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WYN.

—Analise?— domandai rispondendo alla chiamata confusa lanciandomi degli sguardi con Lenora, misi in vivavoce la chiamata così anche lei poteva sentire.

Erano tre anni che io e lei non parlavamo. Non che fosse una madre modello, in realtà non lo era mai stata. Alcolizzata per cercare di dimenticare le violenze del marito e il fatto che l'avesse lasciata sola con un bambino, violenta anche verso il proprio figlio per motivi che non ero mai riuscita a capire fino in fondo.

Come si poteva essere così cattivi verso il proprio figlio?

—ciao, Bronwyn. Hai un minuto per me?— domandò con la sua voce fin troppo calma e rilassata, quelle poche volte in cui era sobria era quasi inquietante. Come poteva comportarsi come se nulla fosse? Perché non si faceva aiutare? Davvero non le importava nulla di Aaron?

—é da un po' che non parliamo— dissi poco convinta, che cosa aveva da dirmi? Lei sospirò —lo so, cara, é solo che aveva sperato fino all'ultimo di non doverti disturbare. Ma da quando mio figlio è uscito dal riformatorio è diventato ancora peggio di quello che era prima— disse, avrei potuto giurare di aver sentito un briciolo di disprezzo nella sua voce.

Mi sentì triste per Aaron. La sua famiglia di sangue era sempre stata pessima, immaginavo che prima di incontrare me e i suoi amici doveva essersi sentito molto solo, forse si sentiva ancora così. Non doveva essere stato facile andare avanti, e poi il riformatorio...

No. Non dovevo provare compassione. Non era l'unico che aveva sofferto in vita sua, quello che aveva passato non era mai stata una giustificazione, né per i suoi comportamenti al liceo, né per quelli che stava avendo adesso.

—cosa ti serve?— le domandai, scommettevo che non sapesse dei cattivi rapporti in cui eravamo io e il figlio, credeva ancora che fossi la sua più cara amica, quella pronta a fare di tutto pur farlo stare bene.

—ho chiamato mio figlio diverse volte e mi ha risposto solamente una volta la settimana scorsa. Come devo fare per avere una conversazione con lui se mi evita come se fossi la peste?— domandò, Lenora sbuffò non curandosi del fatto che Analise avrebbe potuto sentirla —fatti due domande e datti due risposte— commentò poi, la guardai male, scatenare un litigio con Analise Barlow era l'ultima cosa della quale avevo bisogno.

Sospirai. Cosa avrei dovuto dirle? Era ovvio che non sapeva nulla, si era mai preoccupata sul serio della vita del figlio? O domandava qualcosina giusto ogni tanto e quando Aaron le diceva che andava tutto bene si metteva l'anima in pace e scacciava degli ipotetici sensi di colpa?

—Bronwyn? Ci sei ancora?— domandò la donna vedendo che non rispondevo —si, ci sono. È solo che io non ho incontrato Aaron di recente, è stata una lunga settimana, perciò non saprei dirti— dissi cercando di essere più convincente, era meglio fare finta di nulla piuttosto che dover affrontare il fatto che lei fosse una madre di merda, no? —strano, voi due non passate sempre tutto il tempo insieme?— domandò ancora, sospirai e Lenora sbuffò di nuovo scuotendo la testa, Analise Barlow davvero credeva che eravamo fermi a quando io ed Aaron eravamo piccoli.

—come ti ho già detto, è stata una settimana molto intensa e ho avuto bisogno del tempo per me stessa per riuscire ad abituarmi al meglio al ritmo universitario. Ma appena lo incontro gli dirò sicuramente di risponderti quando provi a metterti in contatto con lui— le dissi e mi venne quasi voglia di vomitare, perché sembrava che fosse Aaron il cattivo della situazione e non lei. 

—grazie mille, cara, sei un tesoro— disse e con questo riattaccò. Misi il telefono di fianco a me e guardai Lenora in silenzio. Non riuscivo a crederci.

Insomma, non aveva sempre sostenuto che per lei il figlio fosse un peso? Aaron mi aveva sempre detto queste parole e conoscendo il soggetto non avevo dubbi che non fosse vero, allora perché si faceva sentire così spesso se adesso lui era maggiorenne e non più una sua responsabilità? Non che lo fosse mai stato sul serio, erano sempre i miei genitori a prendersi cura di lui, almeno questo fino alla terza media.

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