Nessuno rispose alla domanda di Petra, tutti si ammutolirono di fronte a ciò che era successo. Quella cena andò avanti senza che le due proferissero parola l'un l'altra; mangiarono quel che avevano ordinato come se nulla fosse. Durante il ritorno, la mutante stette con la fronte attaccata al vetro del finestrino a ripensare a tutte le sensazioni da lei provate quella sera: rabbia, umiliazione e risentimento. Non si trattava solo di quel Kelly, quelle non erano parole di uno squilibrato; ciò che affermava era ben condiviso e dilagava tra la gente come un letale virus. A Sharon non sembrava pesare che lei non fosse umana, ma perché agli altri sì? Quanti, di fronte a quel servizio, avevano pronunciato le stesse parole dette da quell'uomo? Il fato volle che capitasse a quell'ubriacone rimangiarsi amaramente quanto detto, ma il fatto che, a differenza di quel malcapitato, tanti abbiano potuto passare una serata tranquilla infastidì Petra a tal punto da distoglierla da ogni altro pensiero. Sharon la guardava con la coda dell'occhio, senza farsi scoprire da lei, nel mentre che guidava verso casa. Non c'era molto traffico, e l'unico modo per spezzare il silenzio era quello di accendere la radio. Erano le 23:46 e davano The Weeknd.
Braccia conserte, corpo disteso ed occhi assenti; Petra giaceva sul letto, dando le spalle all'altra metà di esso. Sharon stette per qualche attimo ad osservarla da dietro, rimanendo sull'uscio della porta. L'albina sembrò non accorgersi della sua presenza. La bionda e Kimberly, che stava distesa sul suo tappetino, si scambiarono sguardi eloquenti, pieni di preoccupazione per tutto il tempo, finché la donna non si decise a raggiungere Petra sul letto. Si mise dietro di lei e le sue dita incominciarono a solcare delicatamente i capelli argentei dell'amata.
Sharon;; « Va tutto bene? » Sussurrò, nel mentre che si adagiava alla sua schiena.
Petra;; « Sì. »
Sharon;; « Ne sei sicura? »
Petra;; « Non lo so. »
Sharon;; « Se c'è qualcosa che non va puoi dirmelo. »
Petra;; « Lasciami stare. »
Sharon;; « No, non ti lascio stare. »
Petra;; « Dovresti. »
Sharon;; « Dammi un valido motivo. » La mutante non rispose, e Sharon emise un sospiro. Ogni volta che si sentiva di un aggressione o un abuso di potere nei confronti dei mutanti, non si poteva neanche parlare con Pietro. Petra era la sua proiezione, non solo nel bene ma anche nel male. « Non ne hai uno. »
Petra;; « Ho solamente voglia di andare a letto, ti dispiace? »
Sharon;; « Sì che mi dispiace! » Il tono della bionda si alzò appena, come il suo busto. « Mi stai ignorando da quando hai picchiato quello là. Si può sapere che ti prende? »
Petra;; « Me la prendo con chiunque ci augura del male! »
Sharon;; « Ma lo hai sistemato! Qual è il problema adesso? »
Petra;; « Il problema è che non è solo lui! » Si alzò dal letto di scatto, facendo allarmare pure la povera Kimberly. « Gli è andata male perché ci sono stata io, ma nessuno di voi umani avrebbe preso le nostre difese! Voi ci odiate, ci disprezzate, avete una paura fottuta di noi! Per questo vuoi nascondermi, per questo mi hai detto di non reagire, ma ti è andata male, con me vi andrà sempre male. Io sono su- » Sharon non poté più reggere le accuse che Petra le stava lanciando, per questo le mollò un sonoro schiaffo in pieno viso. Nonostante tutto il risentimento che Pietro aveva nei confronti degli umani non si era mai permesso di includere la donna nel mirino. Sharon, con lui, era in una posizione privilegiata rispetto agli altri, una perla in mezzo ai sassolini. Petra non se lo aspettò, presa dalla rabbia non si rese nemmeno conto di ciò che stava per accadere, per questo la guardò confusa e spaventata, posandosi una mano sulla guancia. « Tu mi hai.. » il suo tono cambiò radicalmente, nel mentre che guardava Sharon con gli occhi sbarrati e tremando appena, divenne infatti spaventato e mansueto. Il viso della donna era cambiato; in un colpo perse tutta la sua dolcezza, fissando Petra come se le uniche sensazioni che provava alla sua vista fossero disgusto e un forte rancore. L'occhio violaceo della bionda parve illuminarsi appena, quando la donna aprì bocca, Petra rabbrividì.
Sharon;; « Tu con me non ci dormi, per stanotte non ti voglio più vedere. » Le lanciò un ultimo sguardo truce e poi le diede le spalle, lasciando che la mutante rimanesse scombussolata e attonita per qualche secondo, poi che se ne andasse. Quando la porta venne richiusa, Sharon prese il suo computer e si mise a controllare che il "lavoro" procedesse nel modo giusto. Petra si dovette, invece, adattare a passare il resto della notte sul divano. Dovette rimanere in intimo, poiché i suoi vestiti, o almeno quelli che credeva fossero tali, erano in camera e lei non poteva più andarci. Era davvero scomodo dormire sul divano, soprattutto dopo aver passato una serata schifosa come quella; il pensiero di tutto ciò che era successo non la faceva chiudere occhio. Non riusciva proprio a capire dove sbagliava, qual era la falla nelle sue azioni: cosa aveva da rimproverarsi? Quello che prima aveva esternato con parole dure era esattamente il come si sentiva. Nonostante il male prodotto da quelle parole, le suddette erano assolutamente veritiere; la mutante non poteva farci assolutamente nulla. In tutto questo disordine di pensieri, però, un dubbio fece capolino nella sua mente: perché i suoi poteri non avevano funzionato con Sharon? Avrebbe potuto schivare quella sberla con facilità, ma invece non la vide neanche partire: si stava indebolendo? Neanche per sogno. Il suo dono la stava abbandonando? Impossibile. Doveva comunque vederci chiaro, a partire dal giorno dopo, senza alcuna esitazione. In poco tempo realizzò cosa fare. Avrebbe passato la giornata per sé, fregandosene di quel che aveva promesso, tanto Sharon non voleva più vederla; che le cambiava? Decise di distrarsi un po' e accese la Ps4 per ammazzare quelle ore insonni.
Erano le sei del mattino e i primi raggi di sole filtrarono dalla finestra, disturbando il sonno precario della mutante. Nemmeno con due cuscini posizionati sopra il bracciolo riuscì ad evitarsi una posizione scomoda per il collo. Riaprendo gli occhi si ricordò di tutto quello che era successo poche ore prima: un risveglio decisamente pessimo. Stette per qualche secondo seduta sul divano, con lo sguardo perso nel vuoto; stanca ma con nessuna voglia di tornare a dormire, non in quelle condizioni. Un brontolio di stomaco la fece alzare; tutta quella rabbia le aveva messo fame, ma cosa poteva mangiare? Non era in grado di prepararselo da sola e non sapeva nemmeno che prendere. In qualche modo doveva arrangiarsi. Si diresse verso il frigo e lo aprì, trovandoci dentro la carne rimasta dal giorno prima; decise di prenderla assieme ad un succo di frutta rossa. Non riuscì a scaldarla adeguatamente e se la dovette mangiare calda fuori e fredda dentro, senza contare l'acidità arrecata dal miscuglio con il succo. Un vero e proprio strazio: in quel momento si sentì una totale incapace, e finì di mangiare con uno sforzo enorme.
I vestiti della sera prima erano decisamente troppo scomodi per la giornata, soprattutto per andare il più lontano possibile, non aveva altra scelta: doveva andare in camera da letto e sperare che Sharon dormisse ancora. Non aveva voglia di discutere e, nonostante lo avrebbe mai detto, con lo schiaffo e le parole che aveva preso aveva paura di lei, in quel momento. Entrò quindi in camera come una ladra; quanto poteva essere brutto dover camminare in punta di piedi in camera propria? Kimberly russava fortemente, mentre Sharon dormiva sulla sua parte di letto, dando le spalle all'altra; esattamente come fece Petra la sera prima. Era tutta una ripicca, ma non volle soffermarsi più di tanto; l'albina si rese conto, però, che Sharon aveva lasciato il computer in stand-by. Venne colta dal desiderio di sapere cosa stesse facendo con esso, ma non aveva tempo da perdere, si limitò solamente a toglierlo dal letto. Aprì l'anta dell'armadio, fissando i vestiti che conteneva; doveva prendersi qualcosa di comodo, per questo scelse dei leggins e una maglietta aderente. Chinandosi per raccogliere le scarpe di due taglie più grandi, si accorse di una valigia posta nel ripiano più basso dell'armadio: si trattava di una vecchia valigia in pelle consumata. Il fatto che fosse ben immessa dentro il ripiano, quasi a volerla nascondere, incuriosì la mutante; ma quello non era il momento più adatto, avrebbe potuto svegliare le due anche solo tentando di tirare fuori il bagaglio. Sgattaiolò via dalla camera, non prima di aver dato un ultimo sguardo a Sharon. Sembrava che, a contrario di Petra, la bionda era stata in grado di dormire beatamente, senza preoccupazioni. L'albina ingoiò il rospo e uscì, chiudendosi la porta alle spalle. I vestiti da lei selezionati aderirono quasi perfettamente al suo corpo, dandole una sensazione di slancio e agilità. Si osservò allo specchio del salotto, prendendo un elastico per legarsi i capelli in una coda; in modo tale da essere pronta per partire. Guardò la sua immagine sorriderle di rimando, con la stessa espressione beffarda. Si trovava al centro della strada, erano le 6:30 del mattino. Quella che lasciò alle spalle era una città fantasma, dato che non c'era nessun'anima viva alla vista. La 8 Mile Road davanti a lei, pronta per essere percorsa e carezzata dalle sue Adidas. Un forte respiro, un lieve vento scosse i capelli di Petra; quest'ultima focalizzò la sua attenzione sul tratto asfaltato di fronte a lei. Strinse i pugni con forza, per poi protendere il corpo in avanti come un centometrista, sentendo il terreno sotto di sé. I piedi erano ancora ancorati ad esso, ma lo sarebbero stati per poco; tese i muscoli e si concentrò: doveva vedere quell'aura azzurra che l'aveva ricoperta la sera prima, la rappresentazione visibile all'occhio umano del suo potere. Voleva correre al massimo della velocità, un po' per smentire il dubbio della notte prima e un po' per assoluto bisogno di farlo. Correre senza mai fermarsi, essere inafferrabile e inarrestabile. Vide qualcosa, una piccola scia che partiva dalle sue gambe, attraversandola per tutto il corpo. Non era abbastanza, voleva molto di più; corrugò la fronte e strinse i denti: la scia divenne così più consistente, dividendosi in più raggi che serpeggiarono attorno al suo corpo. Poté percepire ogni poro della pelle dilatarsi e rilasciare quell'energia tangibile, raggiungendo ogni suo muscolo, facendosi strada penetrando la stoffa dei vestiti. Non seguiva un ordine o una qualsiasi logica, era volubile: come un fuoco. Petra provò calore, ma le piacque, e i capelli argentei si elevarono scombinando la chioma della coda. L'albina era attraversata da un'agitata turbina di luce blu e bianca: impossibile da contenere. Gli occhi ritornarono a concentrarsi sulla strada, e quando lo fecero le iridi persero la loro cromatura oceanica; infatti vennero coperte da una luce bianca. Una goccia di sudore abbandonò la sua fronte, ma prima che potesse toccare la ghiaia della strada, Petra scomparve. Percorse ben 343 metri in un secondo, eguagliando la velocità del suono; la mutante continuò a correre, lasciando una scia zaffiro dietro di sé. Per un qualsiasi essere umano sarebbe stato impossibile reggere quella velocità, ma non per lei. Non solo, Petra riusciva a vedere ben nitidamente il percorso che stava compiendo: tutto attorno a lei sembrava immobilizzato, come se in quel frangente il tempo non passasse per il mondo esterno: gli uccelli levitavano fermi, macchine apparentemente in sosta sulla carreggiata, persone che avevano appena aperto le saracinesche dei propri negozi.. Ad ogni 343 metri di spostamento per Petra, passava un secondo per tutto il resto. Poteva fare qualsiasi cosa, nessuno era così svelto da accorgersi di lei; da questo pensiero derivò un desiderio di compiere qualcosa di illecito, proibito, illegale.. Ma cosa? Durante il tratto della 8 Mile non vi era nulla di interessante ai lati, niente che potesse anche solo incuriosirla, ma chi aveva detto che sarebbe dovuta rimanere entro la 8 Mile? Sharon? Sì, era stata lei, ma in quel momento tutto pensava tranne che alla donna. Più eccitata che mai superò macchine e biciclette, prendendosi gioco della loro lentezza, sfruttando anche il fatto che i conducenti non potessero vederla. Rideva di quegli umani insignificanti, ben cosciente di essere superiore a loro. Poteva raggiungere luoghi lontani senza alcun mezzo di trasporto, impiegando un tempo minimale. In quanti lo sognavano? Quanti avrebbero pagato oro per poter fare quello che faceva lei? Tutti, nessuno escluso. La prima tappa per Petra fu Detroit. Non la Detroit di periferia, di cui ebbe un assaggio durante il tragitto in macchina della sera prima, ma quella urbanizzata: quella dai grandi edifici e brulicante di persone. Chissà se tra di esse c'era un detrattore dei mutanti. Alla sola ipotesi le prudettero le mani, ma venne richiamata al desiderio di beffare gli umani alla vista di un Versace store. Erano le 6:31 del mattino e il negozio era appena stato aperto: le luci interne riflettevano sulle vetrine vestiti lussuosi e costosissimi. Decise di entrare, e lo fece come se nulla fosse: da persona normale. Oltrepassò l'entrata e quindi sotto le prime lampadine del negozio, la cui luce venne riproiettata dai capelli argentei. Non notarla era impossibile.
???;; « Buongiorno! »
Petra;; « Ciao. »
???;; « Posso esserle d'aiuto? »
Petra;; « No, faccio da sola. » Petra liquidò la donna con un sorrisetto volutamente beffardo; la mutante era incapace di metter su un viso innocente per nascondere le sue vere intenzioni, ma aveva il presentimento che quella, dall'aria decisamente poco sveglia, non aveva alcun sospetto di lei. Con passi lunghi e ben distesi avanzò dentro lo store. Si rese ben conto che non aveva in dotazione solamente vestiti, ma anche scarpe, borsette e zaini. Tutti gli indumenti erano composti da una stoffa pregiata e ben ricamata, caratterizzati da colori accesi e luminosi. Petra, nonostante fosse apparentemente l'unica cliente nel negozio, stette ben nascosta ad esaminare, una dopo l'altra, magliette e vestiti femminili, rimanendo vigile. Il respiro si appesantì; non aveva mai fatto una cosa del genere, o almeno non ne era a conoscenza, ma il desiderio di correre un grosso rischio era altissimo. Dopotutto, anche se la avessero scoperta, che avrebbero potuto fare in merito?
La mutante prese, togliendo dalle grucce, tutta una serie di vestiti senza nemmeno guardarli. Oro, argento, scarlatto.. Tutti quei colori accesi nelle mani dell'albina, che andò furtivamente a riporli in uno zainetto appena preso, ma proprio quando aprì il suddetto una voce la colse alla sprovvista.
???;; « What the fuck are you doin', girl? Non ci siamo, come puoi pensare di farlo se c'è ancora l'anti-taccheggio? »

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QUICKSILVER
Science-FictionPetra Maximoff è una mutante col dono della supervelocità che si trova, di suo malgrado, alle prese di un mondo ostile nei confronti della sua razza. A rendere il suo viaggio ancor più intricato e complesso, ci sarà la scoperta di una vita passata...