29. Remember

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You're the light, you're the night
You're the color of my blood
You're the cure, you're the pain,
You're the only thing I wanna touch
Never knew that it could mean so much.

[Love Me Like You Do - Ellie Goulding]

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Questa volta sapevo perché sentivo calore sotto la guancia, e sapevo anche che non lo avrei rifiutato.

Stavo dormendo sul petto di Michael e la cosa non mi spaventava. Cioè, in realtà mi spaventava a morte, ma non mi sentivo in dovere di provare a tenerlo a distanza; volevo godermi la sua vicinanza finché non si fosse svegliato, perché, a quel punto, non sapevo cosa sarebbe accaduto.

Per quanto la sera precedente avesse promesso che non mi avrebbe più fatta soffrire e che avrebbe provato ad aprirsi con me, era pur sempre ubriaco e non ero affatto sicura che si sarebbe ricordato ciò che era successo. Quello di cui ero certa, invece, era che il ragazzo accanto a me si sarebbe svegliato con un mal di testa da record; perciò, con immensa cautela, scivolai fuori dal letto, spostando delicatamente il braccio che aveva avvolto intorno alle mie spalle, per recuperare dal mobiletto sopra il lavandino del bagno un'aspirina e un bicchiere d'acqua.

Prima di uscire, inoltre, decisi di lavarmi i denti, tirando anche fuori uno spazzolino ancora impacchettato che avevo comprato per sostituire il mio. Ero sicura che non appena avesse aperto gli occhi, Michael avrebbe voluto lavarsi i denti a sua volta, per togliersi dalla bocca il sapore dell'alcol e soprattutto, se si fosse davvero ricordato di baciarmi, non volevo che lo facesse con l'alito da sbronza.

Non potevo credere di avergli davvero detto di baciarmi, ma in fondo, ero quasi del tutto sicura che non se lo sarebbe ricordato, quindi non c'era ragione per allarmarsi. Non potevo nemmeno credere di averlo perdonato, ma allo stesso tempo, sapevo che non sarei mai stata in grado di comportarmi in modo razionale con lui intorno, e la cosa mi spaventava parecchio.

Sgattaiolai fuori dal bagno cercando di fare meno rumore possibile, ma non appena misi un piede fuori, venni accolta dalla voce di Michael, ancora più roca del solito a causa dell'alcol e del fatto che si fosse appena svegliato, e sobbalzai, rischiando di rovesciarmi addosso il bicchiere d'acqua che avevo in mano. - Moe, che ci fai qui? -

Sospirai profondamente e mi avvicinai alla scrivania, poggiandovi immediatamente sopra ciò che avevo recuperato in bagno. Non si ricordava nulla per davvero. Ma, in fondo, non avrei dovuto esserne stupita, era piuttosto ubriaco la sera precedente.

- È la mia camera. - risposi semplicemente, alzando le spalle e sedendomi accanto a lui sul letto.

- Allora che ci faccio io qui? - domandò ancora, prendendosi la testa tra le mani e massaggiandosi delicatamente le tempie.

- Non ricordi nulla? - sussurrai, sporgendomi per prendere sia il bicchiere che l'aspirina dalla scrivania, poi porgendoglieli cautamente.

- Grazie. - bisbigliò, afferrando entrambi e alzando per un attimo gli occhi nei miei. Si mise in bocca la pastiglia e bevve tutta l'acqua, poi mi restituì il bicchiere e poggiò nuovamente la testa sul mio cuscino. - Ricordo solo che ero triste e che quindi ho tirato fuori dal mini frigo una bottiglia di vodka che Luke aveva rubato ad una festa. Credo di averla bevuta tutta. Poi ricordo di essere venuto qui e di essere rimasto fuori dalla porta per almeno dieci minuti prima di bussare; ma tutto il resto è molto confuso. -

Io annuii, abbassando lo sguardo e ridendo brevemente. - Beh, alla fine hai bussato. -

- Lo avevo immaginato. - mi rivolse un mezzo sorriso. - Mi dispiace di averti svegliata. -

Shiver || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora