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AARON.

Rientrato in casa, ignorai i ragazzi seduti in salotto e mi diressi in camera mia.

La prima cosa che guardai una volta entrato fu la bandiera del Canada che avevo appeso sopra la testiera del letto e poi mi sedetti su di esso. La bandiera serviva a ricordarmi le mie origini, serviva a ricordarmi di Montreal, la mia città e del fatto che un giorno ci sarei tornato. Feci un piccolo sorriso nonostante fosse stata di poco tempo la mia permanenza in Canada, Analise e Axel avevano deciso di trasferirsi a Roanoke perché cercavano tranquillità, quando non avevano mai capito che erano loro a portare il caos. Ma dovevo ammettere che alla fine non mi era dispiaciuto il cambio, se non mi fossi mai trasferito non avrei mai incontrato i ragazzi e Wyn.

Wyn...

Le avevo fatto capire quello che provavo. Stavo facendo dei passi verso di lei, speravo solo che questo weekend anche lei ne avrebbe fatti, perché si, avevo sentito le parole che aveva detto ai genitori, aveva capito di essersi innamorata di me, o almeno, aveva quel dubbio dentro di lei. Speravo solo che avesse presto fatto chiarezza, perché io non avevo più dubbi.

L'avevo amata anche quando avrei dovuto odiarla.

Questa attesa, questa tensione fra noi, questa attrazione mi stavano uccidendo. L'unica cosa che volevo era stringerla a me, baciarla, finire anche quella dannata lista di film della quale non avevamo mai più parlato, volevo sentirla parlare di psicologia soltanto per vedere come le si illuminavano gli occhi mentre lo faceva perché non aveva passione più grande se non quella per la mente umana. Volevo amarla, perché in tutti questi anni mi ero ostinato a fare il contrario, non sapendo quanto male mi stessi facendo.

Negare i propri sentimenti era una grandissima presa in giro, combattere contro di essi era una battaglia persa, ignorarli era un errore madornale.

Mi ero stancato di negarmi a quello che volevo. Mi ero stancato di desiderarla e di amarla nel buio, di nascosto, con la paura che qualcuno potesse venire a saperlo.

Era sempre stata lei, anche quando mi ero negato, era lei il mio desiderio nascosto, quello che volevo quando scendeva la notte.

Solo che adesso non volevo che questo desiderio rimanesse nascosto, non volevo desiderarla quando scendeva la notte, quando c'era il buio e nessuno pronto a guardarmi. Volevo fare tutto alla luce del sole, volevo far vedere al mondo intero quanto Bronwyn Rivera mi facesse felice, e al diavolo tutti gli altri. Non dovevamo nasconderci, non c'era nulla di sbagliato nell'amare qualcuno, non c'era nulla di sbagliato nell'amore.

—quanti neuroni stai facendo funzionare, Barlow? Non credi di ragionare un po' troppo?— sentì la voce di Lenora sulla soglia della mia stanza, mi voltai verso di lei e sorrisi —colpa della tua migliore amica, sorellina— lei scosse la testa e si venne a sedere di fianco a me un po' barcollando —mi sembra di averti detto di non chiamarmi in quel modo. Ma a quanto pare se non è Wyn a farlo, tu non fai mai nulla di quello che ti viene chiesto— commentò stranamente calma, sorrise e poi chiuse gli occhi facendo ondeggiare la testa. Era brilla per caso? Che cosa le avevano fatto bere i ragazzi?

—hai bevuto?— ero stupito, credevo che non bevesse —un solo bicchiere, perché Jordan non la smetteva di assillarmi e io non ho molta pazienza, solo che adesso mi gira tutto— spiegò biascicando un pochino —cavolo, e un solo bicchiere ti ha messa k.o?— domandai divertito, la sua testa cadde sulla mia spalla, poi mi guardò con uno sguardo da bambina arrabbiata —non ho mai bevuto in vita mia, non sono abituata— si difese, risi —adesso capisco perché non bevi, perché non lo reggi proprio l'alcol— dissi e lei mi diede un lieve pugno sulla gamba, sembrava senza forze e questa versione di lei mi fece sorridere.

My Secret DesireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora