43. Everything Has Changed

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All I knew this morning when I woke
Is I know something now, know something now I didn't before
And all I've seen since eighteen hours ago
Is green eyes and freckles and your smile
In the back of my mind making me feel like
I just wanna know you better

[Everything Has Changed - Taylor Swift ft. Ed Sheeran]

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Quando la mattina seguente mi svegliai Michael non era accanto a me nel letto, ma si era premurato di lasciarmi una delle sue felpe al fondo di esso in modo che non prendessi freddo nel tragitto fino al piano di sotto. Non avevo idea di che ore fossero o di quanto avessimo dormito, ma a dire la verità nemmeno mi importava.

Uscii a fatica da sotto le coperte e mi avvolsi immediatamente nella sua felpa blu scuro che, con mio disappunto, odorava di semplice ammorbidente e non del suo bagnoschiuma; poi percorsi a passi svogliati e stanchi le scale per il piano di sotto ed entrai in cucina sfregandomi gli occhi e sbadigliando, senza la consapevolezza che avrei dovuto prepararmi psicologicamente alla scena che mi sarei ritrovata ad osservare.

Michael era davanti ai fornelli con soltanto una felpa grigia ed un paio di boxer addosso, e stava pseudo ballando a ritmo di una canzone che probabilmente stava ascoltando con gli auricolari. Una risata soffocata uscì dalle mie labbra e un moto improvviso di tenerezza salì fino al mio cuore, proprio mentre mi avvicinavo cautamente per non rischiare di interromperlo e per avere la possibilità di godermi lo spettacolo dalla prima fila.

Solitamente nelle commedie d'amore o comunque in quei film che guardavamo sempre io e Beth quando io tornavo a casa da lei, era sempre la ragazza a svegliarsi al mattino presto per preparare la colazione con indosso soltanto una camicia di lui e i capelli legati in un disordinato mungo, ma la nostra non era una commedia o un film scontato, noi eravamo le due persone più inconvenzionali ed imperfette per stare insieme, ma in un modo o nell'altro, con alti e bassi costanti, con litigi senza senso e problemi nell'espressione e nella dimostrazione di sentimenti, io e Michael funzionavamo. E il pensiero di svegliarmi tutte le mattine così, dovetti ammetterlo, non mi sarebbe dispiaciuto... Non mi sarebbe dispiaciuto affatto.

Arrivai silenziosamente alle sue spalle e, sempre sorridendo come un'ebete, mi sedetti sull'isola della cucina che si trovava esattamente dietro di lui, restando ad osservarlo mentre sculettava in modo alquanto buffo e litigava allo stesso tempo con la padella che stava utilizzando per cuocere dei tentativi di pancakes. Era una delle scene più dolci e divertenti a cui avessi assistito in tutta la mia vita.

Quando finalmente lui si voltò verso di me, probabilmente per versare i suoi tentativi di pancakes in un piatto, quasi gli venne un infarto: prima sbiancò del tutto, poi arrossì fino alle punte delle orecchie e infine si tolse le cuffiette dalle orecchie con una risatina nervosa, guardando da tutte le parti tranne che nella mia direzione.

«Da quanto tempo sei lì?» borbottò dopo un po', facendo esattamente quello che avevo supposto poco prima.

«Non da molto.» replicai, sempre sorridendogli radiosamente. «Ma puoi sempre continuare con quello che stavi facendo, era uno spettacolo molto carino da osservare.» ridacchiai, coprendomi subito dopo la bocca con le maniche della sua felpa.

«Oh, sta' zitta.» brontolò, questa volta però sorridendo a sua volta e alzando lo sguardo sul mio viso.

«Sono seria!» ridacchiai ancora, alzando le sopracciglia e rimanendo ad osservarlo con le labbra socchiuse.

«Sai che di solito sono le ragazze a preparare la colazione indossando solo un paio di mutande e sculettando a ritmo di musica, vero?» rise a sua volta, porgendomi un piatto con dentro un paio di pancakes e quella che supposi essere marmellata alle fragole.

Shiver || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora