46. Sparks

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You can promise castle, treasures, babies
I don't care
Cause right now you're just enough for me
I want you near
Like a fairytale to feel your breath right on my neck
You remember what I love so baby take me back

Turn down the lights down low and kiss me in the dark
Cause when you're touching me baby I see sparks.

[Sparks - Hilary Duff]

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«Che ci fai qui?» borbottai, aprendo a fatica gli occhi ed intravedendo Michael seduto sul letto.

Lui si voltò di scatto verso di me e gli vidi posare il mio cellulare sulla scrivania lì accanto, perciò aggrottai le sopracciglia e risi brevemente. «Controlli i miei messaggi?»

Lui si rilassò e mi rivolse uno dei suoi adorabili sorrisi, poggiando una mano sul mio fianco ancora coperto dalla pesante trapunta. «No, si era messo a vibrare e avevo paura che ti svegliasse. Stavo semplicemente cercando un modo per farlo smettere.» mi spiegò, passandosi l'altra mano nei capelli scompigliati.

«Probabilmente ho dimenticato di disattivare la sveglia.» sbadigliai sonoramente, poi tornai a guardare verso di lui. «Hai una pessima cera, comunque.» biascicai, strofinandomi gli occhi e poi stiracchiandomi vistosamente.

«Non ho dormito granché stanotte.» ammise, con un sorriso stanco e tirato.

Potevo chiaramente dire dal modo in cui si stava comportando che qualcosa lo turbava, ma non avrei saputo indovinare se si trattasse soltanto della stanchezza o anche di qualcos'altro. Speravo semplicemente che non avesse a che fare con Norah e Frank, visto che si erano appena ritrovati e riappacificati.

«Tutto ok?» domandai preoccupata, alzando una mano e accarezzando delicatamente il suo avambraccio. «Dove sono i tuoi?»

«Si, sto bene. Sono soltanto stanco.» sorrise nuovamente in modo tirato e nel frattempo io mi alzai dal letto e mi strofinai ancora una volta gli occhi. «I miei sono scesi in paese a comprare qualcosa per il pranzo. A quanto pare ieri ci siamo tirati addosso quasi tutto.» rise brevemente lui, alzandosi a sua volta e seguendomi nel piccolo bagno accanto alla camera.

«Che figura.» scossi la testa ed arrossii leggermente al pensiero di aver incontrato i suoi genitori per la prima volta mentre ero completamente ricoperta da residui di cibo e farina.

«Ti avrebbero adorata anche se ti fossi messa a correre nuda per casa.» rise in quel modo adorabile e si affiancò a me davanti al lavandino del bagno. «Anche se probabilmente quello lo avrei adorato di più io.» sorrise maliziosamente, guardandomi in faccia attraverso lo specchio.

Io alzai scherzosamente gli occhi al cielo e presi lo spazzolino che la sera precedente avevo lasciato sul lavandino, aspettando che anche lui facesse la stessa cosa con il suo. Michael recuperò il dentifricio nel mobiletto accanto alla sua spalla, lo versò su entrambi i nostri spazzolini ed iniziammo a lavarci i denti, senza staccare per un attimo lo sguardo dal riflesso dell'altro nello specchio.

I miei capelli erano ancora legati in un'incasinata treccia che avevo fatto la sera precedente prima di addormentarmi e il mio viso era deturpato da due profonde occhiaie viola, ma anche i capelli e gli occhi di Michael erano nella stessa condizione, quindi mi sentii un po' meno un disastro.

Quando poi mi accorsi che il suo sguardo era nuovamente puntato sul mio viso, incrociai gli occhi in un'espressione buffa e lui per poco non si strozzò con il dentifricio per la risata spontanea che gli scappò nel vedermi. Dopodiché continuammo a spazzolarci i denti cercando sempre nuovi modi per fare ridere l'altro o schizzandoci acqua gelida addosso a vicenda, finché sulla felpa che mi aveva prestato il giorno precedente non apparve un'evidente chiazza di bagnato al centro del petto.

Shiver || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora