36. Best Of Me

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I'm sorry
It's all that I can say
You mean so much
And I'd fix all that I've done
If I could start again
I'd throw it all away
To the shadows of regrets
And you would have the best of me

[Best Of Me - Sum 41]

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Vi è mai capitato di domandarvi come sia possibile che una persona che si conosce a malapena possa essere allo stesso tempo una presenza fondamentale nella vostra vita? Come sia possibile sentirsi svuotati e insensati senza di essa? Credo sia una sensazione impossibile da spiegare a chi non l'ha mai provata.

Prima della morte dei miei genitori, prima della Scozia e prima di Michael, non mi era mai capitato di soffrire psicologicamente e fisicamente per la perdita di qualcuno, ora invece, mi sentivo come se avessi avuto un'enorme voragine al centro del petto. Una voragine talmente profonda e incolmabile da farmi pensare che presto avrebbe inghiottito anche quel poco che restava di me. Non che a quel punto mi importasse, comunque.

Sapevo che era tutta colpa mia, che avrei dovuto parlare a Michael della situazione con Nolan prima che tutto ciò che era successo tra noi iniziasse, ma non ero riuscita ad oppormi al corso degli eventi, anzi, ne ero letteralmente stata travolta. E ora mi sentivo come se fossi stata prosciugata da ogni sensazione, ogni sentimento. Mi sentivo vuota e tutto ciò che mi restava era il dolore.

- Da quanto tempo non lo vedi? - bisbigliò mio fratello, sospirando e voltandosi leggermente verso di me.

- Sedici giorni, otto ore e quarantasei minuti. - replicai, con una precisione che quasi mi inquietò.

Non c'era stato bisogno di raccontare a Colton cosa fosse successo tra me e Michael, perché era stato lui a trovarmi quella sera: con la schiena attaccata al muretto fuori dalla caffetteria del campus, le gambe raccolte al petto e la testa nascosta dietro di esse, le mani livide dal freddo e scossa da singhiozzi incontrollabili. Si era avvicinato di corsa e la prima cosa che mi aveva domandato era stata: "Che cosa ha fatto?", ma io avevo scosso la testa ripetutamente e avevo biascicato che la colpa era tutta mia, che avevo incasinato tutto. Ed era vero.

Dopo essere rimasta seduta a piangere per chissà quanto tempo, con Colton accanto che mi accarezzava delicatamente i capelli, riuscii a raccontargli tutto quanto, qualche volta lasciando sfuggire dalle mie labbra un ulteriore singhiozzo. Superato lo shock iniziale dovuto al fatto che io stessi seriamente mostrando un'emozione, una così forte per altro, mio fratello cercò di confortarmi dicendo che Michael era soltanto arrabbiato e che nel giro di due giorni sarebbe tornato a cercarmi per chiarire la faccenda. Ma non lo aveva fatto.

Era come se fosse sparito dalla faccia della terra. Non veniva a lezione, non si faceva vedere alle prove, pranzava sempre chissà dove e non era mai tornato agli spalti. Non lo avevo cercato in camera sua per paura che Luke fosse lì e capisse che qualcosa tra me e il suo coinquilino non andava, ma sapevo che se Mike avesse continuato a non farsi vedere, avrei rinunciato a mantenere il segreto pur di chiarire le cose con lui.

L'unica nota positiva in tutto ciò che era successo nelle ultime due settimane, era che i ragazzi avevano stravinto la gara canora e ora avevano almeno un piccolo gruppo di fan che facevano il tifo per loro. Luke, Calum e Ashton si erano domandati più volte perché Michael non si fosse presentato a ritirare il premio insieme a loro e anche perché io fossi improvvisamente sparita dalla caffetteria e non fossi più tornata, ma quando avevo mentito loro dicendo che non mi ero sentita bene ed ero tornata in camera, avevano smesso di interrogarsi.

- E Nolan? - chiese ancora, in tono estremamente cauto.

- Ci siamo incontrati il giorno successivo alla gara e gli ho detto la verità. - sospirai, spostandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. - Gli ho detto che è un ragazzo fantastico, ma che non provo nulla per lui. -

Shiver || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora