I sei mesi di guerra finirono, avevamo vinto e riconquistato le nostre terre, il re fu liberato dalla maledizione che andò a colpire un nobile del nostro regno che fu ritrovato morto in modo orribile, i sacerdoti del tempio vennero chiamati ad analizzare il corpo e convennero che era opera di un demone.
Mi ero appena finita di fare un bagno rilassante, quando sentii bussare alla porta.
Andai ad aprire e mi ritrovai davanti un uomo in livrea.
«Buona sera. Sono l'eunuco di corte al servizio della regina consorte, ho un invito per lei per domenica sera, ci sarà una cena di gala e lei è stata invitata a partecipare, non può rifiutare.»
L'eunuco mi diede l'invito e se ne andò lasciandomi un po' interdetta.
Avevo solo mezza mattinata per prepararmi, dovevo farmi i capelli e andare a comprare un abito da sera.
Certo che consegnare un invito per il giorno dopo non è molto elegante.
Mentre me ne stavo con la lettera e il suo bel sigillo in cera lacca reale in mano, la porta si aprì e Delmar entrò.
«Ho visto l'eunuco della regina, ti ha portato l'invito della cena di gala?»
«Sì.»
«Ti passo a prendere domani sera alle otto, fatti trovare pronta. Sono stato chiaro?» Era più forte di lui, abituato a comandare i suoi scagnozzi, le sue frasi finivano spesso in modo minaccioso, questa volta era una domanda semplice, ma il tono era di chi dava un avvertimento. Certo che avevo capito, non sono mica sorda o stupida.
«Sei stato invitato anche tu?» Chiesi cercando di capire perché due reietti come noi fossero stati invitati ad un evento importante alla presenza dei reali.
«Ovvio. Io e te abbiamo fatto tutto il lavoro, se non fosse stato per noi due quei nobili starebbero ancora a frignare sulle loro terre che gli vengono sottratte ogni tre anni, delle casse del regno che si svuotano a causa della guerra, della carenza di grano per le quote assegnate per mantenere l'esercito etc. etc.»
La mattina dopo mi alzai presto e andai a comprare un abito elegante da sera, scelsi un verde pastello, l'abito aveva una giacca in tinta e le scarpe già abbinate e non dovetti cercarli in altri negozi, però mi dimenticai di prendere una borsetta, me ne ricordai solo una volta salita nella carrozza che ci stava portando alla cena di gala.
La carrozza ci portò fino a palazzo reale, fermandosi proprio lì davanti.
Scendemmo e seguimmo la folla di nobili che salivano le scale dell'ingresso principale.
Io e Delmar fummo gli unici a non essere annunciati, sempre per il problema di non avere un cognome.
Ci sedemmo al nostro tavolo che era il più lontano a quello della famiglia reale.
Nel momento in cui fu annunciato l'ingresso del re nella sala banchetto, ci alzammo e inchinammo. Quando il re ci diede il permesso di sederci le pietanze iniziarono ad essere servite.
«C'è la tua famiglia quasi al completo vicino al tavolo dei reali. Mi sembra manchi uno dei tuoi fratelli. Com'è che si chiama? Ah sì, Robert.» Mi disse Delmar.
«Non è la mia famiglia, comunque entrando ho visto gli Smith.»
«Ho saputo che hai cercato lavoro.»
«Sì, dall'armaiolo Andy Dixon, ho prodotto in un mese quello che i suoi apprendisti producono in un anno e mi ha insultato con una paga misera, me ne sono andata.»
«L'ho saputo, in realtà la colpa non è stata di Andy, quando ha scoperto cosa era successo ha licenziato il suo contabile, ha provato a cercarti ma io gli ho intimato di lasciarti stare.»
«Mm.»
«Non hai altro da dire?»
«Che cosa dovrei dire? Che mi sono sentita umiliata ancora una volta per qualcosa che non dipende da me? Certo che sì, ma cosa cambia?»
«Nulla, ma ti fa bene sfogarti. Ci sono passato anch'io all'inizio, poi ho capito che muoversi nell'illegalità, per gente come noi, è più semplice.»
All'improvviso ci rendemmo conto che tutti stavano mangiando tranne noi due, non ci avevano portato il cibo. In realtà il nostro tavolo non era nemmeno apparecchiato, c'era solo il segna posto con i nostri nomi.
Ero così arrabbiata che stavo per esplodere, il metallo presente nella sala banchetto iniziò a tintinnare rispondendo alla mia magia.
Delmar mise una mano sulla mia e mi disse di calmarmi.
Nel frattempo al tavolo dei reali.
La regina consorte che non era al corrente del modo in cui venivano trattati i suoi ospiti personali chiamò un eunuco e gli chiese di controllare cosa stava succedendo al nostro tavolo.
«Regina, gli ospiti all'ultimo tavolo hanno detto che se ne stanno andando, la ragazza è affamata e nessuno gli ha portato il cibo, quando tutti gli altri sono alla terza portata.»
«Fai venire qui i camerieri che dovevano occuparsi del loro tavolo, ma prima chiedi agli ospiti di aspettare e che presto gli verrà portato il cibo.»
Io mi ero già alzata quando un cameriere arrivo ad apparecchiare per noi due, e le tre portate consegnate tutte insieme.
Vidi tre cameriere venire trascinate davanti al tavolo dei reali, poco dopo imbavagliate e portate fuori, a quanto pare la regina non aveva gradito il nostro trattamento e tutti i commensali e anche noi in fondo sentimmo le sue grida di rabbia e l'ordine di esecuzione.
Per rispetto verso la regina consorte decidemmo di restare e iniziare a mangiare il nostro pasto, io in realtà vedendola così arrabbiata mi spaventai un po' e non volevo diventare il bersaglio della sua rabbia, così rimasi seduta e buona al mio posto.
Ovviamente la nostra presenza, che fino ad un attimo prima era rimasta quasi inosservata dagli altri commensali, ora spiccava a causa dell'esecuzione di tre cameriere.
Gli Smith e gli Harrison ci avevano riconosciuto, ma non capivano cosa ci facessimo lì, quella stronza della regina madre, che è mia nonna, ancora non si ricordava chi fossi.
Quando la cena ebbe fine, andammo nella sala da ballo, c'era un'orchestra che suonava dei lenti e molti andarono in pista a ballare.
«Vuoi ballare?» Mi chiese Delmar.
«No, l'ho sempre odiato.»
«Odi ballare o farlo con me?»
«Odio ballare, io volevo imparare a tirare di scherma invece sono stata obbligata a prendere delle noiosissime lezioni di ballo. La mia insegnante mi bacchettava le mani con un righello ogni volta che commettevo un errore.»
STAI LEGGENDO
ESPULSA DALLA FAMIGLIA
FantasyQuel giorno ho perso tutto: famiglia, titolo nobiliare, nome e cognome. Mi sono ritrovata in mezzo alla strada così velocemente che ancora oggi faccio fatica a capire come sia stato possibile. Ma anche se ho perso tutto, ho ancora me stessa. ©Tutti...