Capitolo 10

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Elena distolse nuovamente lo sguardo fissando un punto fuori dalla finestra.

Avevo la testa piena di domande senza risposta e ero certo che la febbre fosse salita. Nella mia testa si formarono migliaia di domande e aprii la bocca per chiederle. Non feci in tempo neanche fare un verso che sentii un forte botto e poi spuntò Alex in fondo al corridoio.

Anche Elena si era girata verso la scena che consisteva di un Alex saltellante che aveva sbattuto con il piede sull'angolo della credenza.

Cercai invano di trattenere una risata vedendolo saltare come un canguro e la faccia dolorante.
La mia risata seguita subito da quella di Elena riempì la stanza.

"Sisi ridete pure del mio povero piede. Tanto mi serve solo per camminare" disse con tono accusatorio Alex nei nostri confronti.

"Mica è colpa nostra se vai a giocare a calcio con la credenza in corridoio" argumentò Elena facendo aumentare di parecchio le nostre risate. Alla fine anche Alex si arrese e si unì alle nostre risate.

Erano le cinque passate quando Elena chiese incuriosita

"La febbre come va?"

Voltai lo sguardo verso di lei puntando i suoi occhi verdi.

"Non lo so. Io mi sento bene"

"Posso misurartela?"

Questa domanda mi prese alla sprovvista. Annuii senza togliere i miei occhi dai suoi. Con una delicatezza quasi surreale mi posò il palmo della mano sulla fronte per poi sostituirla alle sue labbra.

Mi beai a quel tocco tanto dolce e intenso chiudendo gli occhi. Durò solo qualche secondo, poi lei si tirò indietro scuotendo la testa

"Non ne hai più" disse sorridendo.

"Se stai bene voglio averti senza stupide scuse alla festa stasera" disse Alex con sguardo guardigno vedendo le occhiate che ci scambiavamo Elena ed io.

"Si certo. Credo di voler venire" dissi io sorridendo nella sua direzione.

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Posai il bicchiere vuoto sul bancone girandomi verso la pista da ballo.

Era stracolmo il locale in cui si svolgeva la festa. Le ragazze erano vestite poco anche se fuori faceva freddo. I ragazzi erano lì in mezzo, ubriachi a cercare un'avventura.

Non avevo toccato alcol quella sera. Non volevo perdere il controllo su quello che facevo e quindi bevvi solo acqua.
Era passata un'ora dall'inizio della festa e le persone già stavano in bilico a girare per il locale pieno.

L'aria stava diventando pesante e per di più si sudava.
Presi la mia giacca per uscire e fumare una sigaretta. Uscita fuori l'aria fredda autunnale mi invase la faccia. Mi andai a sedere su un muretto poco distante e mi portai il filtro alla bocca facendo schioccare la fiamma dell'accendino.

Solitamente mi piacevano le feste. Ero sempre il primo a rimorchiare le ragazze che erano già ubriache abbastanza,da farmi andare in bagno insieme. Ma quella sera i miei pensieri erano da qualche altra parte. Rivolti verso quello che Elena mi aveva detto quel giorno.

Fu in quel momento che sentii dei gridolini dall'angolo dietro il locale e mi avvicinai cauto.

"Non era questo quello che volevo sentire da te, porca troia" urlò una voce maschile

"Ma io non ci posso fare niente" gli rispose più lentamente e impaurita una voce femminile.

"Credi che per me sia facile? Eh? Credi che sia facile abbandonare la mia famiglia per venire qui da te per poi sentirmi dire che non sei pronta?" Continuò il ragazzo sempre urlando.

"N-non p-posso farc-ci niente Tom" disse la voce femminile adesso si sentiva chiaramente che la ragazza stava piangendo.

"Cazzo non mi puoi dire che dopo tre fottuti anni di relazione non sei ancora pronta a fare un passo in avanti con me" urlò fuori di se quest'ultimo.

La ragazza non rispose. Continuò semplicemente a piangere.
Passarono diversi minuti finché non sentii il grido disperato della ragazza

"Tom lasciami stare ti prego"

"Tu non mi rifiuterai un'altra volta porca puttana. Ho aspettato tre anni e adesso non mi fermerai più" disse Tom.

Senza pensarci due volte girai l'angolo e mi ritrovai a guardare negli occhi verdi smeraldo di Elena. Tom d'altro canto mi guardò seccato chiedendomi

"Cosa c'è da guardare?"

"Credo che Elena non voglia essere ulteriormente disturbata" i risposi io con una calma glaciale nella voce.

"Cosa cazzo te ne frega a te quello che fa lei. Mica è la tua ragazza e adesso smamma" disse lui aspro.

Non ci pensai due volte vedendo le sue mani sulla coscia di Elena che le tirava su la gonna e la maglietta mezza strappata al lato.
Il mio pugno lo colpì in pieno viso facendolo cadere indietro.
Senza chiedere il permesso o qualunque cosa del genere presi in braccio una Elena tremante e la portai alla mia macchina.

Il viaggio passò in silenzio e quando arrivai davanti a casa mia spensi il motore e scesi dall'auto.

Elena si era addormentata sul sedile e senza svegliarla la portai in camera mia adagiandola sul letto morbido. Il suo viso era triste anche in sogno. Il trucco le era sceso sulle guancie e le sue labbra avevano un taglio a quello superiore.

La coprii con una coperta per tenerla al caldo. La guardai a lungo pensando a cosa fare e prima di uscire dalla stanza le sfiorai la guancia con le mie labbra dandole così la buonanotte.

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Sono riuscita a pubblicare un capitolo prima del previsto. :)
Spero vi piaccia la svolta che sta prendendo la storia.
Un bacio
Hannah

Ti odio, ma ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora