Ai giovani X-Men venne chiesto di non rimpinzarsi di cibo, al pranzo del giorno dopo. Gli avrebbe aspettati un lungo viaggio oltreoceano, del quale non sapevano ancora niente. I tredici nuovi X-Men, capitanati da Petra, avevano come luogo di ritrovo l'hangar sotto il campo da basket alle 14:00; lì erano attesi da Scott Summers e tutti gli altri professori. Tutti loro avevano equipaggiato la propria tuta speciale. Sebbene fossero, per la maggiore, di color bianco avorio, ognuna di esse ne aveva uno secondario. Azzurro per Petra, nero per Elizabeth, giallo per Jubilee e così via. Tutti loro, però, erano uniti dallo stesso simbolo brillante nel petto. Petra camminò davanti a tutti loro, seguita da due file indiane di sei, e cercò di non voltarsi mai a guardarli. Indossava una manta blu, con ricamato in giallo il simbolo degli X-Men: un onore che era concesso solamente al leader. Lei era l'unica ad avere una probabilità di certezza su che cosa potesse riguardare tale missione.
Emma;; « Sei teso? » Domandò piano, spingendosi verso Kurt lateralmente.
Kurt;; « Come mai prima d'ora, ma questa tuta mi fa stare più tranquillo. » Per lui, avere una tuta personalizzata con il simbolo degli X-Men sopra, era il massimo dell'esistenza.
James;; « Resta concentrato, Kurt. O Rasputin potrebbe toglierti quella tuta così come te l'ha messa. A lui non piacciono gli esaltati. E a dir la verità nemmeno a me. » Parlò con tono basso, guardando sempre dritto davanti a sé. Subentrò, Gambit, il quale possedeva dei dispositivi sugli avambracci che fornivano le carte come se fossero proiettili.
Remy;; « Non c'è bisogno di essere così rigido. Il nostro amico se l'è guadagnata quella tuta, esattamente come tutti noi. Siamo stati disposti a seguire regole mortali, e alla fine abbiamo avuto la mano vincente. » Sorrise sornione, portando le mani dietro la testa.
Jubilee;; « È alquanto evidente che non vi ricordate nulla di come abbiamo effettivamente vinto. È stata la sottoscritta che vi ha portati qui. Ho infilzato io il suo cuore. » Si vantò schioccando le dita e facendo uscire delle piccole scintille. « E con questa siamo 2 - 0 per me, ma tranquilli! Un giorno riuscirete a sconfiggere Petra anche voi. Forse. » Ad interrompere il suo momento di gloria, ci pensò Roberto.
Roberto;; « Per quanto ricordo io, invece, voi tutti stavate nella merda. Sono io che ho ridotto Petra ad uno scheletro giallo, mentre tu invece stavi per venire tagliuzzata come l'agnello natalizio. » Premette l'indice più volte sulla guancia di Jubilee, prendendola bonariamente in giro come era da sempre abituato. Lei, infastidita, lo scansò.
Jubilee;; « Tu sei stato buono solo a giocare a nascondino nello spazio, per poi risbucare fuori a conta finita! » Rispose indispettita.
Kurt;; « Io in realtà penso che dovremmo fare i complimenti a Clary, è lei ad aver fatto la giocata del secolo! » Il mutante scompigliò i capelli viola del membro più giovane del gruppo, e Clarice ridacchiò tutta contenta. Petra era davanti a tutti loro, dalla parte meno colloquiale e ridanciana del gruppo: era come se fosse immersa in una bolla, e sentisse il resto di quelle conversazioni in maniera ovattata e distante. L'aria era piuttosto posante, e cadenzava i suoi passi nella maniera più regolare che poté; fino a quando Amelia non le si avvicinò da dietro. Portava una coda, quel giorno, con due ciocche di capelli libere ai lati, e una di queste si poggiò sulla spalla di Petra.
Amelia;; « Se ti serve una mano a forzarti il sonno, mentre saremo a bordo, non farti problemi a chiedere. Ci sono già stata sul Blackbird, più volte anzi, ma non agitarti troppo. Una volta scesi, usa i tuoi poteri per scaldarti. Mangia un paio di barrette per mantenere gli zuccheri ad un livello stabile. Fai in modo di stare tra Elizabeth e Clarice; quella fascia rossa che ti ritrovi al braccio sottolinea solamente quanto sei esposta rispetto a tutti noi. Un qualcosa che Alex non ha ancora capito. Il compito di tutti noi, è che tu rimanga integra per tutta la missione: non sappiamo quanto una tua copia possa resistere. E già che ci sei, porta un saluto a Wanda da parte mia. » Ad interrompere quel flusso di informazioni, e a dar loro un perché, ci si mise l'ambiguità della primogenita di Xavier. Petra sapeva che la biondina poteva avere accesso alla sua mente nella sua totalità, un qualcosa che ad Elizabeth era ancora impossibile. Petra conosceva la rivale abbastanza per sapere che avrebbe gettato la tregua all'aria, se fosse venuta a sapere che Mystica era entrata all'istituto grazie a lei; tuttavia Amelia non solo lo sapeva, ma era cosciente che quella presente fosse solo una copia. Ella era come una spettatrice, che osservava incuriosita ogni passo della Maximoff. Petra rimase impassibile, ma Amelia era in grado di mettere in soggezione chiunque. Finalmente tutti arrivarono all'Hangar, dove il "BLACKBIRD" li aspettava: più maestoso e imponente che mai. Kurt lo osservò con la bocca aperta, completamente incantato. Il jet, per ovvi motivi, era sempre ben nascosto agli studenti e quella fu la prima volta che lo vide di persona. Si disposero tutti in una fila orizzontale, mentre Petra si slegò il mantello e lo consegnò nelle mani di Kitty.
Scott;; « Benvenuti, miei X-Men. Quest'oggi, è finalmente venuto il momento di applicare tutto ciò per cui avete combattuto. Come ben sapete, il nostro intento iniziale era quello di mandare solamente quattro di voi in questa spedizione, ma abbiamo voluto ascoltare le vostre esigenze, e per questo siete stati ricompensati. » Un applauso auto datosi dagli stessi giovani X-Men si levò nell'aria. « Detto ciò, passiamo a cose meno gratificanti. Dallo scorso Halloween ad oggi, il professor McCoy e la dottoressa Guerrero sono riusciti a ricreare il composto che ha quasi annullato il genoma X del capitano Maximoff. » Hank mostrò una siringa, a tutti i presenti. Petra distolse lo sguardo. Essa conteneva un liquido verdastro, di un colore quasi paludoso. « Tramite delle ricerche che non riuscirei ad esporvi in maniera chiara e semplice, Hank è riuscito a scoprire che tale ordigno ai danni della nostra specie è stato prodotto dalla A.I.M. » I giovani si guardarono tra loro, non avendo idea di che cosa stessero parlando. Hank subentrò, aggiustandosi gli occhiali.
Hank;; « La A.I.M. è un'organizzazione di scienziati biochimici che lavora per il governo degli stati uniti. Possiedono una ramificazione di contatti che va dalle case farmaceutiche agli ospedali. Ciononostante, il loro laboratorio non è sottoposto ad alcuna legge americana; in tutta onestà, non è sottoposto a legge alcuna, perché è situato nella zona di Pryp'jat', in Ucraina. Dove più di trent'anni fa accadde il disastro nucleare di Černobyl. » Dietro di lui apparirono, come ologrammi bidimensionali, immagini satellitari di luoghi abbandonati, paesaggi in rovina, attanagliati dalla natura incontaminata. Incominciò a levarsi della tensione nell'aria, al cospetto di un luogo che era sempre stato estraniato dal mondo. « D'inverno il tasso di radiazione è più basso rispetto all'estate, ma dovete attraversare aree ancora molto radioattive. In totale, avrete solamente tre giorni per raggiungere il laboratorio sotterraneo. In quell'asso di tempo, il vostro corpo mutante non subirà ripercussioni. Sarete provvisti di capsule, le quali provvederanno a darvi l'occorrente per mangiare e bere. Tutto il resto è riposto nella stiva. Le vostre tute sono termoresistenti, ma non affidatevi solamente ad esse, perché ci saranno temperature molto basse; di notte si sfioreranno i -20°, e mi duole dire che sarà la vostra compagnia per tutti gli spostamenti che farete. Di giorno le strade sono costantemente pattugliate da militari, e per quanto forti siete, una vostra bravata vi costerà carissima. » Non c'era tranquillità nell'aria; perfino Elizabeth, che non si scomponeva mai, sembrava parecchio turbata. Petra la osservò di lato, e si avvicinò per sussurrarle qualcosa.
Petra;; « Itai Dōnshin? » La telepate si voltò di scatto verso Petra, la quale la stava guardando con lo sguardo più serio e impassibile che potesse fare. Qualcosa in Petra, dopo aver letto il diario di Sharon, era cambiato per sempre. Elizabeth la guardò sorpresa un momento e dopo un breve sospiro le rispose.
Elizabeth;; « Itai Dōnshin. » Nella confusione generale, le due si erano capite molto bene. Ci fu un chiacchiericcio, che Petra si lasciò alle spalle: non guardò Roberto accarezzare la schiena di Jubilee, e nemmeno Alex massaggiare le spalle di Clarice per rilassarla. Si staccò dal gruppo, semplicemente per starsene un po' in disparte. Sarebbe stato così, se Ororo non si fosse avvicinata a lei.
Ororo;; « Eri davvero maestosa, prima. Sapevo che indossato da te, quel mantello avrebbe voluto dire molto. » Petra non rispose, era come dissociata dalla sua realtà. Non era arrabbiata con Ororo per quello che era successo, semplicemente aveva altro nella testa. Ororo aveva intuito che non si sarebbe sciolta per un complimento, per quanto sincero. « Avrei tanto voluto non dover fartelo sapere, ma... »
Petra;; « Avrei raso la scuola al suolo, se avessi saputo che mi nascondevi cose su Sharon. » Petra la interruppe, pronunciando una frase che per Ororo sarebbe stata inaccettabile, se solo non ne avesse capito il contesto. Ororo si schiarì la gola.
Ororo;; « Non pensavo che avrei assistito ad una dimostrazione d'amore più autentica della tua, devi amarla davvero! » Osservò Ororo, cercando di vedere la parte migliore in ciò che Petra le avesse detto. Per la prima volta, la Maximoff si espose sull'argomento senza mezzi termini.
Petra;; « Amarla? Pensi che io faccio quello che faccio perché la amo? Io non amo Sharon, io voglio che Sharon sia libera. Che cosa me ne dovrei fare di riaverla se lei è ancora soggiogata ad un sistema che l'ha umiliata per una vita intera? Quanto egoista sarebbe esaudire il mio desiderio, che morissi adesso è quello di rivederla, se lei per anni e anni non avuto nemmeno il tempo di pensarli, i suoi desideri? Questo non è amore, questo è individualismo. » Quello fu l'unico spiraglio di verità che Petra lasciò andare, ed era una rivelazione anche fin troppo dettagliata. Ororo non disse nulla, anche perché la giovane appariva incontestabile nella sua fermezza. Petra si slegò finalmente da Ororo, allontanandosi, ma venne contrastata dalla figura imponente di Piotr. La coprì con i suoi due metri e mezzo di altezza, grosso come un armadio, la figura slanciata di Petra scomparve, ma ella lo guardò esattamente come avrebbe guardato chiunque, senza nessuna titubanza negli occhi. Piotr incrociò le braccia al petto.
Piotr;; « Alla fine avevi ragione. » Commentò, tirandosi via quelle parole con fatica.
Petra;; « A quale delle tante volte ti riferisci? » Replicò, con tono di sfida. Piotr lasciò andare un'espressione infastidita.
Piotr;; « Vedi di non dimenticarti che questo è solo un trattamento di favore. Per quanto mi riguarda, tu non sei il capitano di nessuno. » Quelle parole scivolarono su Petra come gocce d'acqua, ed anzi impiegò un minuto buono per rispondere. Un minuto dove insistentemente osservò gli occhi di Rasputin.
Petra;; « Ho paura che tu non possa farci niente a riguardo. » Ed oltrepassò Piotr, evitandolo come se fosse un sasso nel mezzo di un sentiero, colpendo così nell'orgoglio del professore, esponendolo alla situazione enunciata da Petra: quella di non poter fare nulla. C'era un ricambio generazionale, in quel largo hangar, durante la preparazione del BLACKBIRD per mano di Hank, soprattutto per quanto riguardava i fratelli Summers.
Scott;; « Hank ha impiegato settimane per creare quella tuta per te, perché l'hai manomessa? » Disse riferendosi al cerchio direzionale dei raggi plasma.
Alex;; « Perché ho voluto così. » Il fratello minore si scrocchiò l'osso del collo. « So usare il mio potere, non sono un ordigno. » Rispose con toni seccati. Scott afferrò il suo braccio.
Scott;; « Alex, devi renderti conto che non possiamo vivere come gli altri. Nessuno potrà mai guardarmi negli occhi: avrò sempre bisogno di proteggere gli altri da me stesso! » Alex strattonò via il proprio braccio, liberandosi dalla presa.
Alex;; « Questo è solo un tuo problema. Vuoi vivere perennemente con uno scafandro sugli occhi? Come vuoi, io non starò più alle vostre restrizioni. » Continuò in tono acido, cercando di staccarsi dall'opprimente controllo del fratello.
Scott;; « Pensi davvero che sia così semplice? Che io non abbia mai pensato di lasciar perdere? » Scott provò a stare composto, e ricoprire ancora il ruolo di preside, ma lasciò andare un sospirò pieno di rabbia e rassegnazione. « È per questo che non ti ho scelto come leader degli X-Men. A te manca la responsabilità di te stesso. » Concluse con rammarico.
Alex;; « Da come vedo io le cose, non riesci a comprendere che qualcuno accetti la sua natura meglio di come fai tu. Non mi importa di quello stupido titolo, specialmente se è dato da una persona che teme di guardare negli occhi le persone. » Come tante piccole isolette, quell'hangar si era riempito di realtà distinte. Tra queste, un momento distensivo tra Elizabeth e Warren.
Warren;; « Quindi questa è la prima volta che non voliamo assieme. » Incominciò, accarezzandole i lunghi capelli neri. Elizabeth ridacchiò, lievemente imbarazzata.
Elizabeth;; « Solo perché non mi aggrappo alle tue spalle, non significa che non voleremo assieme. » Ella poggiò le mani sul suo volto squadrato, delimitato dai lunghi capelli biondi. Warren prese delicatamente quelle stesse mani, più piccole delle sue, per tenerle strette.
Warren;; « Pensi che peggiorerà? Non sono mai stato così lontano da qui. Curioso per uno che può solcare i cieli come me. » Abbozzò un sorriso, ma era evidente che il ragazzo fosse teso.
Elizabeth;; « Ti ho mai dato qualche pensiero? » E per rassicurarlo si impuntò per darli un bacio. Kurt guardava da lontano la scena, rassicurato che le cose stessero ritornando al loro posto, ma con un po' di malinconia nel viso. Una forte manata lo colpì alla schiena; a quanto pare il teleporta non era così furtivo come sperava di essere.
Remy;; « Allora facevi sul serio quando dicevi che il tuo film preferito era "The Notebook"! » Asserì, ridacchiando.
Kurt;; « Hey, è un bellissimo film quello! » Rispose, massaggiandosi la schiena.
Remy;; « È una bella storiella per sognatori, ma la realtà è un po' diversa. » Il mutante si mise ad esercitare l'asta di quel metallo più resistente, passandola di mano in mano.
Kurt;; « Quanto pessimismo, Remy. Non ce lo si aspetterebbe mai da te! » Commentò il teleporta.
Remy;; « Dico solo che dovresti lasciar perdere. Alla fine, non è così importante: goditi quello che non hai, almeno non perderai niente. » Remy sospirò, mentre agitava il bastone tra le dita, che apparve in prospettiva molto più piccolo, rispetto ad una chiavetta che Hank consegnò nelle mani di Emma. Nessuno sentì quello che i due si dissero. La scalinata del BLACKBIRD finalmente si aprì, e tutti i componenti della formazione si introdussero lentamente al suo interno. Chi di dovere stava accanto a chi di dovere, e solamente Petra ne rimase fuori, a capo, nell'introdursi per prima all'interno del jet. Era davvero spazioso, con un pannello di comando bello ampio. Si sedette alla postazione centrale, e si preoccupò di allacciare la propria cintura di sicurezza. In pochi momenti, venne raggiunta da tutti gli altri, che si imbarcarono nelle due file ai lati. Accendere quel colosso d'aviazione non fu difficile: con gli anni, Hank lo perfezionò in modo tale che diventasse più intuitivo manovrarlo. Prima di partire, Petra aveva chiesto a James se si fosse messo davanti, assieme a lei, nell'aiutarla al pilotaggio, visto che era l'unico dei presenti ad aver conseguito il corso teorico per "Aviatore BLACKBIRD". Migliaia di luci si accesero, compreso lo schermo del radar a raggio 100km.
James;; « Quella chiave farà riscaldare il motore. Ora abbassa le ali tirando giù quelle leve e aspetta che ti aprano l'hangar. » Petra seguì alla lettera tutto quello che il ragazzo le disse; strano caso che quella era sia la sua prima volta in un mezzo di aviazione sia la prima volta da pilota. il tetto sottostante al campo da Basket si aprì piano, e la luce del sole di quel freddo giorno di inverno si abbatté sul parabrezza, riscaldando quindi il volto di Petra. Un'ultima comunicazione venne data da Scott, prima di permettere la partenza alla squadra.
Scott;; « Sarete costantemente supervisionati qui alla base. Non dovrete far altro che seguire il percorso che Hank ha predetto e tracciato per voi. Se le cose dovessero complicarsi, basterà che Clarice apra un portale e interverremo immediatamente. Siate pronti a vedere delle realtà avverse, e a tratti anche incomprensibili. Sappiamo che non è facile, ma anche in momenti di difficoltà, ricordatevi sempre che siete mutanti. Il vostro compito è quello di lottare affinché le future generazioni non siano più costrette a farlo. Sappiamo, che qualunque cosa affronterete, lo farete a testa alta. Ci rivedremo presto, X-Men. » Tutti erano particolarmente concentrati, solamente Kurt dovette sforzarsi di non piangere per quel discorso. Con la tensione a mille, Petra riuscì ad innalzare il jet, piano piano, anche se strinse i denti ad ogni metro che li separava da terra. Tutti si tennero con decisione ai propri posti, e una grande responsabilità venne messa sulle spalle di Petra. A poco a poco, ella vide l'istituto sempre più in basso, e così come quel bosco circostante. Ovviamente la scuola era stata blindata, per acconsentire una partenza senza alcun rischio per gli studenti più piccoli, ma qualche discolo che voleva godersi in prima fila lo spettacolo, venne scoperto comunque. Il jet fece una rotazione di 45°, e solo con l'aiuto di James, Petra riuscì a destabilizzarlo. Ella prese il comando, mentre il mutante accelerò gradualmente. Qualche urletto di adrenalina, molto probabilmente proveniente da Jubilee, si levò per la struttura, nel mentre che il BLACKBIRD si innalzò nei confronti di larghi edifici ed oltrepassò fitte nuvole. Ben presto la velocità aumentò esponenzialmente, e il jet raggiunse la stratosfera, a ben 50km dalla superficie terrestre. Alcuni guardarono increduli fuori dal finestrino, vedendo solamente una grande cartina geografica sotto di loro. Il peggio era sicuramente passato, ma paradossalmente, con l'attivazione dei postbruciatori, Petra poté stare più tranquilla: stavano quasi per raggiungere la velocità del suono, quindi approssimativamente 1200km/h, una velocità alla quale lei era fortemente abituata. Si assicurò di tenere bene sotto controllo il radar, oltre che saldare le mani alla barra di comando, osservando come stessero oltrepassando nuvole su nuvole. L'intelligenza artificiale D.R.E.A.M. comunicò a tutti i passeggeri la buona riuscita della partenza, e qualcuno applaudì per goliardia.
Petra;; « Silenzio. » Ordinò Petra, senza alzare troppo la voce per non perdere la concentrazione, e così ottenne quello che vuole. « Non aspetterò di atterrare per dirvi esattamente quello che penso, quindi lo farò ora. I tre giorni che ci aspetteranno metteranno a dura prova i limiti che sapete di avere, ma soprattutto vi esporranno a quelli a voi sconosciuti. Per aggiudicarvi la sedia dove siete seduti, avete vinto una battaglia con delle regole ben precise, regole che non si adattano a ciò che c'è là fuori. So bene che la mia presenza ha generato molto scompiglio, anche tra di voi, in queste settimane, ma ora non importa. Non importa se per voi sono una persona amata o odiata, non importa se ho il vostro rispetto o meno, perché ciò che è successo a me, riguarda anche voi. Il governo non farà alcuna distinzione se porterete vestiti a stracci oppure tute ipertecnologiche. Io non sono qui per essere vostra amica, ma sono qui perché da sola non riesco a debellare un intero sistema. Per quanto posso moltiplicarmi, non avrà senso se saranno solo le mie suole a marciare. Quindi... Qualunque sia la vostra opinione su di me, dimenticatela. E per chi non fosse d'accordo, Kurt è a vostra disposizione per farvi ritornare alla X-Mansion. Allora, qualcuno ha qualcosa da controbattere? » Petra venne accolta dal silenzio più assordante di sempre, e per la prima volta in quella giornata, ella sorrise.
Petra guardò fuori dal finestrino, osservando la statua della libertà allontanarsi progressivamente da loro. Aveva uno sguardo stanco, ancora molto assonnato. Erano le 8:30 di mattina. Kimberly stava dormendo beatamente nel bagagliaio.
« Dimmi un po', come hai resuscitato questo catorcio? » Domandò ad una donna dalla pelle olivastra e dai capelli a caschetto neri, seduta al posto del conducente.
Raven;; « Mi è bastato sostituire il mio cervello con quello di un meccanico qualunque, e ce l'ho fatta. La mia creatività non ha limiti, e non solo posso trasformarmi in chi voglio, ma anche essere chi voglio. » La mente di Petra impiegò un po' a computerizzare l'informazione che le era stata data, trovandola anche un pochino inquietante.
Petra;; « Almeno non ti sei presa una supercar, non che tu potessi trovarne una in uno sfasciacarrozze fuori città, in effetti. A proposito, quanto hai pagato questa Citroen del '61? » Domandò, reclinando lo schienale dietro. Raven fece una smorfia.
Raven;; « Secondo te esco di notte per andare a comprare una macchina mezza morta? È ovvio che l'ho rubata! » Esclamò.
Petra;; « E che ne so, sei tu che usi i miei soldi. » Fece le spallucce.
Raven;; « ...Che ti voglio ricordare essere ancora sporchi. » Rispose, poco prima di imboccare una strada nell'8Mile che Petra conosceva bene. Un piccolo brivido le percorse la schiena, nel ritrovarsi di fronte a quella che era, fino a pochi mesi fa, casa sua. D'altronde, aveva chiesto lei a Raven di fare quella tappa.
Petra;; « Cerca di non svegliare Kimberly. » Chiese, poco prima di scendere, sapendo che rivedere quella casa e risentire certi odori avrebbe solamente causato un forte dispiacere alla terranova.
Raven;; « Sbrigati, allora. » Rispose, rimanendo lì per dare un po' di privacy alla mutante. Petra scavalcò quel cancellino con facilità. Dall'esterno sembrava tutto normale, a parte l'erba incolta del giardino. Le bastò solamente spingere la porta di legno per farla aprire e una volta dentro non ebbe il coraggio di accendere la luce. Le bastava solo quella che filtrava dalle finestre, per vedere come tutto fosse cambiato. La televisione aveva lo schermo crepato, molti mobili erano impolverati. In giro c'era solo odore di chiuso, e se guardava a terra vedeva tracce del suo stesso sangue ormai seccato. Sul tavolino trovò nuovamente il suo cellulare, trafitto da un proiettile. Quella notte aveva spazzato via qualunque senso di tepore e calorosità che quella casa emanava; aveva fatto bene, Petra, a non portarsi dietro Kimberly. Piano piano, salì le scale, e trovò solamente la loro stanza in disordine; ormai il profumo di Sharon non c'era più. In quel momento, Petra si sentì una vera estranea: come se fosse entrata in una casa disabitata da cinquant'anni. Ella aprì l'armadio, e trovò una tuta nera. Una semplice tuta nera che la donna aveva indossato, quando conobbe Pietro per la prima volta. Per un discorso di memoria condivisa, quello fu il primo incontro con lei. Petra prese quella tuta, e se la strinse al petto. Si sedette a bordo del letto, e chiuse gli occhi per cinque minuti, e provò ad immaginarsela ancora lì, desiderando di immergersi in una potente illusione. Venne interrotta quando, nelle tasche, sentì qualcosa di strano, e vi tirò fuori una polaroid. Era una foto della quale si era totalmente dimenticata, e per un attimo si chiese se quella appartenesse ad un'esistenza dove le cose erano andate diversamente. Più che guardare Sharon, Petra guardò sé stessa.
Il suo corpo era debole, non avrebbe resistito a nemmeno un colpo da parte di Elizabeth.
I suoi poteri erano direttamente paragonabili a quando Pietro li risvegliò per la prima volta, primordiali a dir poco. La sua mente era così ingenua da non riuscire a vedere la realtà per com'era davvero. Quella Petra era obsoleta, un prototipo di transizione, una manchevole ombra di ciò che rimaneva di Quicksilver. Ora Petra era forte, poteva creare un intero esercito da sola; se l'avesse voluto, avrebbe spazzato via ogni cosa con tormente d'aria inarrestabili. Non c'era nessun motivo di guardare a quella foto con rammarico, se non quello di rendersi conto che avrebbe potuto anche sollevare l'universo sul proprio indice, e lo stesso sentirsi insignificante rispetto alla pienezza che quell'obsoleta Petra stava vivendo. Petra una volta era completa, ma aveva fatto tutto il possibile per essere più empia che mai.
Sapeva di furto, quando Petra si intascò quella polaroid, ma quello era il suo modo per ricordarsi quegli attimi di ingenua felicità. Petra aveva pensato e ripensato, e per un attimo si era anche convinta di avere il coraggio per scendere le scale dello scantinato, ma il suo corpo si paralizzò. Non ebbe la forza di rivedere quella stanza degli orrori, non aveva la forza di rileggere quella scritta: sapeva che se l'avesse fatto, il suo cervello le avrebbe fatto rivedere tutto. Si lasciò tutto alle spalle, ancora una volta, e cercò di far finta di niente, mentre risaliva in macchina per riprendere aria. A Raven era stata chiesta una seconda tappa, ovvero l'abitazione di zio Sam e Marienne. Petra voleva consegnar loro una lettera, che la moglie avrebbe letto per entrambi. Una lettera dove spiegava tutta la realtà: su chi era, qual era il rapporto con la compianta nipote, dove dava una motivazione al perché fosse sparita da quel quartiere... Imbucò la lettera nella cassetta postale, e non vide anima viva oltre alle finestre. Si chiese se entrambi si ricordassero di lei, ma la cosa più importante fu sperare che i due stessero bene, nonostante tutto. Che potessero trovare affetto da persone più presenti di lei. Prima di partire con il viaggio vero e proprio, Raven si fermò per una piccola colazione, e lo fece in una tavola calda ben conosciuta da Petra: le bastò vedere delle travi di legno affisse dove un tempo c'era una finestra, e si ricordò di quando Ororo la scaraventò via con, paradossalmente, il fulmine più leggero che potesse produrre. Kimberly si era finalmente svegliata, e come suo solito si mise ad annusare un po' in giro. La cameriera riconobbe Petra, e Petra fece un cenno con la mano mentre divorava a gran morsi un paio di ciambelle alla volta; si era veramente rotta dei pasti proteici di Festus. Un uomo ricurvo, dalla stazza coperta di un grembiule sporco, servì dell'"Amaro Montenegro" a Raven.
Raven;; « E' strano da parte tua non riconoscere vecchi amici, Toad. » Il mutante si voltò nuovamente verso di lei, scrutando quella sconosciuta con degli occhiali da aviazione addosso. « Un tempo non potevi essere depistato da nessuno. » Toad grugnì, facendo un sospiro.
Toad;; « Ogni volta che qualcuno di noi oltrepassa quella porta, ha voglia di ricordare i tempi andati. » Prese uno straccio sporco e lo passò sul bancone. « Ma sono andati per un motivo, e sembrano passati più anni di quello che sono realmente. Siamo finiti, Raven. L'unica cosa che possiamo fare è accettarlo. »
Raven;; « Lo farei, se solo avessi un buco libero nella mia agenda. Credo di non avere proprio tempo. » Visto che le regole di quel locale erano rispettate a tratti, Raven si accese un sigaro al bancone come se niente fosse.
Toad;; « E che vorresti fare, creare una nuova confraternita? » Domandò, abbassando il tono della voce. Raven fece le spallucce.
Raven;; « Ho trovato nuova amministrazione. » Indicò Petra con gli occhi, e Petra rispose senza neanche staccare gli occhi da ciò che stava mangiando.
Petra;; « Sono esattamente chi credi che io sia. E io so chi sei tu. Ci conosciamo tutti e tre e io posso dire cose di entrambi che nemmeno vi ricordate. » Rispose in scioltezza, e in un certo senso era vero: sicuramente Petra ricordava gli anni della Confraternita meglio di loro due.
Toad;; « ...allora è vero ciò che si dice in giro. » Mormorò, guardandola con realizzazione.
Petra;; « E tutti questi fan da dove sbucano? » Raven le diede una gomitata.
Toad;; « Ma non illuderti, Raven. » Entrambe lo guardarono. « La tassazione di questo locale è sempre più opprimente. Sappiamo che quella proposta di legge sta già venendo attuata, e se alla fine del mese non avrò saldato i conti, verranno a prendersi anche me. Dovremmo semplicemente accettare di aver per-. Hey, che stai?! » Toad osservò Petra sbilanciarsi dal bancone per afferrare due bicchieri ed unirli a quello di Raven. Li riempì tutti con l'amaro montenegro ordinato dalla trasformista. Uno di essi lo diede in mano a Toad.
Petra;; « Entro una settimana e il governo non dovrò più pensare al tuo locale. Per la Confraternita! » E sancì un brindisi involuto, con tutti e tre a bere un liquore fortissimo. Raven, Petra e Kimberly ritornarono alla macchina di fretta e furia: erano le 10:00 e ancora non erano ancora partite. Petra, anche per effetto dell'alcol, era piuttosto agitata. « Lo sapevo che non dovevamo fermarci qui! Ora arriveremo là tra dieci ore! Entro dopodomani dobbiamo aver già fatto tutto, se mi scoprono è un disastro! » Lamentò, entrando in macchina ed allacciando la cintura. Raven, invece, era molto più tranquilla, e se ne stava ad ascoltare gli sproloqui agitati della ragazza con un sorrisetto divertito, e riuscì solamente a calmarla quando imboccò una via ad 80 km/h. Kimberly rotolò nel bagagliaio, mentre Petra era pronta a lanciarsi giù dal finestrino, se non fosse per un portale, che ella riconobbe come quello di Clarice, aperto però da Raven. Ci finirono dentro con la macchina e si portarono in un'autostrada che dava un paesaggio montuoso sullo sfondo. Petra si guardò attorno, stralunata. « E ora dove siamo?!? » Domandò, poco prima di osservare il cartello che segnalava l'entrata ufficiale al territorio serbo. Raven ridacchiò.
Raven;; « E' vero che ho cambiato amministrazione, ma ci sono un bel po' di cose a cui devo pensare io. Credevi di poterti imbarcare su un aereo o di oltrepassare una dogana, senza alcun documento? Ricorda che per il mondo io e te non esistiamo, e pur essendo fantastico, dobbiamo pensare a non avere problemi. » Petra sospirò.
Petra;; « Il tuo lavoro è quello di risolvere problemi. » Puntualizzò, e tirò giù il finestrino per osservare il paesaggio circostante. Le sembrò di essere entrata in un altro mondo: nessun grattacielo, nessuno skyline intimorente, nessun migliaio di luci a decorare quel posto totalmente attraversato dalla natura di campagna. Petra ebbe una piccola epifania personale, nel vedere quelle case di marmo, immensi campi e districati ruscelli attorno a sé. Il vento fece turbinare i suoi capelli da ogni parte, mentre stimoli di infanzia carezzarono il suo cervello. Ad ogni tornante o curva ripida che Raven intraprendeva, Petra sentiva qualcosa crescere dentro di sé: era una sensazione né positiva né negativa, era un qualcosa che c'era e basta. Sapeva che stavano attraversando il monte Wundagore, ma fu quando vide affisso il cartellone della contea di Transia, che Petra chiuse gli occhi. Era tesa, incredibilmente nervosa, e forse avrebbe tanto preferito essere sul BLACKBIRD, in quel momento. Raven e Kim guardarono incuriosite, ma con distacco, quel luogo. La prima non poteva comprendere Petra, proprio perché non era mai stata relegata ad un luogo specifico, mentre Kim, per quanto desiderosa di fare esplorazione olfattiva, sapeva di non essere a casa. La macchina venne parcheggiata dietro un vecchio fienile; le due non si curarono molto di essa, dato che il suo l'aveva già fatto. Quando scesero, Petra fece ben quattro respiri profondi, e decise di togliersi sia scarpe che calze. Ella lasciò che i suoi piedi nudi calpestassero la terra, l'erba e la ghiaia sottostante. Ebbe un piccolo brivido, ogni volta che calpestò quel terreno. Senza neanche accorgersene, incominciò a parlare in serbo. « Qui ci stava la stalla..., E là dietro la fontana comunale. Se si segue quel tragitto di pietra si giunge al fiume. A sud-ovest la foresta nera.. In quel capannone rasavano le pecore... » Raven non capiva una singola parola di quello che Petra stava dicendo, ma era impressionante come quest'ultima potesse ridisegnare il posto in cui era nata ad occhi chiusi, indovinando ogni volta la locuzione di ciascun luogo. Ogni tanto Petra sorrideva in maniera tremolante, e Kimberly aveva già iniziato a marchiare il territorio in giro. Quel luogo non era disabitato, infatti molto contadini e agricoltori tenevano in vita quello che Petra stava enunciando, fino a quando quest'ultima non vide qualcosa che andò totalmente contro i suoi ricordi. Una casa, una piccola baita poco distante dalla fontana del paese. Una calda abitazione che sembrava essere stata edificata una settimana prima, quando in realtà era stata data alle fiamme dei bombardamenti vent'anni prima. Tutto quel villaggio non sarebbe dovuto esistere, eppure era lì: concreto, tangibile, con tutti i suoi profumi... Era come se il tempo si fosse fermato e riavvolto. Petra volse lo sguardo verso di Raven, e quest'ultima era intenta a osservarsi le mani tornare blu. Ella si stava ritrasformando, ed era evidente che ciò non fosse voluto da lei. La sua vera forma si palesò nota a Petra, con il suo solito completo bianco. Una voce, calma e inquisitoria, chiamò entrambe da dietro.
???;; « Raven? » Entrambe si girarono, e videro una donna dalla carnagione abbronzata, con lunghi e rigogliosi capelli ricci intrappolati da una folta bandana variopinta legata alla testa. Aveva una camicia bianca e una gonna a delimitare suo corpo curvilineo, ma un mantello rosso e pieno di ricami sulle spalle le davano un'aria regale e misteriosa. Sulla sua pelle aveva un profumo potente, che avrebbe sottomesso qualunque animo. Teneva le mani congiunte in maniera elegante, ed osservò Raven con dei lineamenti che sembravano disegnati paro paro da quelli di Petra: le stesse labbra, lo stesso naso ma soprattutto gli stessi occhi. Erano oceanici come quelli di Petra, e non impiegarono molto prima di spostarsi su quelli di quest'ultima. Era come un allineamento di tutti gli astri dell'universo, quello che avvenne tra le due gemelle. Petra era come paralizzata: non sapeva cosa dire, non riusciva a muoversi, e poteva semplicemente guardare l'espressione indecifrabile della sorella. Wanda sapeva chi era, e a contrario di come fece con Raven, non utilizzò nessun velo di incantesimo. Il cuore di Petra batté fortissimo, provando un emozione incredibile, e quell'attimo durò anni, gli stessi anni che divisero le strade di entrambe.
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QUICKSILVER
Ciencia FicciónPetra Maximoff è una mutante col dono della supervelocità che si trova, di suo malgrado, alle prese di un mondo ostile nei confronti della sua razza. A rendere il suo viaggio ancor più intricato e complesso, ci sarà la scoperta di una vita passata...