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WYN.

La gente se ne stava andando soddisfatta.

Avevamo vinto.

Ma il cambio di umore repentino di Aaron non mi aveva dato tregua per tutto il tragitto di ritorno a casa nella macchina di Lenora.

Avevo anche cercato di non fissarmi sulla cosa dando un passaggio a Lev a casa sotto gli sguardi omicida di Lena, non le andava nessuno a genio? A quanto pare no.

Lev mi aveva riempita di chiacchiere piacevoli, ma appena scese dall'auto la mente riprese a viaggiare sul perché Aaron avesse cambiato umore così repentinamente, mi preoccupavo per lui, ormai si era capito.

Arrivate a casa vedemmo i ragazzi parlare all'aperto, il che mi sembrava strano, credevo che sarebbero andati a qualche festa per festeggiare la loro prima vittoria, invece erano lì, a ridere e scherzare fra di loro, bevendo birra e mangiando pizza.

Forse non avevano bisogno di altra gente intorno, non avevano bisogno di fare giochetti da festa e di sentire musica a tutto volume in una casa piena di gente, forse avevano bisogno solo di condividere la gioia fra di loro.

—ehilà, coinquiline, credevamo che vi foste perse— commentò Jordan bevendo un sorso di birra —venite a sedervi con noi, dai— ci invitò Cameron vedendoci in piedi a pochi metri da loro —io passo— disse Lenora e fece per avviarsi in casa, ma Jordan la intercettò e la bloccò, la prese in braccio e la fece sedere di fianco a lui su uno dei divanetti. Risi, Lenora odiava queste cose, infatti il modo in cui lo guardò lo poté confermare —che sia l'ultima che mi prendi in braccio, Solberg— lo avvertì, lui rise —vuoi un po' di birra?— le chiese ignorando completamente il suo avvertimento, io mi avvicinai ridendo sedendomi sull'unico posto libero: quello di fianco ad Aaron. Le nostre braccia si sfiorarono, così come le nostre mani e gambe e questo bastò per far passare una scarica elettrica lungo tutto il mio corpo. Non mi azzardai a voltarmi verso di lui, avevamo gli occhi di tutti addosso, come se stessero vedendo un film e non aspettassero altro che vedere la prossima mossa di uno dei due protagonisti.

—complimenti per la vittoria, sei stato molto bravo— decisi che a fare la mossa sarei stata io, così mi avvicinai a lui e gli sussurrai quelle parole in modo dolce. Lui si voltò verso di me, ma non vidi felicità sul suo viso —mi sorprende che tu abbia prestato attenzione alla partita. Credevo che il tuo amico ti tenesse troppo occupata con le sue chiacchiere— sussurrò di rimando in tono duro, distaccato.

E qui capì che i miei dubbi erano la realtà dei fatti: Aaron era geloso, infastidito.

Feci un piccolo sorriso —sei geloso di Lev, eh? Mi ricordo come lo guardavi male quel giorno al campo di atletica— dissi, lui sospirò —ti farebbe piacere sentire che sono geloso?— domandò guardando per un momento le mie labbra, mi avrebbe fatto piacere? —significa che ti importa di me— risposi, lui fece un piccolo sorriso —come se non lo sapessi che mi importa di te, Wyn— sussurrò guardando le mie labbra, in quel momento sentì degli spostamenti e mi guardai per un momento intorno solo per notare che i ragazzi e Lenora si stavano allontanando, probabilmente per lasciarci soli.

Guardai di nuovo Aaron —e quanto sono importante per te?— domandai sentendo il cuore battere violentemente nel petto, lui sorrise —tanto da volerti accompagnare a Roanoke anche se significa stare a due passi da Analise— rispose e abbassò lo sguardo, deglutì. Dovevo ammettere che per un po' mi ero dimenticata di Analise Barlow, sua madre, lo guardai negli occhi mentre lui cercava di nascondere il dolore che nominarla gli aveva portato. Senza pensarci, strinsi una mia mano con la sua, il suo calore mi fece sorridere —non devi accompagnarmi per forza se non te la senti, posso andare con Lenora— dissi ma subito lui scosse la testa —no, non posso perdere questa occasione. Non è problema, davvero, Analise non ha tutta questa importanza— occasione? Di che occasione parlava? Quella di affrontare i miei genitori dal vivo? Di rivedere Brooks? (Perché sapevo quanto fosse legato anche a lui) o forse...

—hai sentito altro della mia conversazione con i miei genitori, Aaron?

Lui tenne lo sguardo puntato sulle nostre mani intrecciate, il fatto che non mi desse subito una risposta mi fece capire che si, aveva sentito.

—aspetterò che tu sia pronta a dirlo guardandomi negli occhi. E se dovremo andare a Roanoke per questo, allora andremo lì.

—non devi farlo solo per questo, Aaron...

—ho aspettato tanto. Non voglio che tu lo dica se hai ancora dubbi, incertezze o non ti senti a tuo agio nel farlo.

Sospirai.

—ma non voglio che tu veda Analise, non credo che...

Ma mi interruppe.

—ho già detto che non è così importante, posso affrontarla, Wyn, non preoccuparti.

Scossi la testa completamente in disaccordo. Erano tre anni che non la vedeva, e immaginavo che stesse meglio così. Anche se suo padre era in città e aveva portato scompiglio, lo vedevo sereno, più felice.

—forse lei non sarà importante, ma quello che ti ha fatto sì. Perché è grave, perché devi parlarne, Aaron.

Non credevo che lo avesse fatto. Sospirò.

—potresti parlarne con mia madre, chi meglio di lei può aiutarti? Non voglio costringerti a fare nulla, però penso solo che potrebbe aiutarti— gli consigliai. Un grande sorriso gli si dipinse sul viso —ti preoccupi parecchio per me, Bronwyn— commentò divertito, alzò i suoi occhi blu su di me —sono arrivato qui credendo che di me non te ne importasse nulla, sono arrivato qui convinto di volertela far pagare. E invece, nulla è andato come avevo pensato, perché quando si tratta di te, tutto cambia— fece una pausa —da quando siamo qui ci sono molte cose che sono cambiate— concluse con un sorrisino.

—ad esempio?— chiesi curiosa, come una bambina alla quale le stavano raccontando di qualcosa che non conosceva e ne voleva sapere di più. Aaron mi affascinava, mi catturava, e faceva sì che ogni parte del mio corpo fosse devota a lui quando ci ritrovavamo nello stesso posto, era sempre stato così, sin da bambini avevamo avuto una certa connessione, che avevamo dimenticato in questi anni, ma sembrava che stessimo riscoprendo. Ne ero più che felice, mi era mancato.

Mi era mancato sentirmi così, anche se adesso c'erano nuove consapevolezze, nuovi sentimenti, eravamo cresciuti.

—bé, non siamo più bambini, Wyn, nemmeno ragazzini. Non posso più fingere di non rendermi conto di quello che provo per te.

Quelle parole mi tolsero il respiro.

"Non posso più fingere di non rendermi conto di quello che provo per te"

Era una dichiarazione?

Aaron si alzò e mi lasciò lì, con le sue parole che mi riempivano la testa e mi scaldavano il cuore.

My Secret DesireDove le storie prendono vita. Scoprilo ora