13. Battleships

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"Baby we're high then we're low,
first it's yes then it's no,
and we're changing like the tides.
Yeah, but I want you, I need you,
and I guarantee you we'll make it out alive,
cause I don't wanna fight no more,
even if the waves get rough.
I don't wanna see the day we say we've had enough."

Camminavo nel corridoio dell'edificio 57, mimando con le labbra le parole di Battleships, una canzone dei Daughtry che nell'ultimo periodo mi ronzava continuamente in testa. La adoravo.

Ero talmente assorbita nel mio personale e silenzioso concerto, da non accorgermi che qualcuno mi stava rincorrendo da almeno dieci minuti e chiamava il mio nome disperatamente. Soltanto quando fui davanti alla porta della mia camera e mi voltai per recuperare la mia chiave nello zaino, notai un affannato Calum alle mie spalle.

- Ti sto rincorrendo da quando sei uscita dall'aula. - disse, cercando di riprendere fiato. - Cammini veloce, Moe. -

Gli rivolsi un piccolo sorriso. - Scusa, non mi ero accorta che mi stessi seguendo. -

- Ma non mi dire. - replicò sarcastico, facendomi ridere brevemente.

- Cosa posso fare per te? - domandai, aprendo la porta ed invitandolo ad entrare.

- Volevo andare in biblioteca e quindi... mi chiedevo se per caso, ecco... ti andasse di accompagnarmi. - balbettò, grattandosi nervosamente la nuca.

- Mi hai rincorsa tutto il tempo per chiedermi questo? - domandai, sconcertata.

- La verità è che ad Aubrey stai simpatica e io sono meno nervoso se c'è qualcuno insieme a me. - ammise, imbarazzato.

- Luke e Ashton? -

- Se Luke scoprirà che sto andando lì troverà un modo per aggregarsi e mettermi in imbarazzo, ma se non glielo dirò me la farà pagare, mentre penso che Ashton sia già lì a studiare. -

- Non ho ancora afferrato il mio ruolo in tutto ciò. - asserii, sempre più confusa.

- Devi tenere a bada quei due! Non farebbero altro che prendermi in giro tutto il tempo, io mi agiterei ancora di più e farei la figura dell'idiota. -

Io sospirai, ma poi gli sorrisi caldamente. - Va bene, dammi il tempo di posare l'enorme libro di letteratura inglese nell'armadio e fare pipì e ci sono. -

- Fare pipì? - domandò, ridacchiando.

- Che hai da ridere? Sono un essere umano anche io ed è da stamattina che la tengo. - sbottai, alzando le spalle.

- Non smetti mai di stupirmi, Moe. - sorrise, abbassando lo sguardo e grattandosi un orecchio.

- Ti stupisco perché faccio pipì? - domandai, con espressione ingenua.

- No, per la disinvoltura con cui l'hai detto. - rise, dondolandosi sui talloni.

 - rise, dondolandosi sui talloni

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Shiver || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora