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AARON.

Era diventata bellissima. Lo era allora e lo era anche adesso. Perché non l'avevo dimenticata dopo tre anni di lontananza?

Ripensai ai suoi capelli mossi marroni e ai suoi occhi color cioccolato, le lentiggini che aveva sul naso e sotto gli occhi, il fisico piccolo e snello e la sua bassa statura che la rendeva così adorabile.

Che cosa ci era successo? Quando eravamo bambini eravamo inseparabili, non c'era un giorno che non passavamo insieme.

—Aaron? Sei ancora con noi?— chiese Julián, sbattei le palpebre e riportai l'attenzione ai miei amici —si, cosa stavate dicendo?— domandai —che Cameron ha messo gli occhi sulla cameriera, la figlia di Joanna Attanasio— rispose Jordan guardando la ragazza che ci era passata accanto per andare a servire il tavolo dietro di noi. La figlia dell'attrice? Che ci faceva qui? —non riesci a stare senza provarci con qualcuna, eh?— domandò Emerson, Cameron gli sorrise —penso che tu possa risponderti da solo—

Sbuffai, certe volte era un'idiota eppure era quello a cui raccontavo di più di me, quello che sapeva tutto, quello che sapeva precisamente quello che mi legava a Wyn.

Wyn.

Strinsi le mani a pugno fino a farmi diventare le nocche bianche.

'Guarda quanto potere hai su di me, ragazzina.'

—che c'è? Stai bene?— domandò Sebastián —é bastato rivedere Bronwyn Rivera per mandarlo completamente in tilt— commentò Cameron divertito, gli diedi una gomitata —sapevamo che sarebbe venuta a studiare qui quando abbiamo mandato la richiesta di ammissione, non era questo il piano? Starle intorno?— disse Julián.

Aveva ragione, l'idea era stata proprio quella di starle vicino, per farle capire che non si era liberata di noi, che eravamo tornati più forti di prima, eppure aveva ancora il potere di destabilizzarmi.

Bevvi un sorso di birra —adesso che abbiamo capito qual è la sua stanza e che quella ragazza che va in classe con Emerson è una sua conoscente dobbiamo pensare ad altro, girarle intorno così non servirà a nulla— dissi, la sorella di Cameron aveva la sua stanza vicino a quella di Wyn e la ragazza bionda con cui era in compagnia aveva la stanza al fianco, sapevo che studiava psicologia perché quello era il suo sogno, perciò sapevo tutti i posti che poteva più o meno frequentare.

—hai ragione, si merita una lezione per non essersi fatta i fatti suoi. Alla fine siamo risultati noi i cattivi della storia— commentò Jordan irritato, i miei amici erano incazzati e anche tanto, non avevano limiti, volevano farla pagare a Wyn ma non volevo che esagerassero.

Il mio cellulare squillò e lo presi dalla tasca dei jeans: mia madre. Rifiutai la chiamata, lei era l'ultimo dei miei pensieri.

—dovresti risponderle, non ti vede da tre anni— disse Emerson, lo guardai male —ieri sono passato a casa per prendere le mie cose. Se non fosse stata ubriaca fradicia mi avrebbe visto eccome— risposi. Parlare di mia madre per me era un tasto dolente, erano rare le volte in cui era sobria, e poi passavo io per il figlio cattivo?

Il telefono suonò di nuovo e vidi che era di nuovo lei. Non poteva lasciarmi in pace? Non aveva nessuna bottiglia di Jack Daniels da scolarsi? Aveva bisogno che gliele portassi completamente ignara del fatto che fossi all'università o si preoccupava veramente del figlio che non vedeva da tre anni? Lo lasciai squillare indeciso se rispondere o no

—se fossi in te risponderei, anche per sapere cosa vuole— disse Cameron curioso guardando il cellulare, avrebbe perfino risposto al posto mio se avesse potuto, la sua voglia di sapere andava oltre ogni confine, metteva il naso da tutte le parti.

Sbuffai e risposi al cellulare.

—che vuoi?— le chiesi sperando che la messa in scena della madre premurosa finisse presto —sei stato tu ad entrare in casa ieri sera?— domandò sbadigliando, sospirai cercando di mantenere la calma.

Se fosse stata una madre presente lo avrebbe saputo che ieri sarei uscito dal riformatorio.

—eh già, sono uscito ieri. Se fossi una donna degna di essere chiamata madre lo sapresti— le dissi, lei sbuffò —Aaron, smettila di lamentarti, non fare il bambino, hai 19 anni— almeno la mia età la sapeva. Risi, quando non sapeva che dire mi diceva sempre di smettere di lamentarmi, ero felice che almeno non avesse avuto la brillante idea di avere altri figli, ora come ora non sarei stato in grado di prendermi cura anche di un fratello/sorella minore.

—senti, Analise, se non devi dirmi qualcosa di importante chiudiamola qui, ok?— non la chiamavo più mamma da quando, ai tempi del liceo, aveva iniziato con i suoi scatti d'ira, non c'era più mio padre, era ovvio che se ne dovesse occupare lei. Non disse nient'altro e io allora chiusi la chiamata.

Senza guardare più nessuno dei miei amici mi alzai e me ne andai, riusciva sempre a mettermi di cattivo umore.

Wyn.

Solo lei riusciva a calmarmi. Da piccoli capitava che me ne andassi di casa, quando i miei genitori, ai tempi in cui erano ancora sposati, litigavano molto o quando mio padre mi metteva le mani addosso. Correvo da lei e dopo che sua madre mi aveva medicato le ferite andavo nella sua stanza.

Allora ero spaventato, non riuscivo a dire la vera causa dei miei lividi e nessuno di loro mi faceva domande, ma Alejandro Rivera era un poliziotto, era intelligente, ed ero sicuro che avesse capito qualcosa, come sua moglie, psicologa.

A pensarci bene entrambi mi avrebbero potuto aiutare perfettamente a liberarmi da quei due sottospecie di genitori che mi ritrovavo, ma ero un bambino, allora non sapevo neanche che cosa fosse una psicologa.

Mi sentì più calmo, stavo meglio, e mi era solamente bastato pensare a Wyn e alla sua famiglia. Ero felice che almeno lei avesse delle persone fantastiche come loro alle spalle, e poi, il suo fratellino... Dovevo ammettere che adoravo quel bambino, in generale li adoravo.

Sorrisi, avrei voluto che le cose tra me e Wyn fossero diverse, ma lei mi aveva tradito, mi aveva voltato le spalle, non sarei andato io da lei...

My Secret DesireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora