vorrei passare tutto il mio tempo con te, vorrei visitare città, vorrei provare cibi diversi dai nostri, vorrei ubriacarmi e ballare fino al mattino ma queste cose le vorrei fare insieme a te» la stretta aumentò leggermente.

Il cuore iniziò a battere fortemente, nessuno mi aveva mai detto quelle cose, nessuno. Lo guardai per secondi interi e scoprii che non avevo una risposta da dargli eppure lui sembrava così imbarazzato. Alzai le spalle per far cadere la coperta e portai le mie mani sul suo viso, appoggiando la fronte contro la sua. Per la prima volta avevo voglia di baciare qualcuno e quel qualcuno doveva valere la pena. Jaden non era uno qualunque, era il mio primo amore e qualcosa ci avrebbe legato per sempre. Sapevo che era sincero, glielo leggevo negli occhi.

Lo feci.

Le mie labbra sfiorarono le sue, trasformandolo in un bacio innocente. Non ci furono scintille o farfalle nello stomaco ma l'unica cosa che provavo era la tranquillità e la consapevolezza del giusto. Mi staccai e lui aveva ancora gli occhi chiusi.

«Oh mio Dio, si sono baciati» gridò Hazel visibilmente brilla. «Riley e Jaden si sono baciati» gridò nuovamente.

Quelli che la sentirono si girarono a guardare prima lei poi noi, e tra quelli faceva parte anche Dylan. Avevo paura di una brutta reazione, temevo che sarebbe venuto a prendere a pugni Jaden invece nulla di ciò che pensavo successe.

Fu quello il momento esatto in cui capii che era davvero finita. Lui non provava più niente per me, era rimasto impassibile. Cercai di non abbattermi, infondo era anche colpa mia se le cose erano andate in quel modo.

Fortunatamente Thomas venne in mio aiuto, prendendo Jaden con la scusa di dover parlare della sua moto ma il ragazzo era contrario, voleva stare con me.

«Ci vediamo dopo, tranquillo» lo rassicurai e si alzò, non prima di lasciarmi un bacio sulla fronte.

Svegliai Ares che si era addormentato vicino a me e lo portai alla sua cuccia, assicurandomi di chiudere bene lo sportello. Dopodiché presi una birra e mi allontanai dal gruppo, andando verso la parte del lago buia. Non volevo piangere ma avevo bisogno di riflettere su alcune cose, di farmi una ragione una volta per tutte.

Non era facile accettarlo ma in fin dei conti avevo scelto io quella strada. Ormai era troppo tardi per tornare indietro, ognuno aveva fatto le sue scelte.

«Cosa ha la piccola Riley, è delusa dal fatto che il mio fidanzato non ha fatto una scenata di gelosia?»

Ero talmente assorta nei miei pensieri che non l'avevo neanche sentita arrivare.

«Malia non è il momento, vattene affanculo» dissi secca.

«Non prova più niente per te, devi accettarlo» fece lei con il suo sorrisetto.

«Non sto cercando di portartelo via» le risposi, giocherellando con i miei capelli.

«Anche perché non riusciresti a farlo» continuò ed a quel punto dovetti frenare i miei istinti di aggredirla e strapparle i capelli uno ad uno. «Ti odierà ancora di più.»

«Per quale motivo?»

«Sai, ti ho vista andare via e per far finta che mi importasse di te gli ho detto che sarei venuta a farti compagnia. Dovrebbe raggiungermi fra poco» disse, girando la testa verso il gruppo.

La figura di Dylan in effetti si stava avvicinando e successe tutto in un attimo. Malia si allontanò velocemente, avvicinandosi ad un albero e picchiando la testa violentemente due volte. Sgranai gli occhi perché non avevo mai visto una cosa del genere, sembrava essere impazzita. Mi alzai spaventata da quell'immagine, non sapevo cosa fare, non riuscivo a muovermi.

«Ti prego Riley, lasciami andare» gridò fortemente e vidi Dylan correre verso di noi.

La luce debole della luna accentuava il colore del sangue che collava sul lato destro del suo viso, si era fatta davvero male. Quando ci raggiunse corse dalla sua ragazza ad aiutarla, io intanto cercavo di dare una spiegazione che giustificasse il gesto a cui avevo appena assistito. Poi, come una pugnalata al cuore, capii tutto.

«Vai avanti te, ti raggiungo subito» esclamò autoritario e preoccupato allo stesso tempo.

Malia diede ascolto alle sue parole e quando il ragazzo si girò a guardarmi, lei alle sue spalle mi faceva il dito medio.
Comportamento molto maturo.

An inconvenient truth || Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora