11. Confessions

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- Quindi, come vi siete conosciuti voi due? - domandò Beth, sedendosi di fronte a me e Luke in uno dei pochi tavoli liberi alla caffetteria.

- Il giorno prima che iniziassero le lezioni, stavo correndo per il campus nel tentativo di raggiungere in orario l'edificio 57, dove i miei amici mi stavano aspettando per confermare l'affitto della soffitta in cui ora facciamo le prove della band, e... beh, le sono letteralmente volato addosso. - sorrise lui, tirando leggermente il suo piercing al labbro con i denti.

- Sembra un incontro da film. - sospirò mia zia, togliendosi i guanti di lana grigi e poggiandoli sul tavolo di fronte a lei. - Ma ho capito bene? Hai detto che sei in una band? -

- Si, ma non è niente di che, non abbiamo nemmeno un nome. Ci piace suonare e basta. - scrollò le spalle lui.

- Mente, in realtà non se la cavano affatto male. - sentenziai io, guadagnandomi un sorriso sentito da Luke.

- Cosa posso portarvi? - domandò con voce stridula la cameriera, che non mi ero nemmeno resa conto si fosse avvicinata al nostro tavolo.

Aveva lunghi e lucidi capelli neri, labbra piene e ricoperte da un rossetto rosso intenso, e vispi occhi color nocciola, che senza indugi si fissarono sul ragazzo accanto a me, scandagliandolo con malcelato apprezzamento.

- Per me una cioccolata calda con panna. - le sorrise Beth.

- Un espresso. Invece per te, Moe? - domandò Luke, non degnando nemmeno di un'occhiata la cameriera, che invece se lo stava mangiando con gli occhi.

- Io, uhm... un cappuccino. - buttai lì la prima cosa che lessi sulla lista delle bevande.

- Perfetto, nulla da mangiare? - continuò lei, appoggiandosi sul tavolo accanto a Luke, nel tentativo di mettere in mostra il suo seno prosperoso, e permettendomi di leggere il suo nome sulla targhetta attaccata al grembiule: Dakota.

- No, siamo a posto così, grazie. - replicò lui, continuando ad ignorare le occhiate della ragazza, che se ne andò sculettando platealmente.

- Scusatemi, ma mentre aspettiamo l'ordinazione devo correre in bagno. È stato un lungo viaggio. - si giustificò Beth, alzandosi con un sorrisino e dileguandosi nella folla.

- È carino che tu e tua zia abbiate così un bel rapporto. - sorrise Luke, giocando distrattamente con la lista delle bevande.

- Si, Beth è forte. - sorrisi a mia volta.

- È la sorella di...? -

Mi irrigidii per un secondo, terrorizzata che il mio amico si mettesse ad indagare sulla mia famiglia e scoprisse dei miei genitori. Prima o poi glielo avrei detto, anche perché quell'ambiguo ragazzo biondo che mi era volato addosso al nostro primo incontro stava diventando una presenza fissa nella mia vita, ma volevo farlo alle mie condizioni e con i miei tempi.

- La sorella di mio padre. - dissi infine, cercando di mantenere un tono stabile. - Ma piuttosto, perché ignori la bella cameriera che continua a rivolgerti occhiate maliziose? - domandai, cercando di sviare il discorso.

Lui si voltò verso di me e mi rivolse un sorrisino, ma quando parlò mi stupii del fatto che stesse usando un tono serio. - Il fatto che abbia fatto sesso con molte ragazze non vuol dire che io abbia intenzione di portarmi a letto qualunque cosa respiri. -

Io lo guardai perplessa. - E allora perché non ricordavi nemmeno il nome di Jenna? O il fatto di essere stato con lei? -

- Alla fine mi è tornato in mente. - ammise lui, passandosi una mano nei capelli. - Eravamo due delle poche matricole che erano state invitate ad una festa da quelli più grandi e, probabilmente presi dall'entusiasmo, abbiamo alzato un po' il gomito. Ero piuttosto ubriaco quando sono finito a letto con la tua amica, e nemmeno lei era l'immagine della lucidità, quindi è successo e basta. Però non vuol dire che faccia sempre così; io ci scherzo su e ogni tanto mi concedo una botta e via con una ragazza, ma ho anche io un cuore, Moe. -

Shiver || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora