AARON.
Allontanarmi da lei in quel modo dopo giorni in cui non la tenevo così vicino era stato difficile, ma necessario.
Ancora non sapeva cosa provava per me, quando io lo avevo capito da un po'.
Ero innamorato di lei.
Così tanto che faceva male, vederla così incerta sui suoi sentimenti faceva male, perché credevo che anche lei provasse lo stesso per me.
Però almeno ci teneva.
Altrimenti non si sarebbe venuta a scusare con me, non avrei visto così tanto pentimento nei suoi occhi color cioccolato.
Almeno si preoccupava per me.
Altrimenti non mi spronerebbe a parlare con la sua migliore amica, mia sorella.
Mia sorella...
Ancora non riuscivo a crederci. Avevo creduto di essere figlio unico per tutta la mia vita, e adesso, era arrivato Axel Hoffmann a mandare il mio mondo sottosopra, di nuovo. Non ricordavo la sua faccia e né il suo nome, ero un bambino quando s'è n'era andato, per questo ero rimasto così stupito quando avevo capito che era lui. Ma ricordavo bene le sue botte e i suoi insulti, erano ben vividi nella mia mente.
Cosa aveva fatto a Lenora? Quanto male si era comportato con lei?
Speravo che avesse avuto l'umanità di non mettere le mani addosso ad una bambina, ma purtroppo avevo i miei dubbi.
Passai per il corridoio diretto alla mia stanza, ma mi fermai quando vidi la porta di una delle camere degli ospiti aperta, mi affacciai e vidi Lenora seduta sul letto con una valigia di fianco mentre sistemava i suoi vestiti.
Non potei evitare di rimanere lì a fissare la ragazza che adesso era mia sorella, esteticamente non avevamo nulla in comune se non alcuni tratti del viso che non si vedevano a primo impatto, almeno, era quello che dicevano i ragazzi quando si erano soffermati a guardare una delle rare foto di Lenora che avevano trovato sui social comparandola con me.
—hai bisogno di una mano?— le domandai, lei alzò lo sguardo verso di me e mi guardò con uno sguardo serio, sempre con quell'espressione di "non avvicinatevi se no vi uccido", non era possibile che una ragazza del genere fosse mia sorella.
—no— rispose semplicemente, riportò l'attenzione sulle sue valigie, ignorandomi —hai intenzione di ignorare tuo fratello per sempre?— le chiesi con un sorrisino, lei alzò di nuovo lo sguardo su di me —hai intenzione di rompere le palle a tua sorella per sempre?— rispose, sorrisi.
Mi piaceva la sua faccia tosta, non aveva paura di rispondere a tono, non importava con chi stesse parlando, faceva sempre sentire la sua voce.
Entrai nella sua stanza e chiusi la porta, incrociai le braccia al petto e la guardai —come stai?— le chiesi —normale, ormai sono passati due giorni, e poi, da Axel mi aspettavo di peggio— disse tranquilla, la sua indifferenza per tutta questa faccenda la faceva sembrare non importante, ma lo era, almeno per me.
—come si è comportato con te?
Fece una risatina.
—per fortuna non mi hai mai toccata. Per il resto, insulti e odio verso la mia persona, nulla di che. Preferivo le volte in cui mi ignorava.
Lo disse con una tranquillità spaventosa, come se un comportamento del genere da parte del proprio padre fosse normale. Come se veramente non fosse nulla.
—é colpa sua se sei così?— lei mi guardò confusa —così come?— chiese —diffidente, distaccata, non proprio la ragazza più simpatica del mondo— dissi le prime cose che mi vennero in mente. Infondo non la conoscevo così bene, ma se Wyn era sua amica ero convinto che ci fosse qualcosa di buono anche in Lenora Hoffmann, ero disposto a scoprirlo? Alla fine era un membro della mia famiglia.
Lenora rise —lui e sua moglie hanno fatto un bel lavoro, ma anche i miei ex compagni di scuola non scherzavano. Ma non starò qui a raccontarti delle mie sventure come se la tua compassione e le mie disgrazie potessero magicamente farci avvicinare. Non ci conosciamo, quello che so di te lo so grazie a Wyn, se vogliamo avere un rapporto ci vorrà tempo, lo sai?— disse e sorrisi di nuovo.
—non avevo intenzione di provare compassione per te, Lenora, ero solo curioso di sapere qualcosa in più sulla mia sorellina.
Era mia sorella minore, anche se solo di qualche mese.
—iniziamo che non mi chiami sorellina e io non ti chiamo fratellone, tu sei nato a gennaio e io a maggio, dello stesso anno, non abbiamo tutta questa differenza. Così sicuramente andremo d'accordo.
Risi.
—come vuoi, sorellina.
Lei mi fece il dito medio —già so che sarai un rompipalle, Aaron Barlow.
—hai capito bene, Lenora Hoffmann.
Calò un momento di silenzio tra di noi, credendo che la conversazione fosse finita decisi di uscire, ma una sua domanda mi fermò:
—che intenzioni hai con Wyn?— mi voltai verso di lei, sembrava davvero interessata nel sapere la risposta. La guardai confuso —oh andiamo, non fare il finto tonto. Se ci hai fatte venire a vivere qui un motivo ci sarà. Lasciati dire solo una cosa: falla soffrire ancora e sei un uomo morto. Non mi importa che tu sia mio fratello— mi avvertì seria più che mai e capì che nessun legame che avrebbe mai potuto creare qui o in futuro sarebbe stato più forte del legame che aveva con Wyn.
—non dovrai preoccuparti di inventare modi per uccidermi e sbarazzarti del cadavere, Lenora. Non ho intenzione di farla soffrire— la rassicurai anche se non mi avrebbe creduto. Avevo capito che lei era una di quelle ragazze che credeva alle cose solo quando vedeva dei fatti concreti, delle parole non se ne faceva nulla.
—sarà meglio che tu stia dicendo la verità— e con quest'altro avvertimento da parte sua uscì dalla stanza e andai al piano di sotto.
Cameron era in cucina che mangiava un panino, ma era possibile che quel ragazzo mangiasse sempre?
—ehi, amico, andato bene l'allenamento?
Annuì.
—ho parlato con Wyn e Lenora— gli dissi subito senza giri di parole, lui si fermò con il panino a mezz'aria —cosa? Sul serio? E che vi siete detti?— domandò, così feci un riassunto delle due conversazioni che avevo appena avuto.
—wow, e adesso tra te e Wyn cosa succederà?— domandò curioso —non lo so, mi ha fatto capire che è confusa, ma sono intenzionato a farle chiarire le idee— dissi deciso —ah si? E come hai intenzione di fare?— domandò il mio migliore amico, ma in quel momento scese Wyn dalle scale e entrambi smettemmo di parlare.
Ci guardammo, facendo capire che avremmo ripreso quella conversazione in un altro momento. Guardai Wyn e lei guardò me, i nostri occhi rimasero incatenati per un po', persi l'uno nell'altro.
Questa convivenza sarebbe stata davvero interessante.
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My Secret Desire
Romance"era sempre stata lei, anche quando mi ero negato, era lei il mio desiderio nascosto, quello che volevo quando scendeva la notte" (When The Night Comes Down series. Libro 1) Si chiama Aaron Barlow ed è il mio ex vicino di casa. Abbiamo vissuto uno...