epilogo

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- Cinque anni dopo la fine della guerra –

“Hermione, ti va di venire a cena da noi questa sera?” chiese Ginny all’amica. “Io ed Harry avevamo intenzione di lasciare James a mia madre. Verranno anche Neville e Luna e hanno detto che porteranno un loro collega. Sembra essere una persona per bene e molto intelligente, sarà di buona compagnia.”

Hermione rise di fronte a quello che era l’ennesimo tentativo della sua migliore amica di farla accasare. L’ultima volta si era lasciata incastrare ed era finita ad ascoltare per tutta la sera i deliri di un tipo che credeva fermamente nella divinazione. “Non ti arrendi proprio mai, eh? Lo sai che a me andrebbe benissimo stare solamente con voi e con il piccolo James. Non cerco l’amore, dico davvero” rispose sorridendo e finendo di sistemare le ultime scartoffie.

“Ma ormai sono passati due anni da quando ti sei lasciata con Ron. Hai anche tu il diritto di conoscere persone nuove. Io vorrei solo vederti felice.”

Hermione sorrise. “Ginny, ma io sono felice. Ho te ed Harry, il piccolo James e il nuovo bimbo che stiamo aspettando tutti” le rispose, accarezzando con delicatezza il ventre tondo dell’amica. “E poi il lavoro mi toglie moltissimo tempo e mi dà tutte le soddisfazioni che cerco.”

“Ma sono passati anni dalla tua relazione con Ron e non sei più uscita con nessuno. Non pensi sia ora di rimettersi in gioco?”

“Penso proprio di no. Se sto da sola è perché voglio starci e no, la relazione con Ron non mi ha lasciato traumi irrisolti” disse, precedendo le parole dell’amica.

“Sul serio, Ginny, non ti devi preoccupare per me” continuò sorridendo. “Ora vai da Harry, lo stai facendo aspettare già da un quarto d’ora.” la esortò Hermione.

La rossa non sembrava molto convinta, ma il peso del pancione la fece desistere dall’aspettare ulteriormente in piedi. “Non fare tardi” raccomandò all’amica prima di uscire.

Hermione sorrise, seguendo con lo sguardo la rossa che se ne andava a passo lento.
Si lasciò sfuggire un profondo sospiro, appoggiando la schiena alla sedia e stropicciandosi gli occhi con un gesto stanco.

Nonostante si sforzasse di fingere che andasse tutto bene era esausta, sommersa dal lavoro e da una vita che sembrava riservarle nient’altro se non una solitudine sempre maggiore. Per quanto Ginny si sforzasse di non lasciarla mai sola, era inevitabile che le due amiche si allontanassero ogni giorno di più. Ginny aveva una famiglia di cui occuparsi, mentre Hermione era completamente assorbita dal suo lavoro da Auror.

In qualche modo, la scelta di lavorare così tanto era stata compiuta nel tentativo di ignorare la solitudine che spesso la attenagliava.

A volte, quando la sera tardi tornava a casa e non trovava nessuno ad accoglierla, la malinconia si faceva strada sinuosa nel suo petto. Le mancavano i tempi ad Hogwarts, in cui era sempre circondata da persone e non passava mai un singolo giorno da sola, costretta a prendersi cura di Harry e Ron per evitare che finissero nei guai. Le mancavano perfino le chiacchiere fastidiose di Lavanda e di Calì.

Durante la notte, ormai sempre più frequentemente, sognava mani pallide e ossute che la accarezzavano con delicatezza, capelli sottili che le solleticavano il collo, labbra fine che la ricoprivano di baci. Spesso si risvegliava con una guancia coperta da una lacrima perlacea e solitaria. Non sapeva dire da dove provenisse quella tristezza, né perché fosse tormentata dal sogno di mani che non aveva mai toccato. Non erano le mani di Ron, callose e affusolate, né quelle di Victor, possenti e ruvide al tatto. La delicatezza con cui la toccavano sembravano riportarle alla mente la sensazione di un amore da fiaba, che tuttavia era ben sicura di non aver mai vissuto.

Ci odiamo? | DramioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora