20. Sweatshirt

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- Tu cosa vuoi, pulce? - domandò mio fratello, sbirciando sulla lista delle bevande.

- Un cappuccino. - Da quando l'avevo bevuto qui la prima volta, ne ero diventata dipendente.

Dopo essere rimasti nella mia camera a parlare per un po', avevamo deciso di uscire a fare quattro passi, ma la temperatura di quella cupa domenica di metà novembre era talmente rigida, che alla fine avevamo ripiegato sul rifugiarci in caffetteria, che, stranamente, era meno affollata di quanto mi aspettassi. C'erano molte persone, ma trovammo un tavolo senza grandi difficoltà.

La settimana successiva ci sarebbe stata la finestra esami e, siccome io non avevo ancora appelli disponibili, sarei potuta tornare ad Aberdeen da zia Beth, ma ancora non avevo deciso cosa fare.

- Non sapevo che esistesse la cioccolata calda bianca! - esclamò mio fratello, estasiato.

Gli rivolsi un'occhiata stranita. - Ma su che pianeta vivi? -

- Su quello della meccanica, mia cara sorellina; io non faccio la vita mondana che fai tu. - ridacchiò, facendomi alzare gli occhi al cielo.

- Per quanto ancora mi rinfaccerai di essere andata a quella festa? -

- Finché mi farà divertire. - asserì lui, con un sorriso.

Sbuffai ed alzai nuovamente gli occhi al cielo. - Comunque assaggiala quella cioccolata calda, ma non farci mettere nemmeno un granello di zucchero, è già dolcissima di suo. -

- Cioccolata calda senza zucchero? Non se ne parla, sai che io adoro le cose dolci! -

- Col, per una volta dam... -

- Non mi fido di te, so che vuoi vendicarti del fatto che ti prendo in giro per quella festa. - mi osservò con un'espressione diffidente.

- Fa' come ti pare, ma quando ti verrà un diabete fulminante io sarò lì per ripeterti fino allo sfinimento che te l'avevo detto. - alzai le spalle, rivolgendogli un sorriso sarcastico.

- Cosa posso portarvi? - domandò svogliatamente una cameriera che non avevo mai visto, biascicando rumorosamente un chewing-gum.

- Per me un cappuccino, grazie. -

- Per me una cioccolata calda bianca. - le sorrise cordialmente mio fratello.

Lei segnò entrambi gli ordini e se ne andò senza dire una parola, mantenendo la sua espressione annoiata.

- Hai lezione domani? - domandò Colton, sistemandosi meglio sulla sedia.

- Ho storia al mattino presto, poi ora buca, e dopo letteratura inglese con Lux. - risposi, giocherellando con una bustina di zucchero verde, con sopra la scritta "Keep calm and drink coffee".

- Niente al pomeriggio? - proseguì lui.

- No, il professore di scrittura creativa ha una conferenza fuori città. - alzai le spalle. - Perché ti interessa tanto? -

- Era solo per fare conversazione. - sorrise lui.

- Tu invece? Quando hai questo fatidico esame? - gli sorrisi a mia volta.

- Tra un paio di giorni. - rispose, per niente in ansia. - Ma ho studiato parecchio e mi sento piuttosto preparato. -

- Tu studi sempre parecchio. - risi io brevemente.

- Sono una persona organizzata. - cercò di difendersi.

- No, sei solo un secchione. - lo presi in giro, proseguendo la mia risata.

- Ecco le vostre ordinazioni. - borbottò l'antipatica cameriera. - Potete pagare più tardi alla cassa. -

Detto questo, si dileguò, strisciando quasi i piedi per terra.

Shiver || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora