WYN.
Il dormitorio femminile era enorme.
Quante ragazze studiavano in questa università?
Sospirai, stavo aspettando che Lenora mi raggiungesse per entrare visto che avevamo fatto richiesta di poter stare nella stessa stanza, stava parcheggiando l'auto ma sembrava che fosse letteralmente scomparsa.
Strinsi il manico della valigia per cercare di contenere l'agitazione, questa era una realtà tutta nuova, dove me la sarei dovuta cavare da sola, non avrei potuto sempre chiedere aiuto ai miei, dovevo capire di che pasta ero fatta.
Guardai di nuovo il grande edificio in mattoni rossi che ergeva per tre piani, in realtà quattro contando il piano terra, e si estendeva in lungo, chissà quante stanze c'erano lì dentro, chissà quante ragazze c'erano lì dentro... Ricevetti delle spallate da altri studenti e barcollai un po' ma ripresi subito l'equilibrio
—bé, se ti metti giusto in mezzo come se fossi un palo della luce è ovvio che tutta questa gente per passare deve darti a spinte.
Lenora mi affiancò con uno dei suoi soliti commenti sarcastici, la noia possedeva come sempre il suo viso, era possibile che non era emozionata neanche in questo caso? Eravamo in una città enorme, non più nella piccola Roanoke, ed eravamo all'università, era possibile che non si mangiasse mai un'emozione?
Ignorai le sue parole e mi diressi all'entrata dei dormitori, salì i gradini in pietra e aprì la porta di vetro, Lenora era dietro di me e cercava di non inciampare nelle mie due valigie, la vidi togliersi i lunghi capelli marroni mossi dal viso per riuscire a vedere dove metteva i piedi considerato che c'erano molte ragazze qui dentro.
Ci fermammo davanti ad una specie di reception e una donna ci disse che la nostra stanza, la C123, era all'ultimo piano ma che potevamo prendere l'ascensore.
Cosa che in realtà io non potevo fare considerata la mia claustrofobia, perciò Lenora, come la grande amica che era, prese l'ascensore e a me lasciò fare le scale. Mi maledissi per la mia fobia.
Arrivata all'ultimo piano mi fermai un momento a riprendere fiato e poi cercai la porta C123, appena la trovai vidi la porta aperta, sicuramente Lenora era già dentro perciò entrai e chiusi la porta.
La stanza aveva le pareti color lilla, due letti con le testate azzurre e le coperte bianche, uno a destra e uno a sinistra, dov'era il letto di sinistra c'era una finestra al lato poi il grande armadio era di fronte al letto di destra dove sopra di esso c'era un'altra finestra, c'erano poi due scrivanie, almeno l'unica cosa che avremmo dovuto condividere sarebbe stato l'armadio...
Lenora si era scelta il letto di sinistra e già stava disfacendo le valigie, la vidi alzarsi e aprire l'armadio mentre io mi andai a sedere sul letto di destra.
—l'armadio, come puoi notare, lo dobbiamo dividere, perciò io userò la parte di sinistra e tu quella di destra. Nessuna delle due deve invadere lo spazio dell'altra— sentenziò la mia migliore amica, annuì cercando di nascondere una risata, era divertente vedere quanto ci tenesse al suo spazio personale, anche con me che ero la persona con la quale aveva condiviso di più —che hai da ridere?— domandò lei —niente, adoro quando ci tieni a prenderti il tuo spazio personale— lei mi fece il dito medio e io le lanciai uno dei cuscini che erano sul letto, lei lo prese al volo e me lo lanciò di nuovo —odio quando ti comporti come una bambina, Wyn— commentò esasperata prendendo dei libri e sistemandoli sulla sua scrivania —in realtà sono tutta la tua vita ma non lo vuoi ammettere— la presi in giro io, mi lamentavo di mio padre e persino del mio fratellino per la mancanza di espressione d'affetto, ma Lenora Hoffmann neanche scherzava.
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My Secret Desire
Romance"era sempre stata lei, anche quando mi ero negato, era lei il mio desiderio nascosto, quello che volevo quando scendeva la notte" (When The Night Comes Down series. Libro 1) Si chiama Aaron Barlow ed è il mio ex vicino di casa. Abbiamo vissuto uno...