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WYN.

Lenora era ancora più nervosa del solito e si era rifiutata categoricamente di rivelarmi il motivo.

Cosa avrei dovuto fare con lei? Era una brava ascoltatrice, sempre pronta a risolvere i miei problemi, ma a me non lasciava fare la stessa cosa. Lo sapeva che non era invincibile, no?

Camminava avanti e indietro per la stanza tenendosi la testa fra le mani con cui reggeva anche il cellulare, e faceva dei lunghi respiri profondi cercando di mantenere la calma che aveva sostenuto che stava per perdere.

Che era successo di così sconvolgente?

—potresti calmarti e dirmi che sta succedendo?— era la quarta volta che le chiedevo la stessa cosa, ma per lei era come se non fossi lì in quel momento. Sbuffai, perché doveva essere così difficile?

Continuai a guardarla ancora per un po' quando poi, stanca di vederla in quello stato, mi alzai dal letto, le misi le mani sulle spalle per costringerla a fermarsi e le feci alzare la testa per guardarmi.

Incrociai i suoi occhi marroni e vidi in essi preoccupazione, rabbia e frustrazione —cosa succede, Lenora?— le chiesi —niente— rispose lei cercando di liberarsi, strinsi le dita sulle sue spalle —mi prendi in giro per caso? Ti sembro così stupida? Stai camminando avanti e dietro per la stanza da quando hai letto qualcosa sul tuo cellulare, che cosa è successo?— le domandai di nuovo sperando che capisse che non avrei più accettato bugie, lei sbuffò e si liberò —non lascerai stare fino a quando non te lo dirò, non è vero?— domandò scocciata, io annuì —é esattamente così— confermai, sbuffò di nuovo e andò a sedersi sul suo letto.

Io mi sedetti sul mio in attesa che parlasse —quella stronza di mia madre mi ha scritto per dirmi che lei e mio padre torneranno qui a Richmond per il nuovo lavoro che mio padre ha acquisito— mi spiegò, abbassò lo sguardo e strinse le mani a pugno.

Cosa? Era da un paio di mesi che i genitori di Lenora erano tornati in Germania senza più farsi sentire, avevano lasciato la responsabilità del quarto anno di liceo di Lenora (nonché l'anno del diploma anticipato) sulle spalle dei miei genitori, che sapendo quello che legava me e lei avevano deciso di aiutarla. I miei genitori le avevano più fatto da madre e padre in quell'anno che i suoi genitori biologici in 19 anni di vita.

—cosa? E quando?— le chiesi —settimana prossima. Non so perché mia madre me l'abbia detto. Si aspetta che le dica che ho tanta voglia di vederli?!— disse indignata —sarebbe una stupida se lo facesse— dissi.

Rimanemmo per un po' in silenzio, fino a quando non mi venne un'idea.

—che ne dici se andiamo a farci un giro per il campus? Hai da studiare?

Lei mi guardò.

—mi sembra strano dirlo ma credo sia una buona idea. Ma solo io e te.

Puntualizzò e io sorrisi.

Pochi minuti dopo eravamo fuori dai dormitori.
~~~
Alla fine ci eravamo sedute su una panchina a parlare di una cosa che volevamo fare, o meglio, che Lenora voleva fare: un tatuaggio.

—mi sembra una follia, Lenora.

Lei sorrise.

—proprio per questo dobbiamo farlo. Siamo giovani, Wyn, se non le facciamo adesso le follie quando dovremmo farle? Col passare degli anni diventerà tutto fin troppo serio. Facciamolo.

Le sue tecniche di persuasione, dovevo ammettere, erano sempre efficaci. Insomma, non era una cosa tragica, anzi, Lenora Hoffmann mi stava dicendo che voleva farsi un tatuaggio dedicato a me, mi sarei dovuta sentire più che onorata per questa grande dimostrazione d'affetto da parte sua.

My Secret DesireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora