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WYN.

—odio dirlo, ma avevi ragione— disse Brooks dallo schermo del mio computer.

Avevo finalmente trovato il tempo da dedicare alla mia famiglia in seguito alla fine della mia prima settimana di studi, era di nuovo venerdì sera. In realtà, da quando avevo chiamato a casa, mio fratello si era impossessato del computer e mi aveva detto che gli mancavo io e i miei baci mattutini che usavo per svegliarlo.

Lo sapevo, gli avevo dato di tempo una settimana.

—io ho sempre ragione, Brooks— gli dissi e sorrisi, il nostro rapporto era un qualcosa di autentico, riusciva a farmi dimenticare di tutte le cose brutte che erano successe e mi faceva sorridere.

Aaron.

La conversazione che avevamo avuto domenica era ancora impressa nella mia mente, ma non avrei dovuto pensarci, non avrei dovuto pensare al fatto che qualsiasi cosa avessero in mente lui e i suoi amici potesse essere fermata se solo gli avessi detto del perché lo avevo tradito.

Davvero non capiva? Pensava che trattarmi bene, prendermi in giro per gioco e stuzzicarmi quando eravamo da soli, per poi trattarmi male, rispondermi male, o non calcolarmi affatto quando era in pubblico, fosse un buon comportamento?

Ero io, secondo lui e gli altri, la cattiva della storia? Non ero pronta ad avere quel tipo di conflitto con loro, in cui tutti noi volevamo avere ragione senza concludere nulla, li avrei evitati e basta, fatti loro se mi ritenevano così importante da sprecare il loro tempo a cercare modi per spaventarmi e farmela pagare.

—Brooks! Che dici se mi fai parlare con tua sorella?— gli domandò mamma, risi mentre Lenora uscì dal bagno nel suo accappatoio bianco e andando verso il suo letto per prendere il pigiama da sotto il cuscino.

Sullo schermo poi comparì anche mamma seduta al fianco di mio fratello e mi sorrise —tesoro, come stai?— chiese —tutto ok, mamma, e a voi? Papà ha il turno di notte?— domandai io, lei annuì —si, è appena uscito, avremmo voluto chiamarti prima ma Brooks ha avuto gli allenamenti di basket e non voleva che ti chiamassimo senza di lui— spiegò e sorrisi, il mio fratellino era unico.

—dov'è Lenora?— chiese poi, la mia amica finì di vestirsi e poi venne a salutare mia madre e mio fratello —come stai, Loren?— le chiese —tutto bene e tu?— rispose mia madre —tutto bene— rispose la mia amica —come è andata la prima settimana?— domandò mamma —inizia a diventare tosta, ma studiamo quello che ci piace per diventare quello che vogliamo, quindi i sacrifici valgono la pena— risposi.

Rimanemmo a parlare ancora un altro po' e poi li salutammo.

Lenora si andò a sedere sul suo letto e aprì il suo Lolita stendendosi —che hai intenzione di fare con Aaron e la sua banda?— domandò, le avevo raccontato tutti gli ultimi avvenimenti, era stato impossibile non farlo, mi aveva letteralmente inchiodata alla sedia e mi aveva costretto a parlare.

—non farò assolutamente nulla, non perderò tempo con loro. Sono venuta qui per studiare e fare nuove esperienze, non è colpa mia se non riescono ad andare avanti— risposi anche se non ero più così tanto sicura di queste parole. La conversazione con Aaron mi aveva completamente portato fuori strada, non sapevo come comportarmi, mi sentivo ancora legata a lui e cazzo, avrei fatto di tutto per smetterla di sentirmi così.

'perché hai dovuto rovinare tutto quello che avevamo?'

Io avevo rovinato tutto? Che stronzo.

—mi dispiace, ma non penso che questo ti sarà possibile. Dovrai agire, non lasceranno stare a quanto pare, hanno un obbiettivo ben preciso— mi disse Lenora guardando il libro, sbuffai —non voglio dovermi preoccupare anche di questo— le dissi, lei spostò lo sguardo su di me —fai sul serio?— domandò —si, perché non dovrei?— risposi, lei sbuffò —gli hai rovinato la vita per tre anni, mi sembra ovvio che adesso, coglioni come sono, abbiano voglia di vendicarsi— mi disse, mi alzai dal letto spazientita, e io? Non mi sarei dovuta vendicare con Aaron per le doppie personalità che aveva nei miei confronti in base alla situazione? Non mi sarei dovuta vendicare di lui e dei suoi amici per le prese in giro che mi facevano a scuola davanti a tutti facendomi fare la figura dell'idiota?

—stavano picchiando due professori, Lenora, tutta la scuola doveva chiudere un occhio anche su questo e fargli pensare che possono sempre fare quello che gli pare senza pagare le conseguenze? Se tu fossi arrivata almeno un anno prima avresti compreso i miei motivi— le dissi, lei sbuffò ancora —non hai capito quello che intendo. Hai fatto bene a raccontare quello che hai visto, solo che adesso, considerati i loro modi di essere, non puoi aspettarti che non vogliano una sottospecie di vendetta— mi disse —potevano pensarci meglio, prima o poi sarebbe successo e se non per colpa mia, sicuramente per colpa di qualcun altro. Non tutti li temevano o veneravano a scuola e lo sai anche tu— dissi ricordando quei tempi, alcuni li detestavano, erano prepotenti ma riuscivano ad ottenere sempre quello che volevano. Alcuni di loro venivano da famiglie benestanti con ottimi agganci, perfetto per loro, no?

—lo so, penso che sia difficile aver paura di un tipo come Emerson Murray— commentò poi. La guardai confusa, ma poi ricordai che loro due frequentavano gli stessi corsi, ma si erano parlati in questa settimana? —hai parlato con lui?— le chiesi, lei scosse la testa annoiata —non parla mai a lezione, solo in casi estremamente necessari, se ne sta sempre per i fatti suoi. Io sarò anche simile a lui ma ogni tanto la dico una parola o sbaglio?— disse, se solo avesse saputo i motivi per il comportamento di Emerson...

Non sapevo perché, però provai ad immaginarli insieme, e pensai che magari quei due sarebbero stati bene. Entrambi erano molto più maturi per l'età che avevano, preferivano avere i loro spazi e non mettersi in mezzo alla gente, anche se Emerson, essendo un membro degli Impostors, era sempre a feste e circondato da persone. Perché faceva quello che non gli apparteneva? Aveva paura di perdere i suoi amici? Oppure non era realmente la persona che aveva mostrato a me e che adesso stava vedendo Lenora a lezione? Per me era sempre stato un mistero, e un tempo mi ero anche interessata a decifrarlo, ma adesso, cosa importava?

—é un tipo particolare, l'importante è che tu gli stia alla larga— le dissi, sbuffò ancora (a quanto pare adorava farlo) —non ho bisogno che tu me lo dica, Bronwyn. So tutta la storia e quello che ti hanno fatto passare, pensi che io sia così stupida e stronza da farmi interessare uno di loro?— domandò quasi offesa, come se non la conoscessi, e invece la conoscevo bene, lei era la donna da vita in carriera, non credevo che avrebbe mai trovato il tempo per l'amore nella sua vita.

Lenora Hoffmann innamorata? La sola frase era alquanto strana per me.

—ovviamente no, ma Cameron e Sebastián hanno puntato Evelyn e Sawyer e loro due non sanno assolutamente nulla. Come spiego a quelle ragazze che se quei due ci provano con loro non devono cadere nella loro trappola? Le conosciamo da una settimana e non voglio assolutamente che finiscano in mezzo a questa storia, ma quei due sono i più ostinati tra i sei, non lasceranno stare— le dissi e la vidi ragionare —e poi c'è anche Claire Morrison a qualche metro di distanza. Dubito che la sua vicinanza di stanza sia stato solo un caso, Wyn— aggiunse e io sospirai, mi ero completamente dimenticata della sorella gemella di Cameron che aveva la sua stanza a pochi passi dalla nostra e da quella di Evie e sua sorella.

Ma poi pensai —io e lei non abbiamo nessun rapporto, in che cosa potrebbe aiutarli?— chiesi —magari serve solo come aiuto a tenerti sotto controllo. Vedere che cosa fai, con chi interagisci qui, capire dove vai quando non sei a lezione— commentò, non aveva tutti i torti, Claire era una grande osservatrice e dubitavo che anche lei fosse venuta a studiare qui per puro caso —e se Cameron la usasse anche con Sawyer?— volevo davvero che quella ragazza, così gentile e dolce, che supponevo avesse già i suoi problemi, finisse in mezzo ad una vendetta di un gruppo di ragazzi che ancora doveva capire cosa significasse essere uomini?

Lenora sospirò —c'é solo una cosa che puoi fare: chiama Evelyn e Sawyer e racconta come stanno le cose. Dobbiamo metterci tutte in allerta. Emerson frequenta le mie lezioni, Sebastián e Cameron hanno puntato loro, tu ed Aaron avete ancora questo legame e Claire Morrison potrebbe essere una loro pedina sul tabellone. Dobbiamo cercare di organizzarci— disse.

Cazzo. Era così che sarebbe andata per tutta la mia permanenza qui? Organizzare, calcolare, prevedere, stare in allerta...

—cosa pensi che vogliano farmi?— le chiesi anche se questa era una domanda stupida, come poteva saperlo? —non lo so sinceramente, ma so cosa invece faremo noi— disse e sorrise, lo feci anche io ringraziando il destino per avermi mandato un'amica del genere che si metteva in mezzo alle mie follie per cercare di salvarmi il culo, un'altra volta.

Il mio cellulare squillò, mi avvicinai alla scrivania dove lo tenevo sotto carica per vedere chi era, lessi il nome e rimasi di stucco: Analise Barlow, la madre di Aaron.

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