Capitolo 3

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Baptist, ora chiamato Delmar, mi condusse in un appartamento un po' squallido e mi disse che potevo viverci, mi diede cento monete d'argento per le mie spese e mi lasciò lì.

La regina Idonea mi garantì che per il mio lavoro sarei stata pagata, almeno cinquanta monete d'oro ad armatura e spada, avrei dovuto farne mille per tipo, quanto meno questa era la stima iniziale. Si trattava di centomila monete d'oro che per la corona erano una inerzia, ma per me era la speranza di una vita migliore e la garanzia di non finire a vivere in strada.

Non potendo più usare il mio nome e non avendo più diritto ad un cognome, la regina scelse il mio nuovo nome, Tori.

Mi sdraiai esausta in un letto polveroso come tutto l'appartamento e mi addormentai subito, la mattina dopo avrei avuto molto da fare a ripulire tutto.

Il mattino ha l'oro in bocca e io mi alzai presto per sfruttare le prime luci dell'alba. Misi a lavare le lenzuola e la coperta del letto, usai un battipanni sul materasso che fece alzare ancora più polvere di quella che già c'era, poi iniziai a pulire come si deve. Non avevo mai fatto pulizie in questa vita, ma nelle altre sì, così non partivo svantaggiata, sapevo cosa dovevo fare e come. Mi dispiaceva solo di non essere già un arcimago, perché gli arcimaghi possono usare anche la magia della parola facendo incantesimi come i demoni. In realtà con la mia conoscenza potevo usare una forma rudimentale di incantesimi dette iscrizioni magiche, che sfruttano le parole antiche, in linguaggio runico, per incantare gli oggetti tramite delle matrici, e proprio con le iscrizioni magiche avevo intenzione di incantare armature e spade.

Pulii tutta la camera da letto e poi la chiusi in modo che la polvere delle altre stanze non vi entrasse.

L'appartamento in realtà era molto piccolo e rudimentale, almeno per come ero stata abituata a vivere.

C'era una cucina con sala da pranzo annessa, la camera da letto e un bagno.

Iniziai a pulire il resto della casa e passai l'ora di pranzo, la fame mi attanagliava lo stomaco ma sapevo che se mi fossi fermata non avrei più continuato a pulire.

Alle tre del pomeriggio era tutto pulito, nascosi il denaro che Delmar mi aveva dato e andai a comprare da mangiare.

L'odore del cibo delle bancarelle in strada era troppo allentante o forse ero io che ero troppo affamata, mi fermai ad un chiosco e comprai sei spiedini di polpette di polipo, mi sedetti su di una panca lungo la strada a mangiare i miei spiedini indisturbata, quando vidi passare la carrozza della mia famiglia. Non si fermarono, ovviamente, non credo mi abbiano visto, ma se anche fosse stato probabilmente mi avrebbero ignorato.

Finii di mangiare e andai a comprare del cibo crudo da cucinare nei prossimi giorni, pentolame e abiti.

Avevo con me molti pacchi e buste che facevano equilibrio tra le mie braccia, quando arrivai al mio appartamento vi trovai qualcuno dentro.

«Vedo che non hai perso tempo e ti sei data da fare.» Disse Delmar seduto al tavolo della sala da pranzo.

«Ho cercato di rendere il posto vivibile.» Dissi scocciata dal fatto che avesse le chiavi di casa mia, è vero che me l'aveva data lui, ma così non avevo privacy.

Appoggiai sul tavolo tutti i pacchi e alcuni erano po' pesanti, cominciai a sistemare la spesa nella dispensa, mentre la carne cruda da mettere in ghiacciaia, avevo preso del ghiaccio proprio per questo. Se fosse stata una casa signorile avrebbe avuto una ghiacciaia funzionante con matrici magiche, purtroppo non era così, questo mi costrinse ad andare a comprare il ghiaccio necessario per conservare il mio cibo. Certo, avrei potuto ovviare a questo piccolo problema, ma visto che non era del tutto casa mia, preferii non mettere mano sulla mobilia della cucina incantandola con magie non richieste dai legittimi proprietari.

Le pentole, i piatti, bicchieri e posate furono messi a posto, rimanevano solo i miei vestiti che avrei dovuto lavare prima di indossarli.

«Hai già speso tutti i miei soldi?» Mi chiese Delmar con fare canzonatorio, o almeno a me sembrava che mi stesse prendendo in giro.

«Ho preso il minimo indispensabile per sopravvivere, ti restituirò il tuo denaro quando mi pagheranno per il mio lavoro.»

«Non è necessario, siamo amici di infanzia. Quando venni cacciato, il giorno della celebrazione del risveglio magico, solo tu ti facesti avanti e avevi appena otto anni. Mi ricordo che tuo padre ti diede uno schiaffo davanti a tutti e ti obbligò a chiedere scusa ai miei genitori per averli offesi.»

«Credevo che non mi avevi riconosciuta, dopotutto non ci conoscevamo allora e essere amici è un po' grossa da dire, ho solo provato a difenderti da quei bulli, anche perché prima non mi avevi mai rivolto la parola.»

«In realtà non ti avevo riconosciuta, ma quando un nobile caccia un proprio consanguineo e ne cancella il nome dai registri di famiglia la notizia è così ghiotta che arriva anche a palazzo reale, è stata la regina Idonea a rammentarmi quel giorno e a dirmi che quella bambina eri tu. Quindi per me sarai sempre la mia unica amica d'infanzia. Ma dimmi, come fai ad usare la magia se i sacerdoti hanno sentenziato che non ne hai?»

«Perché esistono magie rare che i sacerdoti non conoscono e quindi non riescono a rilevare, prendiamo ad esempio te, sei davvero sicuro di non essere un mago?»

«Che cosa vuoi dire?»

«Esattamente quello che ho detto, chi ti dice che tu non sei un mago portatore di un attributo magico raro?»

«E come posso scoprirlo?»

«Posso provare a testarti, ma mi servono dei materiali per farlo che io non ho»

«Cosa ti serve?»

«Cristalli senza attributo, il fungo di ghiaccio spinato, il legno dell'albero maestro, il fiore oscuro a sei petali, il giglio di luce e una pietra vulcanica metallifera.»

«Non sono un problema, è merce che si trova in molti negozi di elisir, te li farò avere entro questa sera.»

«Allora ci vediamo questa sera, così scopriremo se sei un mago oppure no.»

ESPULSA DALLA FAMIGLIADove le storie prendono vita. Scoprilo ora