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WYN.

Decisi di passeggiare per il campus per schiarirmi un po' le idee.

Stringevo ancora a me i libri mentre delle lacrime mi bagnavano silenziosamente il viso.

E se mi ero fatta un'idea sbagliata su Aaron e gli altri sin dall'inizio? Se avevo giudicato ancor prima di sapere la vera realtà dei fatti?

Questi pensieri mi stavano distruggendo, mi sentivo angosciata e piena di sensi di colpa, perché forse, prima di agire, avrei dovuto chiedere delle spiegazioni più dettagliate. Non ci avevo pensato nemmeno due volte a mettere Aaron nella merda, non mi era importato di tutto quello che avevamo condiviso, avevo subito dubitato di lui come se fosse un criminale. Che cosa avevo fatto? Gli avevo rovinato la vita, ma ero comunque convinta che se lo fosse meritato, anche se, da quello che avevo potuto vedere, il riformatorio lo aveva peggiorato e non migliorato.

C'erano delle cose che non sapevo e avrei trovato un modo per scoprire di cosa trattassero.

Ma come avrei fatto a scoprirle? Le uniche persone a cui potevo chiedere erano i ragazzi o, opzione assurda, Claire Morrison. Ma non avevo buoni rapporti con nessuno di loro. A meno che non avessi provato a chiamare Emerson...

Io e lui, al liceo, avevamo avuto una sottospecie d'amicizia. Non eravamo migliori amici ma mi aveva dato degli ottimi consigli e dovevo ammettere che avevamo avuto un certo feeling. Se non fosse successo quel casino magari la nostra amicizia sarebbe diventata più profonda... Era un ragazzo incredibile: serio, responsabile, pronto a darti sempre ottimi consigli e ad ascoltarti nonostante l'assurdità delle cose che avevi da dire. Però era molto taciturno e riservato, avvolte diffidente. Non sapevo quanto l'esperienza del riformatorio lo avesse cambiato, potevo solo immaginare che fosse diventato ancora più chiuso di quanto non lo era prima. Mi sentì in colpa per questo, in questi tre anni mi era capitato di rimuginare sulle mie azioni, ma adesso che li avevo davanti quasi ogni giorno mi iniziavano ad assalire veri e propri sensi di colpa. Avevo cambiato gli equilibri nelle loro famiglie? (Escludendo quella di Aaron, lì le cose non potevano di certo essere peggiorate).

Sbuffai e presi il cellulare intenzionata a chiamare Emerson, magari ci saremmo potuti incontrare da soli da qualche parte (così avrei capito anche se stesse succedendo qualcosa con Lenora che lei non mi avrebbe mai detto). Il telefono squillò mentre continuavo a camminare per il campus guardando le mie converse nere, non mi avrebbe risposto, ne ero quasi certa, speravo solo che lo tenesse lui il suo telefono e non uno dei ragazzi, soprattutto Aaron.

Sbuffai, credeva che avrei lasciato perdere se non mi avesse risposto al cellulare? Lo sarei andata a prendere davanti alla sua classe e lo avrei seguito fino a quando non avesse accettato di parlarmi per l'esasperazione. Era la mia unica speranza di sapere la verità, Aaron non me l'avrebbe mai detta e io non sarei mai andata a chiedergliela.

Chiusi la chiamata e decisi di lasciar perdere per un momento. Magari aveva gli allenamenti di basket e aveva il telefono negli spogliatoi, probabilmente mi avrebbe richiamata quando avrebbe visto la telefonata...

Ero così persa tra i miei pensieri che non mi resi conto della persona che mi stava venendo contro. I miei libri volarono a terra e io quasi caddi a terra ma due forti mani mi presero rimettendomi in piedi.

Guardai il ragazzo che avevo di fronte: alto e magro (anche troppo), capelli a ciuffo leggermente ricci di color marrone, due occhi azzurri, ma molto più chiari di quelli di Aaron, naso piccolo e labbra sottili. Si chinò a prendermi i libri —mi dispiace tanto, non ti ho vista— disse, mi chinai anche io —no, sono io che mi scuso, ero persa nei miei pensieri e non ti ho visto— gli dissi, una volta presi tutti i libri ci alzammo entrambi.

My Secret DesireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora