Quella voce strappò via Raven dall'impeto di rabbia omicida che la stava assalendo. Il focus, il motivo della sua presenza all'interno della scuola, ritornarono chiari e impressi nella sua mente. Era proprio nel rispetto di colei che voleva vendicare, che quel progetto più grande non doveva essere assolutamente tradito da una crisi di rabbia. Prese Kimberly maldestramente in braccio, stringendole la pancia nel processo, e quest'ultima incominciò ad agitare le zampette: temeva per la vita della sua Sharon. Con insistenza, la terranova venne ficcata dentro le coperte di Petra, e successivamente intimata di non muoversi da lì. Il telo che copriva Sharon le venne riposizionato sopra o meglio: gettato malamente addosso; la sola vista di quella donna poteva seriamente mettere la trasformista nella condizione di avere un ulteriore ripensamento. I passi, felpati, erano sempre più vicini: Mystica doveva nascondersi alla svelta. Si arrampicò sul muro, sfruttando una piccola mutazione alle falangi che le diede le abilità di una vera tarantola, raggiungendo l'ombreggiato angolo in alto. Successivamente, di punto in bianco, ella scomparve nella penombra. Raven aveva incontrato tanti mutanti nella sua vita, e nella Confraternita ebbe a che fare con centinaia dei suddetti: la maggior parte di essi non ebbe un gran lascito, quando le loro vite vennero terminate, ma i poteri sopravvissero con Mystica. Ella fece dello "shape shifting" un vero e proprio collezionismo; proprio per questo era così temuta, così imprevedibile e indecifrabile: una, nessuna, centomila.
La porta aperta venne varcata da due ragazzini, ma solamente uno attirò l'attenzione della trasformista: quello che condivideva la sua stessa pigmentazione. Raven trattenne il respiro, poggiando il proprio sguardo su Kurt, senza allontanarlo per alcun motivo. Lui, assieme alla sconosciuta ragazza dai capelli rossi, si muovevano come due ladri nel caveau di una banca. Entrambi, in faccia, avevano ancora dei residui di trucco appartenente alla festa di Halloween consumata ore prima. La rossa si avvicinò al lettino di Petra, e si mise le mani sul viso dalla disperazione: riusciva a stento a guardare come l'avevano ridotta.
Emma;; « Kurt.. C-Che le hanno fatto? » Domandò con voce tremante. Il teleporta stette un passo dietro di lei, con il nodo alla gola, e le gambe che gli tremavano.
Kurt;; « Mi dispiace, Io avrei potuto salvarla.. Magari si poteva rintracciare il suo indirizzo ip! Mi sarei teletrasportato e.. » Emma, improvvisamente incominciò a respirare affannosamente.
Emma;; « Kurt.. » Strinse gli occhi, e posò la mano sinistra sulla propria testa.
Kurt;; « Non ha senso cercare di diventare un eroe, se non riesco a proteggere i miei amici. Non riesco a fare a meno di sentirmi inutile.. » Proseguì il mutante, autocommiserandosi, ma fu nuovamente chiamato dall'amica.
Emma;; « Kurt.. Mi sto sentendo male.. Troppa.. Negatività!! » Kurt, essendo di qualche centimetro più alto di Emma, si rese conto che i suoi capelli stavano mutando in una colorazione che non aveva mai visto su di lei. Aveva assistito a risposte sensoriali rosse, verdi, bionde, blu, ma mai nere. In un battito di ciglia, i capelli rossicci vennero rivestiti da una tintura nerissima, e quando questo avvenne, Emma dovette trattenere un conato di vomito, riversandosi sul lavandino della stanza. In quel momento, la reazione del teleporta fu piuttosto tempestiva: afferrò l'amica tra le braccia, reggendola di peso.
Kurt;; « Emma! Non ti preoccupare.. Ti tengo, ti tengo! » Entrambi se ne andarono con un "BANF". Era ormai chiaro che, l'aria aleggiante in quella stanza, era decisamente deteriorante. Ci furono dieci secondi di attesa, prima che Raven scendesse da dove si era appollaiata, e lo fece più silenziosamente che poté: quei due avevano fatto fin troppo casino. Oltre a questo, la mutante era in uno stato di totale balia: non sapeva cosa avrebbe fatto, quando il sole sarebbe sorto da lì a poche ore, non sapeva nemmeno cosa avrebbe fatto al tramonto del suddetto. Improvvisamente, una grande stanchezza fisica e mentale fece capolino, tant'è che dovette reggersi ad un vicino scaffale. Una parte di sé faticava ancora a metabolizzare cos'era successo, e il suo cuore era tormentato da un mare confuso: per un attimo, le sembrò di tornare a quei giorni di quegli anni, nascosta nella dimora abbandonata di Melvindale, ad aspettare la morte. Se per vivere bisognava anche un po' morire, Raven si domandò quando avrebbe avuto l'ebbrezza del primo respiro. Prima di rintanarsi, strisciando nel suo buco, la trasformista si avvicinò nuovamente a Petra: ella fragile, esattamente come una neonata, in fasce come lei, mentre era immersa in un sonno profondissimo. Raven sperò, qualsiasi cosa stesse sognando l'albina, che fosse quanto di più lontano e felice rispetto agli orrori che aveva subito quella sera. Le labbra della trasformista adagiarono un piccolo bacio sulla guancia della velocista; desiderò che potesse sentire solo quello provenire dal mondo reale, al posto del dolore dei trami. La mano artigliata alzò appena le sue coperte: Kimberly era rimasta lì, obbediente e rannicchiata alla sua padroncina, con il muso che si strusciava contro l'addome di Petra.
Raven;; « Restale vicino, non le piace stare da sola. » Kim grugnì risalendo appena, aiutandosi con le zampe, e Raven abbassò nuovamente la coperta. Voleva rimanere anche lei, lì, a sorvegliare, ma era ben consapevole che non poteva: i suoi mostri avrebbero sicuramente vinto sul suo autocontrollo, e avrebbe fatto un qualcosa di cui si sarebbe pentita in seguito. La mente di una madre, in questi casi così nefasti, non può ragionare normalmente: qualsiasi cosa, qualsiasi pensiero, l'avrebbe fatta, inevitabilmente, prigioniera. Lasciò la stanza, senza voltarsi a guardarla per un'ultima volta: doveva resistere alla tentazione, anche se le faceva malissimo. E se quella donna si svegliasse da un momento all'altro? Quello che accadrebbe, in tal caso, non se lo sarebbe perdonato nemmeno in mille vite; col cuore che sanguinava, ella si allontanò dall'infermeria, e si odiò profondamente. Quante volte desideriamo ardentemente qualcosa, ma il raziocinio ci impone di non fare niente per inseguire i nostri bisogni? Quante volte siamo coscienti del fatto che il nostro egoismo può causare solo dei danni, nonostante vorremmo pensare anche un po' a noi stessi? Raven non lo sapeva, ma a meno di due ore più tardi, avrebbe potuto dormire sonni più tranquilli; Scott, Ororo, Hank, Kitty, Bobby e la dottoressa Guerrero si ritrovarono nella stanza per separare coloro che la stavano occupando. Kimberly, ancora nascosta sotto le coperte di Petra, guardò, sporgendosi appena con il muso, l'allontanarsi della la barella che ospitava Sharon. Ella versò una lacrima; per quanto poteva saperne, quella poteva essere l'ultima volta che la vedeva. Gli X-Men indossavano le loro tute classiche, che riportavano il logo della scuola in bella vista, mentre avanzavano determinati verso l'X-Jet, meglio conosciuto come BLACKBIRD. Un volo normale avrebbe impiegato ben 16 ore, per raggiungere il suolo africano, ma un aereo militare come quello ne avrebbe impiegate solamente 12. Non c'era momento alcuno da dedicare alla teatralità della faccenda: tutti si misero in moto per partire. Hank fu il primo ad entrare a bordo, ovviamente dopo che Scott gli diede l'okay a seguito di un rapido check up al motore e ai propulsori, per preparare l'intelligenza artificiale D.R.E.A.M. alla corretta accensione del Jet. Bobby, invece, azionò il meccanismo che consentiva all'apertura del campo da basket sovrastante, in modo tale che il BLACKBIRD potesse uscire. Ororo e Kitty si occuparono di Sharon, che venne trasportata e agganciata in uno stanzino posto sul retro, adibito al primo soccorso.
Kitty;; « Riuscirà a reggere l'anestesia totale che le ha fatto la dottoressa Guerrero? Non vorrei che si svegliasse prima ancora di arrivare. » Disse, rivolgendo i propri dubbi ad Ororo.
Ororo;; « Non credo dovrebbero esserci troppi problemi. In ogni caso, ci alterneremo coi turni di guardia. » Replicò, senza staccare lo sguardo da Sharon.
Kitty;; « Credo di avere un'idea, sì! Potrei riuscire a stabilizzarla in maniera più naturale, e forse capire qualcosa in più di lei! » Continuò, con una certa nota di entusiasmo. Ororo sospirò.
Ororo;; « Ci aspetta un lungo viaggio, Kitty. Faresti meglio a ritagliarti due ore di sonno, così come farò io. » Detto questo, ella si allontanò, stropicciandosi gli occhi con la mano. Kitty ci rimase un po' male nel vedere la propria euforia venir stroncata sul nascere, ma non se la sentì di incolpare l'amica: dopotutto, comprendeva anche lei che quella era una situazione infelice: tanto sale sui campi da impedire tutto ciò che poteva allentare la tensione. Oltre a questo, Ororo in particolare era il membro degli X-Men più tormentato in quel momento: avrebbe rivisto il suo luogo natio, ed era attanagliata da emozioni contrastanti a riguardo. Quando tutto fu pronto per la partenza, gli X-Men si sedettero ai propri posti: Scott di fronte al pannello di controllo, Hank e Ororo come secondini, Kitty e Bobby come esterni. Il posto centrale, quello di torre, era vuoto a causa dell'assenza di Piotr.
Scott;; « X-Men in posizione. D.R.E.A.M. , manda un segnale alla torre radio del Wakanda. Arrivo previsto verso le ore 18:30. » Esclamò con decisione, e l'intelligenza artificiale acconsentì, incominciando il processo di caricamento. Successivamente, il leader del gruppo, premette un tasto che fece girare la propria sedia di 180 gradi: si trovò a guardare i propri compagni. « Questa è, a tutti gli effetti, una missione di salvataggio; come tale, il fallimento non è contemplato. Supereremo la difficoltà di consegnare la ragazza ai Wakandiani, nonostante tutto ciò che ha fatto ai loro fratelli oltreoceano. Lo faremo per la Maximoff, che a casa combatte tra la vita e la morte. » Se c'era un modo, per risvegliare un sorriso sui volti dei propri compagni, Scott lo aveva trovato: era proprio vero che la speranza la si poteva trovare anche negli attimi più oscuri. « Ora reggetevi forte! » Ritornò ad esclamare, afferrando con forza il timone di comando; successivamente, premette numerosi tasti sul pannello di controllo e alzò la leva di propulsione. Il BLACKBIRD si alzò lentamente da terra, causando un rumore stridente e acuto, successivamente unito da quello roboante delle prime fiammate dei propulsori. « Partenza tra 3...2...1!! » Le ali del Jet si abbassarono appena e, per la seconda volta nel giro di 12 ore, il velivolo partì. Nel giro di due secondi, percorse la rampa di lancio, che lo portò ad infrangere l'atmosfera alla velocità del suono. Una volta raggiunta una quota sufficiente alta, gli X-Men poterono mollare la salda presa alla pettorina di sicurezza: si erano finalmente messi in viaggio verso le terre africane. Come annunciato in precedenza da Ororo, ci sarebbero stati dei turni di guardia per Sharon; qualora lei, per qualche motivo, si fosse svegliata in volo, qualcuno avrebbe dovuto provvedere anche ricorrendo a mezzi poco ortodossi. Nessuno di loro poteva prevedere cosa avrebbe potuto fare, molto semplicemente perché di lei non sapevano niente: nemmeno il nome. L'avevano incontrata semplicemente come una figura mascherata che maneggiava un'arma da fuoco, vero, ma il fatto che la sua mente era riuscita a mettere K.O. la figlia del Professore, li impensieriva non poco. Il primo a dover assistere alla sconosciuta, nonché elefante nella stanza, fu proprio Hank. Dentro in quella stanza vi rimase per quasi due ore, mentre Ororo e Bobby decisero di recuperare qualche ora di sonno, seduti ai propri posti. L'unico che non poteva staccarsi dalla sua postazione era proprio Scott il quale, seduto e concentrato sul pannello di controllo, continuava a premere pulsanti e dirigere il percorso del jet. Kitty rimase pressoché da sola; non aveva proprio sonno, né tantomeno cercò di addormentarsi, era solo piuttosto impaziente di mettersi a fare ciò che la sua mente aveva ragionato poco prima di partire. L'attesa era snervante, e alla fine neppure il suo fidato kindle poté intrattenerla più di tanto, in quella situazione, nonostante tutti i libri che si era scaricata. Per questo, quando le porte si aprirono, Kitty fu felicissima di vedere Hank ritornare. Teneva tra le braccia pelose il proprio tablet, assieme ad un cubo di vetro dove vi era stata riposta la maschera, ancora insanguinata, di Sharon; come se fosse un modellino da esposizione.
Kitty;; « Hey Hank, finalmente sei torn-.. Uh? Che ci vuoi fare con quella? » Domandò confusa. Hank sospirò, sedendosi al proprio posto. Sistemò il tablet sul pannello, in modo tale da concentrarsi per bene sul cubo di vetro che reggeva tra le mani; scrutava il suo interno, dietro agli occhiali a mezzaluna.
Hank;; « Mi sono messo a cercare informazioni a riguardo di questa maschera: sembra appartenere alla tradizione carnevalesca veneziana. Anche se spoglio e molto più sobrio, il modello è esattamente quello. Tuttavia, speravo di giungere ad una conclusione che potesse aiutarci a capire qualcosa in più.. » Il mutante prese a massaggiarsi la barba, pensieroso.
Kitty;; « Mh, mh.. Sì, sì, la maschera è decisamente una di quelle. Posso andare io, adesso? » Domandò, ed Hank volse uno sguardo serio verso di lei. « Che c'è?! »
Hank;; « Stai attenta. » Disse semplicemente, ritornando poi al proprio tablet. Egli fece intendere che, pur non impedendole nulla, aveva intuito, più o meno, cosa passasse nella sua mente. Kitty roteò gli occhi, varcò la cintura di sicurezza, e si diresse finalmente verso lo stanzino. La mutante attraversò la porta come se questa non esistesse, e rimase da sola con quella misteriosa assassina, che sembrava dormire beata. Le ci volle qualche respiro, per capire quanto fosse pesante l'aria in quella minuscola zona, quindi non perse tempo alcuno. Nonostante il ristretto spazio vi era un piccolo armadietto dove gli X-Men tenevano i più disparati oggetti personali. Ognuno del gruppo aveva un cassetto a disposizione, che contenevano cianfrusaglie molto spesso destinate a prendere la polvere, ma questo non era il caso di Kitty, sebbene il suo era quello più pieno. Aprì il suddetto ed estrasse nell'ordine: un mortaio, una ciotola di legno, un pennello, una bottiglia d'acqua mezza piena, foglie di ortica, un puntaspilli, mezzo peperoncino, un barattolo pieno di ocra rossa, dell'olio di ricino e, infine, un po' di sale rosa dell'Himalaya. Kitty prese la ciotola e dentro di essa ci mise: foglie di ortica, il mezzo peperoncino, il sale rosa dell'Himalaya e una manciata di ocra rossa. Col mortaio iniziò a pestare tutto il contenuto della ciotola, in velocità e con movimenti secchi del palmo, fino a quando tutto non divenne una polverina triturata da bagnare con un poco di olio di ricino. Prese l'ago dal puntaspilli e, con molta attenzione, si fece una puntura al dito: quattro gocce di sangue caddero dentro la ciotola. Infine fu il momento di prendere il pennello, imbeverlo nella bottiglietta d'acqua, e mescolare l'intruglio creato, in modo tale che divenisse ancor più omogeneo e attaccato alle setole. « Così dovrebbe andare bene.. » Mormorò, alzandosi da terra e avvicinando la punta del pennello alla fronte di Sharon. Con molta attenzione, ma anche con pennellate decise, prese a dipingere sopra di essa. Concentrata, compose un triangolo inscritto in un cerchio, sostenuto da tre foglie. Il miscuglio, prevalentemente di colore rosso con qualche granello rosa di sale e verde di ortica, venne assorbito completamente dalla pelle della bionda, lasciando però un alone di irritazione sulla stessa. Kitty, col suo sangue, trasferì il potere dell'intangibilità al miscuglio, permettendo che questo penetrasse nella carne di Sharon. Il simbolo, così com'era stato disegnato dalla mutante, comparve luminoso, questa volta, sulla fronte di quest'ultima. La giovane professoressa congiunse le mani aperte e chiuse gli occhi, concentrandosi con forza su colei che voleva raggiungere spiritualmente, e mormorò. « Sesto sigillo del chakra aperto, che il mio terzo occhio possa raggiungere questa donna senza nome. » Tutto scomparve attorno a lei: il BLACKBIRD, gli X-Men.. Tutti i suoi sensi percepirono un immenso spazio oscuro, in maniera estremamente ostile anche se vuoto. Kitty si sentiva come se dovesse stare costantemente in allerta: lì, nella mente di Sharon, non era la benvenuta. Quel luogo aveva rigettato via la figlia di Xavier, non prima di averla fatta soffrire, quindi c'erano tutte le buone motivazioni per averne timore. Kitty non era come Amelia; non aveva ereditato i poteri dal telepate più potente dell'universo. Ciò su cui la più giovane componente degli X-Men poteva contare era una forte flessibilità mentale, che le consentiva un forte senso strategico riguardo ai propri poteri. Facendo ciò, ella poteva permettersi di dare lo scacco al re anche in condizioni sfavorevoli; talvolta uscendo dal suo range di movimento all'interno della scacchiera. Lo scacco matto, in quel caso, erano risposte, ma fu fortunata; perché quest'ultime arrivarono direttamente da lei. Un rumore martellante di passi in corsa, accompagnato dal fiatone di una donna, preannunciarono l'arrivo di Sharon in quello spazio indefinito. Si mosse rapidamente verso Kitty e, prima che quest'ultima potesse fare qualcosa, la sua divisa venne afferrata con forza dalla bionda. Ella aveva un'espressione spaventatissima, e il suo corpo tremava in maniera incontrollata.
Sharon;; « DEVI ANDARTENE DA QUÌ!! TI PREGO, TI SCONGIURO: NON HAI LA MINIMA IDEA DI DOVE TI TROVI!! » Esclamò con forza. Le sue palpebre erano talmente aperte che i suoi bulbi oculari sembravano essere sull'orlo di uscire dalle orbite. Kitty tentò di calmarla, ovviamente, e avendo a che fare con tutta quella disperazione poggiò le mani sulla testa della donna, che stava ricurva con la schiena ad implorare la mutante.
Kitty;; « Sono quì per aiutarti, e non sono da sola! Se vuoi essere salvata, devi collaborare con me! » Sharon, per quanto Kitty stesse comprimendo la sua testa tra le mani, la scosse violentemente. « Guardami, non avere paura! Siamo gli X-Men, tu ti puoi fidare di noi! »
Sharon;; « MA NON CAPISCI?!!!? » Urlò di getto. « IO NON POSSO ESSERE SALVATA!!! SE MI RISPARMIERETE, PER VOI SARA' LA FINE!! » Se la tuta di Kitty, così come quelle degli altri X-Men, non fosse stata estremamente elastica, a quest'ora Sharon gliela avrebbe già sgualcita. La mutante la guardò con inquietudine: il comportamento della donna era imprevedibile, oltre che le sue reazioni rasentavano la grottesca deformazione facciale dell'"Urlo" di Munch.
Kitty;; « Perché hai ucciso quelle persone??! Perché hai ridotto in fin di vita una nostra studentessa??!! Ti rendi conto del male che le hai fatto?!? E' stata lei a chiederci di salvarti! Come minimo, le devi di rispondere alle nostre domande!! Chi sei tu, veramente??! » Incalzò la giovane professoressa, dovendo anche fare affidamento al sangue freddo: la situazione si prospettava essere più complicata e intricata del previsto. Sharon ebbe fatica a reggere il suo sguardo.
Sharon;; « No.. No.. NO, NO, NO!!! Voi non avete idea di cosa sta per accadere! Abbattete, abbattete il mio corpo.. Ho un localizzatore impiantato nel cervello, distruggete pure quello.. E lasciatemi dove volete, non mi interessa.. Proteggete la mia Petra, anzi: proteggetevi tutti.. Non riuscirò a contenerlo ancora per molto.. » Proseguì, e l'angoscia di Kitty divenne turbamento.
Kitty;; « La tua.. P-Petra?!! Ma cosa.. » Ella deglutì, e un brivido dietro la schiena la percorse non appena Sharon le intimò di proteggersi. « Da cosa ci dovremmo proteggere..? Che cosa contieni, dentro di te..? » E quelle furono le ultime domande che la mutante ebbe l'opportunità di chiedere: qualcuno aveva deciso che il suo tempo era scaduto, all'interno della mente della donna. Quest'ultima chinò il capo e lasciò andare, lentamente, la presa alla divisa di Kitty. Nascosta dai i capelli biondi, che caddero sul suo viso come rampicanti, ella singhiozzava silenziosamente. Sapeva benissimo che loro due non erano più sole. Come una miriade di fantasmi, un denso vapore biancastro incominciò a fluttuare sopra le due, condensandosi mentre scendeva con leggiadria, come petali di rosa. Herai si manifestò accanto a Sharon: incappucciato, con quell'inespressiva maschera addosso e il lungo mantello che gli conferiva l'aspetto di un sommo sacerdote: era terrificante. L'occhio violaceo, splendente, avrebbe potuto rendere Kitty corporea, sfruttando la paura che chiunque percepiva alla presenza di tale essere ancora così ignoto e imprevedibile. La mutante poté vederli come due entità distinte, molto probabilmente come nessun altro, a parte Sharon stessa, avrebbe mai potuto. La mano guantata dell'assassino andò a poggiarsi, serpentina, sulle labbra della donna: voleva sovrastarla anche nel luogo più privato: quello dei pensieri.
Herai;; « E' proprio questa la verità, mia cara: in un modo o nell'altro, io vincerò sempre. » Il suo timbro così cupo e baritonale scosse i timpani della giovane professoressa, a tal punto da inumidirle la fronte. Numerosi lamenti si liberarono nell'aria: voci che chiedevano, piangendo con forza, di essere risparmiate. Decine di esse divennero centinaia arrivarono a sovrastarsi l'una con l'altra, fino a quando non divennero un unico stridio acuto, difficile da ascoltare. Kitty non ebbe altra scelta: per non cadere nella pazzia, ella afferrò tutte le informazioni che aveva ottenuto, e decise di chiudere il contratto. L'occhio che aveva illuminato la sua fronte, fino a quel momento, sbiadì fino a scomparire. La mutante diede un ultimo sguardo ad Herai e Sharon, prima di sparire in una compenetrazione, e diede un forte avvertimento.
Kitty;; « Abbiamo appena scagliato la prima pietra contro la tua fortezza. Hai fatto male a sottovalutare gli X-Men, Petra per prima. Soprattutto, non hai considerato che una gabbia da tranquillità fino a quando qualcuno non spacca il lucchetto con un piede di porco.. E l'animale al suo interno può essere il più pericoloso di tutti. La persona che ti vincerà, sarà colei che meno ti aspetti! » E così, ella si ritrovò fuori dalla mente di Sharon, con ancora le mani congiunte. Appena riprese coscienza, percepì anche un leggero mal di testa, ma era ben cosciente del fatto che non vi era più alcun secondo da perdere. Attraversò la porta e si ritrovò a battere i piedi sul ponte di comando, in modo tale da attirare l'attenzione di tutti. Il primo a voltare la sedia fu, ovviamente, Bobby.
Bobby;; « Tesoro, va tutto bene? Non stavi tor- » Ma Kitty non aveva intenzione di parlare a riguardo del fatto che era rimasta, chiusa per tre ore, nello stanzino. Lo interruppe subito.
Kitty;; « Vi interesserà sapere che abbiamo due persone a bordo, e non una come credevamo. » Quella frase stranì tutti quanti; pure Scott azionò il pilota automatico per girarsi, assieme ai suoi colleghi, verso la mutante.
Ororo;; « Che cosa intendi dire, Kitty? » Domandò, ormai risvegliatasi da un pezzo.
Kitty;; « Sono riuscita ad entrare nella sua mente e a comunicare con lei. Vi avverto: quello che ho saputo non è molto, ma penso che ci basterà per quando atterreremo a Wakanda. » Preannunciò.
Hank;; « Insomma! Non tenerci ulteriormente sulle spine. Che cosa hai scoperto?! » Incalzò, con il suo vocione rauco.
Kitty;; « Dentro la sua mente coesistono sia l'assassina mascherata che Sharon, come due entità distinte. Quest'ultima, per prima cosa, ha tentato di cacciarmi via: era spaventata, decisamente spaventata.. Credo che abbia provato a fare lo stesso con Amelia, e in quel caso ci riuscì pienamente. Non sembra avere il controllo né della sua fisicità né della sua psiche.. Ha espressamente chiesto di essere uccisa. Secondo lei, non vi è nessun altro modo per fermare il male che nasconde dentro di sé. » Hank e Ororo guardarono Scott con la coda dell'occhio. Bobby, che solitamente riusciva a formulare un sillogismo pertinente, rimase completamente zitto al suo posto.
Scott;; « C'è dell'altro? » Esortò.
Kitty;; « Sì; nel cervello le è stato impiantato un localizzatore, ed è ancora attivo. In questo momento, qualcuno ci sta tracciando mentre sorvoliamo l'oceano. » Ororo scattò in piedi, decisamente allarmata: il suo sguardo trapelava sconvolgimento, paura e irritazione.
Ororo;; « Dobbiamo toglierglielo e disintegrarlo. All'istante. » Rispose a denti stretti.
Scott;; « E' troppo rischioso, senza contare che nessuno di noi ha le strumentalizzazioni adatte per farlo.. Come minimo le danneggeremo ulteriormente il cervello, forse in maniera irreparabile. Se ne occuperanno nei laboratori Wakandiani. » La professoressa Munroe si voltò verso di lui, e il suo viso si incupì ulteriormente.
Ororo;; « Non lascerò che qualcuno con le mani sporche di sangue localizzi e prenda di mira la mia terra! » Sottolineo la parola "mia" con molta enfasi.
Scott;; « Non credo ci siano alternative, Ororo. Tocchiamole il cervello ed è finita: morte cerebrale. Risultato? Avremmo fatto un viaggio per niente e, oltretutto, bruciata la promessa fatta alla Maximoff. Un bel biglietto da visita per la nostra inadeguatezza. » Rispose con una calma calcolatrice, quasi innaturale, zittendo completamente la collega.
Hank;; « Qualcuno sta sfruttando una ragazza affetta da un disturbo dissociativo di identità per compiere nefandezze, non può essere altrimenti. » Osservò, incrociando le braccia al petto e massaggiandosi la folta barba con una mano. « Non è la prima volta che abbiamo a che fare con delle personalità forti che soggiogano altre più deboli, sfruttando una loro situazione precaria. »
Kitty;; « Concordo con te, Hank. A supporto di ciò, a riguardo di Petra.. » La mutante si prese un attimo, per dire un qualcosa che i suoi colleghi avrebbero sicuramente preso per assurda. « Sharon la ama. Non l'avrebbe nemmeno sfiorata di sua spontanea volontà.. Questo mi è parso più chiaro e limpido delle acque che stiamo sorvolando. » Un silenzio tombale calò sul ponte di comando, dato che nessuno sapeva bene come affrontare quel particolare lato della faccenda; ci dovette pensare Ororo, rimarcando su delle cose che Petra stessa le aveva confidato, quando si incontrarono per la prima volta.
Ororo;; « Deduco che questo.. Dualismo sia l'artefice del periodo di crisi che le ha portate a separarsi.. » Osservò, e Bobby fu ben più che felice di deragliare l'argomento verso un altro aspetto della disgrazia.
Bobby;; « Kitty, ti ha detto qualcosa a riguardo del siero? » Domandò, ma la compagna scosse il capo.
Kitty;; « Non ho informazioni particolari riguardo a quello; anche se, sicuramente, colui che manovra i fili le avrà fornito il veleno che si è beccato Petra. Tuttavia, le sue parole sono state chiare nel loro essere indirette: qualsiasi cosa conteneva quella siringa, non era una sostanza tossica qualsiasi né un intruglio fatto su misura per per il DNA di Petra. Siamo tutti sul mirino di un mortale pericolo che sta per incombere su di noi a zampa d'elefante. Per quanto non mi piaccia per niente ammetterlo, i dubbi di Piotr si sono rivelati fondati.. » La mutante intermezzò le frasi con i dovuti silenzi, permettendo ai suoi compagni di metabolizzare il boccone più amaro di tutti: ancora una volta, i mutanti si trovarono a contrastare un'imminente e papabile genocidio. Come se fosse la ciclicità del destino, gli X-Men sapevano benissimo che la loro esistenza era dovuta a situazioni del genere.
Scott;; « Abbiamo sicuramente a che fare con qualcuno che ha il controllo dei laboratori sperimentali.. » Pronunciò con tono basso, prima che il rumore predominante fosse quello dello scrocchiare delle dita di Hank.
Hank;; « Appena sapremo ciò che ci resta di sapere, direi di formulare velocemente un piano. Voglio proprio vedere se, con queste due, sono ancora bravo a colpire.. Come faccio con la mia dialettica. » Grugnì, ritrovandosi nuovamente con il desiderio di provare l'adrenalina di uno scontro fisico.
Ororo;; « Se prima ero titubante a riguardo dell'X-Èlite, ora non lo sono più. È tempo di mettere tutte le nostre forze in campo, abbiamo sopportato anche troppo. Sono con te, Hank, e appena ne avrò l'opportunità farò tremare sia Zeus che Poseidone.. La tempesta che scatenerò farà tremare il mondo intero. » Asserì, e i suoi occhi si illuminarono di un bianco intenso.
Bobby;; « Mi basta solamente averli sotto tiro, e in due secondi renderò loro dei reperti di studio per le generazioni future! Mi auguro che il loro razzismo riesca a tenerli ben caldi, perché nessun siero ha speranza contro il mio ghiaccio! » Sogghignò orgoglioso, ben consapevole del fatto che, una volta scatenato, avrebbe costruito l'ecatombe gelata per coloro che si sarebbero resi colpevoli di minacciare la vita degli studenti.
Scott;; « Direi che siamo pienamente d'accordo. » Osservò.
Kitty;; « La cosa migliore è quella di restare uniti: il nemico è riuscito ad arrivare ad una di noi, isolandola dalla nostra protezione. Siamo tutti potenzialmente invincibili, ma dobbiamo stare attenti: coloro che ci vogliono sterminare non hanno paura di prendere ciò che a noi sta più a cuore, e usarlo come arma mortale contro di- » Ma fu bruscamente interrotta da una notificazione da parte dell'intelligenza artificiale D.R.E.A.M.
« ATTENZIONE: Atterraggio nel territorio Wakandiano in cinque minuti. » Scott, si voltò di scatto, rimettendo mano al pannello di controllo.
Scott;; « Aspetta! Com'è possibile?! L'arrivo era previsto tra quattro ore! » Esclamò, estremamente confuso, guardando poi lo scenario sul quale il BLACKBIRD stava sorvolando. Si stava facendo tardo pomeriggio, e quindi la luce solare si era nettamente affievolita, ma lo stesso si potevano identificare delle lande vastissime e, all'occhio nudo, potenzialmente infinite. « E in ogni caso.. Al massimo avremmo appena oltrepassato il suolo Africano, nulla di più! » Ororo si alzò nuovamente in piedi e, lentamente, andò a poggiare entrambe le mani sul parabrezza. Delle ombre, in lontananza, incominciarono ad essere intraviste. « Ci deve essere un'errore, non possiamo essere già arrivati! » Continuò, mentre Hank usò il tablet per localizzare la loro posizione con la mappa satellitare.
Ororo;; « Non può essere.. Non ci voglio credere.. » Sussurrò.
Kitty;; « Sta.. Morendo. »
Bobby;; « Hank..? »
Hank;; « D.R.E.A.M. ha ragione, Scott. » Rispose, alzando lo sguardo dal tablet. « Siamo arrivati.. Quella.. è Wakanda. » Pronunciò, mentre quelle ombre divennero sempre più grandi da non esserlo più. Il BLACKBIRD sorvolò su un territorio a tratti conosciuto e a tratti no: del grande regno del Wakanda rimanevano solamente degli edifici in rovina. Tutto era in controluce, al calar romantico del sole, ma i campi lunghi e aridi si potevano vedere benissimo: esattamente come la voragine che distrusse metà della grande foresta. Molto spesso, si era soliti vedere quei territori pullulare di gente: che fossero contadini, agricoltori, studenti, guerrieri.. Poco importava: il luogo dove la vita era nata non conosceva sonno, o almeno così era. Ororo provò un forte senso di malinconia ed estraniamento a fronte di quel paesaggio così sfigurato: avevano preso la sua infanzia e l'avevano deliberatamente stravolta. Non sapeva esattamente come pensare: se lo doveva aspettare? Dopotutto, non tornava lì da anni; nonostante questo, però, si sentì inevitabilmente privata di un qualcosa di caro, che non doveva essere cambiato per niente al mondo. L'X-Jet infranse, col suo roboante motore, il silenzio della desolazione, in cerca di un nido di cespugli dove atterrare per il riposo.
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QUICKSILVER
Science FictionPetra Maximoff è una mutante col dono della supervelocità che si trova, di suo malgrado, alle prese di un mondo ostile nei confronti della sua razza. A rendere il suo viaggio ancor più intricato e complesso, ci sarà la scoperta di una vita passata...