La festa di Halloween si era ormai conclusa da ore. Fu un vero successone tra gli studenti, come ogni anno, trattandosi dell'unica festa durante la quale potevano dimenticarsi di essere mutanti, dimenticarsi di essere diversi. Tutto questo richiamava al senso di comunità che aleggiava all'interno dell'istituto, dove chiunque doveva sentirsi accolto e... Protetto. L'andamento del professor McCoy, tra quei corridoi bui pieni di zucche, scheletri e caramelle, non era il solito. Non vi era compostezza, altezzosità, le mani dietro la schiena e nemmeno lo sguardo fiero della propria sapienza. Egli si trascinava stanco, coi capelli spettinati, senza i classici occhiali a mezzaluna, con il completo sgualcito e sprovvisto di cravatta. Sospirava in continuazione, prestando solamente attenzione a non compiere passi troppo pesanti e rumorosi, in modo tale da non disturbare il sonno degli studenti. Quest'ultimi avevano il diritto di starsene beati nell'inconsapevolezza. Hank volle prendersi il lusso di sperare che non arrivassero mai a sapere quello che successe quella notte, ma era ben cosciente del fatto che, al sorgere dell'alba, avrebbero saputo tutto. Ai suddetti sarebbe stato noto che i loro professori, coloro incaricati della loro sicurezza, avevano fallito nel proteggere una studentessa, quella studentessa. L'istituto sembrò ancora più grande di quanto fosse già, tanto da farlo sentire un granello di sabbia al cospetto dell'oceano. La grande eredità di Charles Xavier e della X-Mansion era tanto romantica quanto pesante e difficile da sostenere; di questo se ne rese ulteriormente conto quando, aprendo le porte del grande salone, diede uno sguardo ai suoi compagni, agli altri X-Men. Ororo era rannicchiata esausta sulla poltroncina, Piotr fumava nervosamente camminando per la stanza, Kitty se ne stava abbracciata a Bobby e quest'ultimo era intento a rincuorarla. Il preside Scott Summers appariva calmo, mentre se ne stava per conto suo a compiere ricerche sul proprio tablet olografico, ma tutti loro sapevano che, in realtà, era più nervoso che mai. L'improvvisa missione di salvataggio era stata completata da qualche ora, ma qualcuno di loro non trovò le energie per togliersi l'uniforme e mettersi in comodità. L'eroismo, il vigore e l'animo inscalfibile degli X-Men.. Tutto in fumo in poche ore. In quel momento non vi era traccia degli eroi mutanti dalle straordinarie abilità: lo sconforto era talmente grande da non permetter loro di definirsi in alcun modo. All'arrivo di Hank, tutti gli sguardi si alzarono su di lui; soprattutto quello di Ororo, che si alzò in piedi e si avvicinò all'amico.
Ororo;; « Che ti ha detto?? » Hank tenne lo sguardo abbassato, non sapendo come rispondere in maniera delicata a quella domanda.
Hank;; « ..E' viva per miracolo, Ororo. Il suo cuore batteva ancora, e solo grazie a questo la dottoressa Guerrero è riuscita a stabilizzarla con successo. Tuttavia, il veleno che le era stato iniettato aveva raggiunto il 90% di corruzione del suo DNA. Una nostra esitazione e se ne sarebbe andata tra le nostre braccia. » Alla rivelazione del rischio corso, Ororo incominciò a tremare e si portò le mani sul viso. Piotr, per poco, non spezzò il sigaro che stringeva nella mano.
Piotr;; « Quindi abbiamo a che fare con un siero! Un siero che, guarda caso, sopprime il gene mutante! » Ringhiò a denti stretti.
Bobby;; « Piotr.. Non è il momento per i complotti, non per forza tutto dev'essere contro di noi. » Disse, intromettendosi, tentando di placare un terremoto in arrivo.
Piotr;; « Dimmi un po', filosofo dei miei stivali, ricordami l'ultima volta in cui noi mutanti non siamo stati in mezzo a cose del genere! Con l'affare delle sentinelle non c'entravamo nulla, vero? Sicuramente il progetto A.M.M.O. ci tratterà bene, non è così?! » Il suo viso era corrugato in un'espressione a dir poco furiosa, tant'è che Bobby non riuscì nemmeno a guardarlo negli occhi.
Hank;; « Amico mio, ascolta, per quanto ne sappiamo potrebbe anche essere come dici, ma.. Non avendo nessuna informazione a riguardo, ciò che dice Bobby non possiamo escluderlo. » Il mutante peloso poggiò la mano sulla spalla di Colosso, ma questa venne allontanata bruscamente.
Piotr;; « Con me le tue stronzate non attaccano. Se vuoi giocare alla diplomazia te ne torni in diretta tv, lontano da me. Hai pure stretto la mano a quel lurido porco di Kelly Jr., fossi in te vedrei di non aprire più quella bocca bavosa che ti ritrovi. » Egli puntò il dito contro Hank, dopo aver usato il palmo dell'altra mano per spegnere il sigaro, sfogando la frustrazione, che aveva covato in quelle ore, sul compagno. Quest'ultimo sapeva che Piotr era un animo molto succube delle sue stesse emozioni, nel bene e nel male, e proprio grazie a questo fattore Hank era ben consapevole che quelle cose, Colosso, non le pensava realmente. Tuttavia, il muso si schiacciò in un ringhio di risposta.
Hank;; « Ti dovrei forse ricordare cosa è successo l'ultima volta che qualcuno di noi non ha reagito con diplomazia? Nel caso potrei aiutarti, rinfrescandoti la memoria. » A quella che era una minaccia velata, susseguì l'interferenza di Ororo, che si abbatté tonante tra i due.
Ororo;; « ORA BASTA!! » Esclamò, dividendoli entrambi e tenendo le mani rivolte ai petti dei compagni, pronte a sparare scosse atrofizzanti nel caso non l'avessero ascoltata. « Una nostra studentessa è quasi morta, e voi due ve ne state a litigare come due bambini! » Commentò esterrefatta, saettando lo sguardo tra i due. Hank prese qualche secondo per respirare profondamente e darsi una calmata, mentre Piotr non voleva proprio saperne di placare i bollenti spiriti.
Piotr;; « Siamo stati anche fin troppo fortunati, ve lo dico io! Pensate se non le fosse successo nulla! Pensate se non lo avessimo mai saputo! Un genocidio mutante, ecco cosa sarebbe successo! Tutto a nostra insaputa! » Continuò, ritornando a rivolgersi a tutti, come un luogotenente nei confronti dei propri soldati.
Ororo;; « ..Stai davvero considerando quello che è accaduto a Petra come una "fortuna"?! » Gli occhi dell'albina, per poco, non uscirono fuori dalle orbite. Sul suo volto si poté leggere quanto fosse sconcertata e delusa.
Piotr;; « La Maximoff è viva, al contrario di molti altri. Pensate davvero che sia stata la prima a subire quella roba? Se sì, vi illudete da soli. » Sibilò.
Ororo;; « E se pensi che riusciremo a salvare gli altri, quando non sappiamo nemmeno proteggere i nostri, sei un illuso ancora peggiore. » Sibilò di rimando, fulminandolo con lo sguardo. Quando c'era di mezzo il dimostrare di avere carattere, Tempesta aveva ben pochi rivali: non vi erano stazza e altezza che le impedivano di manifestare la sua essenza forte e decisa.
Bobby;; « Abbiamo dato prova di essere all'altezza del nome che rappresentiamo, all'altezza di ciò che Charles voleva. » Si staccò leggermente da Kitty, tenendola però ancorata a sé con un braccio, rivolgendosi ai suoi compagni. « Insomma, guardiamoci intorno: ogni anfratto di questa scuola narra la storia di come gli "X-Men" esistano ancora! Non siamo sotto i riflettori, non siamo gli "Avengers", noi non lottiamo per essere acclamati. Abbiamo sempre saputo che il nostro destino era quello di andare avanti nelle avversità, e forse credo che noi non vivremo mai giorni felici. Il nostro combattere è per far sì che siano i nostri studenti a viverli. » Pronunciò tali parole con un'onestà disarmante, tanto che tutti si guardarono finalmente negli occhi. Solamente Ororo non si scompose al suo discorso.
Ororo;; « Ciò che Charles voleva che noi diventassimo, se n'è andato con lui. Noi eravamo X-Men, cosa ci è successo? Ci siamo persi nel cammino della vita. » Quelle semplici parole gelarono la stana.
Hank;; « Ororo.. Lo sai che periodo abbiamo affrontato. » Fece qualche passo verso di lei, il suo sguardo era sconsolato e teneva le orecchie abbassate.
Ororo;; « Non si tratta delle sparizioni, non si tratta dei colleghi e degli studenti che abbiamo perso.. Si tratta del fatto che senza Charles non siamo chi dovremmo essere. » Quell'ultima frase, in particolare, fu ciò che attirò l'attenzione di colui che, più di tutti loro, avrebbe dovuto esporsi sulla faccenda: il preside Scott Summers.
Scott;; « Per quanto io ricordi.. » Incominciò con una nota di sarcasmo, spegnendo il tablet e poggiandolo sulla scrivania. « Charles aveva affidato le redini della scuola e del gruppo a qualcuno, e quel qualcuno sarei io. » Terminò, volendo rivendicare la sua posizione, sentendosi offeso dalle parole di Ororo.
Ororo;; « Oh, Scott, non avevo fatto caso alla tua presenza! » Replicò con un sarcasmo ancora più pronunciato. « Nel caso non lo avessi notato, siamo in una situazione orrenda. Non so gli altri, ma io sarei ansiosa di sapere cosa avrebbe da dire, il nostro leader, a riguardo di ciò. » Proseguì decisamente accigliata, incrociando le braccia al petto.
Scott;; « In realtà ci sarebbe ben poco da dire, e francamente mi stupisce in negativo come voi, con tutto quello di cui farneticato, non siate riusciti a cogliere il punto. » Mantenne una certa compostezza, incominciando ad incamminarsi per la stanza con le mani nelle tasche. Il visore luminoso, in tale situazione e accompagnato dal tono burbero della sua voce, gli conferiva un'aria decisamente sinistra.
Hank;; « E quale sarebbe il punto, Scott? » Domandò, non capendo.
Scott;; « Il punto è molto semplice: la Maximoff va allontanata. » Rispose secco. La risposta fu un sonoro "Che cosa?!" da parte di Ororo e di Bobby. « Al momento risulta una pericolo per i nostri studenti: non so in che modo, ma è riuscita ad attirare su di sé una minaccia che la scuola non può permettersi di gestire. Oltremodo, i suoi poteri sono stati soppressi, quindi si può dire a tutti gli effetti che non sia più una mutante. Per quanto riguarda l'assalitrice mascherata, sarà terminata prima dell'alba. » Così concluse il misterioso "punto della questione": sotto lo sguardo inorridito e sconvolto di Ororo. Quest'ultima aveva gli occhi gonfi e le labbra serrate, quasi come se stesse cercando di trattenersi, fallendo in ultimo; infatti, colpì la guancia di Scott con un sonoro schiaffo.
Ororo;; « VORRESTI DAVVERO ABBANDONARLA COME UN CANE, SCOTT?! SAREBBE QUESTO IL MODO IN CUI CI GUIDERESTI? AVENDO DUE VITE TRA LE MANI E CONDANNANDOLE ENTRAMBE?! » Ella urlò con voce tremante, mentre tutti gli altri X-Men se ne stavano impietriti a guardare. Scott cercò di ricomporsi al meglio che poté, tenendosi la mano sulla guancia e soffiando via il dolore a denti stretti.
Scott;; « Faccio.. Quello che ritengo giusto.. Per la scuola.. » Rispose a bassa voce, ancora stordito, rimanendo però sui propri binari.
Ororo;; « ..Io non ti riconosco più. » Commentò, indietreggiando di qualche passo. Sul suo volto si poté leggere la quintessenza della delusione. « Non so cosa ti sia successo.. Anzi, lo so benissimo, lo sappiamo benissimo; ma dopo tutti questi anni, abbiamo il diritto di sentirlo dire da te. Sarai anche il preside di questa scuola, ma non potrai cancellare gli anni in cui tutti noi eravamo dall'altra parte dell'aula. Te lo chiedo una volta sola, Scott, ti chiedo di essere sincero con quelli che, prima di diventare colleghi, erano e sono ancora i tuoi amici. Se così non farai, sarà tutto finito. Non rimarrà più niente. » Quella notte si stava sfiorando un disfacimento totale: mai gli X-Men si erano trovati ad un passo dalla cessazione del sogno. Le ferite e gli ammacchi di tante battaglie se li portavano sempre dietro, e da queste hanno imparato tante cose, ma un concetto a cui è stato riposto troppa fiducia era quello, secondo il quale, tutto ciò che accadeva fuori dalla scuola, non potesse intaccarla in alcun modo. Tutto ciò che era accaduto a Petra, Sharon e ai membri dei Bastard Ryders non coinvolgeva né l'istituto e nemmeno gli X-men: in nessun modo; nonostante questo, ebbe una risonanza più catastrofica rispetto ad un comune attacco diretto. Scott rimase per diversi secondi in silenzio, immobile davanti a tutti, prima di trascinarsi con lentezza sulla poltrona. Si sedette su di essa e vi sprofondò con un sospiro rassegnato. Le mani andarono ad afferrare il visore, che proteggeva gli altri dai raggi laser che sparava dagli occhi, e lo sganciò dal viso. A testa china ed occhi chiusi, riprese a parlare con un tono di voce più contenuto e meno autoritario.
Scott;; « Ho sempre voluto questo posto. Fin da quando ero uno studente, non ho fatto altro che pensare a quanto volessi essere il leader degli X-Men. Charles lo aveva capito fin da subito, per questo mi aveva affidato sempre più importanza durante le nostre missioni. » Abbozzò un piccolo sorriso. « Mi ricordo tutto di quei tempi, ogni singolo momento trascorso assieme.. Ma non tornerei mai indietro, non sapendo che in futuro mi sarei trovato a guidare anche posti vuoti. I sogni devono rimanere sogni, perché vanno oltre gli orrori della realtà. Preferivo non vivere il mio desiderio, piuttosto che viverlo in parte. » Il visore venne riposizionato sul suo viso, e quindi il mutante poté tornare a riaprire gli occhi. Afferrò una fotografia immortalata in un quadretto riposto sul comodino affianco, e si mise ad accarezzarne la rappresentazione con le dita: tutti i membri degli X-Men, anche coloro che non c'erano più, stretti attorno a Charles Xavier. « Non voglio perdere ciò che ho; come tutti voi, darei la vita per questa scuola, per questo nome.. Vorrei solo che questo bastasse a trovare le soluzioni giuste. » Completò il suo discorso con un forte tono di rammarico.
Hank;; « Il fatto che tu sia il nostro leader, non implica che tu debba cercare le risposte da solo. Se gli X-Men si muovono in una direzione, lo faranno assieme. » Anche Hank si sedette, occupando per metà il divano accanto alla poltrona sulla quale vi era seduto Scott. « Allora, abbiamo la Maximoff e... La.. Ragazza. Cosa decidiamo di fare? »
Kitty;; « Io avrei una proposta. » L'unica componente degli X-Men che ancora non si era espressa a riguardo della faccenda, fece un passo avanti. Tutti voltarono lo sguardo su di lei, ipotizzando che, mentre la discussione cresceva fino a diventare piuttosto accesa, lei se ne fosse stata zitta a riflettere ad una soluzione. « Per Petra, al momento, non vi è posto migliore della scuola, accanto a quelli come lei. Perché sì, lei è ancora una mutante, e il fatto che sia sopravvissuta a questo misterioso veleno ne è la prova! Non importa quanto le sue capacità siano state soppresse, perché sta ancora combattendo! Magari non sarà più veloce come prima, non da permettersi di stare al nostro passo, ma questo è un problema che lei non si deve nemmeno porre; perché quì nessuno viene lasciato indietro! » Esclamò con vigore, risvegliando gli animi afflitti e stanchi dei propri compagni. « Piotr, se quello che ipotizzi dovesse essere la realtà, la sopravvivenza di Petra è di fondamentale importanza! Pensa a quante vite saranno salvate! » Proseguì con la stessa enfasi, rivolgendosi al compagno che la guardava dall'alto.
Piotr;; « Mh, non hai tutti i torti. » Commentò con voce graffiante.
Hank;; « E per quanto riguarda l'altra? » Chiese.
Kitty;; « In quella casa si è svolto un orrore senza precedenti: la pura e sadica manifestazione di crimini indiscussi contro l'umanità. Tuttavia, Petra aveva espressamente chiesto di salvarla: non lo avrebbe mai fatto, non senza un valido motivo. Ci dev'essere qualcosa, sotto: qualcosa che noi non sappiamo. Un lato della faccenda conosciuto solamente a Petra e alla ragazza, forse la pagina mancante che potrebbe farci vedere le cose sotto un altro punto di vista, forse anche più oscuro. » Le riflessioni della mutante spronarono la squadra a ritornare, finalmente, a comportarsi come tale.
Ororo;; « Quando fui mandata ad incontrare Petra in quel pub a Melvindale, riuscii ad entrare nelle sue simpatie; tant'è che, spinta da una confidenza che sbalordì anche me, mi raccontò della sua amnesia e di una certa.. "Sharon Dane". La definì una bugiarda, per averle nascosto l'identità di Pietro, ma a dire il vero non mi disse molto sul suo conto. Tuttavia, la scritta sul muro richiama ad un alias: "Herai Dan Nomas". Benché non abbia la minima idea di cosa significhi tale nome, è certo che dietro la maschera si celi questa "Sharon". Ora che ci penso, inoltre, Petra possedeva una bandana rossa legata alla fronte, quando la vidi per la prima volta, esattamente come quei poveri ragazzi nello scantinato.. » Con una giusta tranquillità mentale, importanti indizi stanno venendo alla luce. Infatti, pure i problemi più piccoli potevano ingigantirsi se affrontati senza la dovuta calma e riflessività.
Hank;; « Quindi la Maximoff faceva parte di una gang, e coloro che sono stati assassinati dovevano essere amici fraterni. » Dedusse mentre si grattava la barba sotto il mento.
Bobby;; « Sto incominciando ad avere il sospetto che Petra sia una delle tante vittime di una relazione tossica. Questa Sharon, oltre ad averle mentito sulla sua identità, ha pure ucciso i suoi amici e l'ha ridotta in fin di vita! Il desiderio di salvare quest'ultima mi preoccupa non poco: non vorrei che, risparmiandola, andassimo a peggiorare una possibile condizione di sottomissione da abusi. » Il professor Drake analizzò il lato peggiore della faccenda: per chiunque, infatti, la richiesta specifica di salvare una persona colpevole di così tante nefandezze, non aveva altre spiegazioni se non la manifestazione, da parte di Petra, della "Sindrome di Stoccolma".
Kitty;; « Penso che non dobbiamo limitarci a risparmiarla.. E' necessario un intervento più drastico. Se riuscissimo a fare, con questa Sharon, ciò che abbiamo fatto con Petra.. Potremmo lavorare su due fronti: accontentare il desiderio di una nostra studentessa e, allo stesso tempo, togliere un'assassina dalla circolazione! » La mutante gesticolò vistosamente, ritornando così all'enfasi di prima.
Scott;; « In ogni caso, sono necessarie più investigazioni. Se ci dobbiamo dipanare su due fronti, è meglio capire alla svelta con chi abbiamo a che fare. Sappiamo troppo poco su questa Sharon, e non abbiamo un secondo da perdere. Finché non facciamo luce su di lei, o "Herai Dan Nomas" che dir si voglia, non possiamo andare avanti. E' richiesto nuovamente l'aiuto di Amelia. » Concluse, alzandosi dalla poltrona, ma subito venne avvicinato da Ororo, che lo guardò con molta serietà.
Ororo;; « E' bene che tu non dimentichi l'accordo. » Sussurrò, come se si trattasse di un mantra.
Scott;; « Non me lo sono mai dimenticato, so cosa ho promesso: ho dato la mia parola. » Sussurrò di rimando, sancendo così la fine di tutta la discussione. Il focus del loro lavoro si spostò in infermeria: un'area della scuola che si raggiungeva percorrendo il lato destro della palestra accanto la "Danger Room". Si trattava di una quindicina di stanze situate dinnanzi ad un grande ufficio che fungeva da "pannello di controllo", nel quale la dottoressa Emily Guerrero poteva controllarle tutte. Ella era la massima incaricata del reparto medico della scuola: assieme all'intelligenza artificiale D.R.E.A.M. , si occupava di giovani mutanti che andavano incontro ad infortuni oppure a malori comuni; si può ben immaginare la tensione in cui era andata incontro quando le arrivarono una mutante in fin di vita ed una donna elettrificata da un simil-fulmine atrofizzante. Per essere stata la migliore amica di Pietro, Emily si ritrovò ad essere aggredita da Petra tempo prima; per questo, il fatto che ora fosse responsabile della sua vita, rappresentava una grande ironia della vita. Con tutti gli X-Men presenti nel suo ufficio, era intenta a monitorare una camera in particolare: quella dove sia Sharon che Petra vennero affidate per le dovute analisi. Emily vestiva di un classico camice bianco, i capelli mori legati in una treccia e degli occhiali rettangolari. Si rivolse ad Amelia, e i professori non interferirono col suo lavoro.
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QUICKSILVER
Science FictionPetra Maximoff è una mutante col dono della supervelocità che si trova, di suo malgrado, alle prese di un mondo ostile nei confronti della sua razza. A rendere il suo viaggio ancor più intricato e complesso, ci sarà la scoperta di una vita passata...