ELENA'S POV*
Mi specchiavo imbarazzata in camera mentre cercavo di non apparire nervosa. Tutto quanto sembrava irrealistico e insensato ma era quello che volevo. Quello che volevo davvero.
Volevo davvero sentire il tessuto leggero sulla mia pelle, scivolarmi lungo i fianchi e adagiarsi per terra in una cascata bianca e sontuosa. Volevo davvero vedermi con addosso quel meraviglioso vestito bianco. Volevo davvero essere la sposa quel giorno.
Sorrisi istintivamente mentre ripensavo ai 9 mesi che erano passati dal giorno in cui James ed io ci eravamo riconciliati. Eravamo diventati una famiglia a tutti gli effetti.
James aveva finito gli studi e si era iscritto all'università. Per i soldi non c'erano problemi perché i miei genitori avevano acconsentito a pagare tutte le spese necessarie per sopravvivere. Pagavano tutto loro.
James si era messo a cercare un piccolo lavoro mentre io avevo abbandonato la scuola e lavoravo in un bar.
Giselle e Trevor avevano ormai più di un anno. Erano uguali in tutto e per tutto. Capelli scuri e mossi come i miei. I nasi all'insù sempre un pochino arrossati come le loro piccole guance.
Soltanto gli occhi erano completamente diversi. Trevor i miei e Giselle quelli di James. I piccoli erano un'anima sola. Erano unitissimi. Non si separavano mai e ridevano insieme.
A quel pensiero il mio sorriso si allargò ancora di più se possibile. Ero felice.
Finalmente dopo così tanto tempo ero completamente ed irreparabilmente felice."Elena? Amore devi andare" mi richiamò la voce di mia madre sulla soglia della porta.
Era elegantissima anche lei. Il vestito color pesca le donava tantissimo. Sorrideva. Si vedeva che era nervosa ma era calma e concentrata.
"Sei bellissima" disse mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.
"Non piangere.
N-O-N P-I-A-N-G-E-R-E. Altrimenti piango anch'io e devo rifarmi il trucco" le dissi con tono falsamente fermo.Lei mi sorrise e mi si buttò tra le braccia. Era bello vedere mia madre dopo che lei era rimasta a San Francisco e io me n'ero andata a New York.
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Camminavo avanti e indietro per un lungo corridoio più nervosa che mai. Mi torturavo le mani mentre guardavo ogni secondo l'orologio.
"Elena non devi essere nervosa" disse mio padre vicino a me sorridendo.
"Certo che devo esserlo. E se qualcosa va storto? E se cado? E se dimentico cosa dire?"
"Amore stai calma. Andrà tutto bene" rise mio padre guardandomi divertito.
"Non c'è niente da ridere" gli risposi io acida.
"Scusami" si scusò alzando le mani in segno di resa.
Sentii partire la musica e mi si chiuse lo stomaco per quanto ero nervosa. Guardai mio padre con fare incerto cercando di non dare di matto ma lui mi sorrise e annuì per rassicurarmi.
Presi il suo braccio ed entrai con mio padre nella piccola chiesetta mentre tutti gli occhi erano puntati su di me. L'unica cosa che vedevo però erano i suoi occhi blu che mi guardavano. La bocca spalancata e gli occhi sbarrati.
Gli sorrisi incerta ma lui continuò a fissarmi incredulo. Arrivai infine davanti all'altare e mi ritrovai di fronte a lui. I suoi occhi brillavano e aveva un bellissimo sorriso stampato in viso. Un sorriso sincero. Pieno di amore.
Non sentii più niente da quel momento in poi fino al momento in cui dovetti fare la mia promessa. I miei occhi si erano riempiti di lacrime mentre cercavo di mettere in parole l'amore che provavo per James.
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Ti odio, ma ti amo
Любовные романыDopo 5 anni tornò all'improvviso. Senza nessun preavviso mi ritrovai l'essere più bello del mondo davanti. Occhi verdi smeraldo, un sorriso sempre allegro, lo sguardo penetrante e quei capelli castani sempre in disordine a causa dei ricci. Bastò un...