Camping

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«Siamo arrivati?» chiese Chad mentre il pullman si fermava.

Si alzò appoggiandosi le mani sui fianchi e iniziando a scrutare angolo per angolo con sguardo curioso e compiaciuto.

«Ci siamo fermati, penso proprio di sì» replicò Eric.

Si trattava di una radura vasta e spaziosa. Gli alberi facevano da cornice al lago posizionato al centro mentre le tende multicolori erano sparse in tutto il campeggio.

Io rimasi a fissare fuori dal finestrino, gli altri invece erano già pronti per scendere.

«Riley» mi chiamò Jaden, obbligandomi a voltarmi. «Andiamo» continuò poi prendendo anche il mio zaino.

Aspettammo che le porte si aprirono poi uno ad uno scendemmo, Ares era il più eccitato di quella avventura, nonostante fosse in fondo al pullman riuscì a raggiungermi. Lo afferrai per il collare e seguii Jaden all'esterno.

«Dove dobbiamo accamparci? Il cane mi sta fratturando le dita» alzai la voce per farmi sentire da tutti e Thomas mi raggiunse per prendere il controllo della situazione.

«Dammi, lo tengo io» si passò una mano fra i capelli con fare fin troppo disinvolto.

Lo guardai riconoscente, poi tutti noi lo seguimmo. Raggiungemmo un posto un po' appartato, c'era solo un camper e una tenda ma a debita distanza dal posto che avevamo scelto noi.

«Ho dimenticato la tenda a casa» esclamò Jaden quando fu vicino a me. «Posso dormire con te?»

Poggiai lo zaino a terra e lo guardai.

«L'hai fatto apposta, vero?»

«No, è che non ci ho proprio pensato. Chiedo a qualcun altro, non preoccuparti.»

«Puoi dormire nella mia tenda, basta che chiudi bene il tuo sacco a pelo» dissi e insieme la afferrammo, iniziando a montarla con pazienza, ogni tanto lasciandoci sfuggire qualche risata.

Jaden d'improvviso infilò le mani in un posto in cui non doveva e la tenda prese una brutta piega, si chiuse prendendogli due dita.

«Cazzo, fanculo» imprecò, cercando di liberarsi.

Tentai di aiutarlo, spaventata, e quando riuscii a liberargli la mano lui si spinse all'indietro per il dolore, tirandomi ingiustamente addosso a lui.

Ci guardammo quasi imbarazzati da quella vicinanza, come se mai fossimo stati così vicini.

«Prendetevi una stanza» esclamò Eric seguito dalle risate di tutti gli altri.

Io arrossii, mi alzai e feci per rispondere, ma Hazel lo fece al posto mio.

«Stanno montando la tenda per quello.»

«Certo che siamo proprio degli amici di merda» concretizzò Eric passandole un braccio intorno alle spalle.

«Ma perché non vi fate gli affari vostri?» replicai, rossa in volto.

«Torna a montare la tenda» ricordò Lydia seria.

Erano ormai le sei, le tende erano montate e tutto era pronto, ovviamente tutti noi eravamo stanchi e ci rilassavamo per riacquistare le forze per il resto della serata. Io avevo trovato un tronco d'albero tagliato e lo usavo come sedia mentre portavo avanti la lettura, mentre c'era chi ascoltava la musica, chi aveva già iniziato a bere la birra e altri che semplicemente chiacchieravano. Ero felice che i miei amici avessero coinvolto anche Jaden nei loro discorsi, non lo avevano emarginato come avevo immaginato.

Tra tutti, l'unico a stare in disparte era Dylan che dopo un po' accese il telefono, nel tentativo di chiamare qualcuno. Armeggiò per un po' con il suo cellulare poi all'improvviso lo scagliò per terra.

An inconvenient truth || Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora