XXVIV° - Limbo tra vita e morte.

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Petra era seduta su una poltroncina appena fuori dall'ufficio del preside Summers. Se ne stava in silenzio, a ripensare a quello che era successo nell'ultima ora: com'era passata dall'essere totalmente passiva, a non rispondere più delle sue azioni? Era scoppiato un bel trambusto in sala da pranzo,  quella sera: nessuno si fece male, ma tra spallate e spinte, le due contendenti erano state separate. Lei, in particolare, venne trascinata via di forza dal prof. Rasputin, con il preciso ordine di rimanere lì dov'era. Sbuffò un paio di volte, aggiustandosi la cuffia che le copriva il capo. Dentro di sé si augurò che Kurt non avesse ripercussioni di alcun tipo per la sua sfuriata. Improvvisamente la porta si aprì; Ororo si fece da parte, ed invitò la sua studentessa ad entrare. Petra, con calma si rialzò, prese le sue  stampelle e la seguì nella stanza. Dentro vi erano tutti i suoi professori, preside incluso, impazienti di avere un colloquio assieme a lei. Per l'ennesima volta, ella era al centro dell'attenzione.
Scott;; « Buonasera, Petra. » Incominciò il preside, seduto sulla sua scrivania. « Mi dispiace fare la tua conoscenza in queste circostanze, ma ci sono delle questioni da disquisire. Prego, siediti pure. » Le indicò la sedia rinascimentale di fronte alla scrivania. Petra, molto lentamente si fece avanti per la stanza, e si riaccomodò davanti a lui. Il suo volto, come al solito, non fece trasparire nessuna emozione. « Bene, Petra, prima di tutto: come ti senti? »
Petra;; « Fuori posto. » Rispose quasi prontamente, guardando dritto dritto nella luminescenza del suo visore. 
Scott;; « Ti ringrazio per non averlo nascosto. Ma purtroppo per te la questione non finisce quì: il malessere di un nostro studente è il malessere della scuola. Ho radunato tutti i tuoi professori in questa stanza. Hai l'occasione d'oro di parlare con i diretti interessati. » Tutti gli altri presenti nella stanza se ne stavano muti come sassi, trattenendosi dall'intervenire per non generare confusione all'interno della mutante. 
Petra;; « Ho due domande. » Replicò di diaframma, con la stessa prontezza di prima. 
Scott;; « Ti ascoltiamo. » 
Petra;; « Sharon. Voglio sapere dov'è. Voglio sapere se sta bene. » Gli sguardi di Scott e Ororo si incrociarono, quest'ultima si fece avanti verso di lei.
Ororo;; « E' a Wakanda, Petra. Ci saranno i migliori dottori ad assisterla, ed è protetta da un esercito leale al mio volere, che è la promessa che ho fatto a te. » Petra la guardò con la coda dell'occhio. Non rispose. Il suo viso non mutò di un millimetro. Non si mostrò sollevata, e non mutò nemmeno il ritmo del suo respiro. Ororo ne rimase spiazzata, non sapendo cos'altro aggiungere.
Scott;; « Cos'altro volevi sapere, Petra? » Domandò per ripristinare la naturalità della conversazione. 
Petra;; « Voglio sapere perché mi avete salvata. » Ella alzò il capo, sottolineando il suo rivolgersi a tutti i professori, non solo al preside. « Fatemi il favore di non darmi una risposta corporate, consolatoria e filo-cristiana. Voglio un cazzo di motivo valido per il quale io sono ancora quì. » Picchiò l'indice sulla cattedra, sotto gli occhi sbalorditi di tutti.
Hank;; « Ma che cosa stai dicendo, Petra? » Disse, incurvandosi in avanti.
Petra;; « Avete agito di testa vostra, prestando un soccorso non richiesto! » Si sbilanciò, rischiando di cadere. Si poteva leggere la frustrazione nei suoi occhi spenti.
Piotr;; « Sono d'accordo con lei. » Grugnì. Ororo gli si avvicinò minacciosa, puntandogli un dito contro.
Ororo;; « Non ci provare. » Sibilò.
Piotr;; « Si è allontanata dal territorio della scuola, senza avvertire nessuno di noi. Ciò che è successo fuori dai nostri confini, non è una nostra responsabilità. » Tuonò.
Scott;; « Credo di essere stato chiaro, prima. Nessun. Intervento. » Si alzò dalla cattedra, ordinando ai professori di ricomporsi. Petra vide uno spiraglio in quel chaos.
Petra;; « Quì mi sento come un esperimento da giardino zoologico. Mi tenete qui perché volete vedere quanto casino faccio in questa scuola solamente esistendo. Non posso più allenarmi nella "Danger Room", vengo trattata come un fenomeno da baraccone e sono fortunata se finisco una giornata senza minacce. » Kitty si avvicinò a Petra, mettendole le mani sulle spalle.
Kitty;; « Devi calmarti, Petra. Così non risolverai nulla. » Ma la professoressa venne spinta via, non appena Petra si accorse che l'intento era quello di utilizzare i suoi poteri su di lei per placarla.
Petra;; « Levami le mani di dosso, stupida troia!! » Bobby Drake rivestì il braccio destro di Petra con un rivestimento di ghiaccio, fulminandola con lo sguardo. Ella poté sentire un forte bruciore fin da subito.
Ororo;; « Non tollererò ancora un tuo passo falso, Petra. Un'altra mancanza di rispetto, e saprai cosa significa avermi contro. » La guardò dall'alto, usando un tono gelido nei suoi confronti. Hank si interpose tra loro, goffamente si chinò ad esaminare il braccio di Petra.
Hank;; « Oh buon dio, ma che ti è preso, Bobby?! Usare la violenza contro una studentessa!! Togliglielo subito, rischia che il suo braccio debba essere amputato!! BOBBY!!! » Il professor Drake guardò furioso, e Kitty si ricompose davanti a lui.
Kitty;; « Amore, amore, non è niente. Sto bene, non l'ha fatto di proposito, non è in sé..! » sussurrò, cercando di destabilizzarlo dai violenti pensieri. Petra era rannicchiata, dolorante. Il braccio bruciava tantissimo, e sentiva che se non se ne fosse liberata nel giro di due minuti, tutto quel ghiaccio avrebbe scorticato la sua pelle. In viso era rossissima, e una vena le pulsò in fronte. Se avesse avuto ancora la sua supervelocità avrebbe strofinato la mano sopra il rivestimento fino a produrre un calore sufficiente da sciogliere il ghiaccio.
Petra;; « Non... Importa... La maschera della scuola perfetta... E' stata distrutta. » Scott guardò tutto quel disastro collettivo, era davvero con le spalle al muro. Quel quadro del professor Xavier era come se giudicasse ogni persona in quella stanza.
Piotr;; « Se non le dirai come stanno realmente le cose, allora lo farò io. » Deciso a prendere la situazione in mano, si fece avanti. Respirava con la stessa frequenza di chi, finalmente, aveva l'opportunità di togliersi un peso dal cuore. « La verità è che non piaci a nessuno. Non agli studenti, né a nessuno di questa stanza. » Parlò ad alta voce, in modo tale da farsi sentire bene. Usò parole dure, che i suoi colleghi avrebbero anche potuto contestare, ma non lo fecero per lo stato mentale in cui erano. « Tu sei qui per una manovra di contenimento. Tu sei un fantasma del passato che torna sotto dubbie spoglie. Ti abbiamo dato un tetto, da mangiare, e ti abbiamo concesso il privilegio di studiare. Per quanto mi riguarda, è più che sufficiente. Quello che la tua famiglia ha fatto a questa scuola non potrà mai essere perdonato né dimenticato. Forse potrai anche aver impietosito gli altri insegnanti, forse si sono illusi di poterti dare una sorta di redenzione, ma per me non è cambiato nulla. Ogni volta che ti guardo io vedo un arrogante, noioso e inutile peso morto per questa scuola. Quì non c'è posto per persone come te, e la cosa migliore per tutti sarebbe che tu sparissi e che non ti facessi più vedere. Mai più. » Quelle parole stressarono il cervello di Petra su più livelli: era come se le sue più grandi insicurezze si fossero palesate davanti a lei. Non era importante da chi erano pronunciate, poteva essere il professor Rasputin come poteva essere Elizabeth, ma quello che era l'effettivo contenuto. Non c'era niente a cui lei potesse appellarsi per contraddire le sue parole, e in quel momento si trovò chiusa all'angolo, per l'ennesima volta, forse era l'ultima occasione. Accadde esattamente quello che era successo poc'anzi, quando percepì il pericolo incombente su Kurt: le pupille si restrinsero, fino a diventare due piccoli puntini neri al centro dei suoi iridi. Improvvisamente le gambe si fecero più forti di quanto non fossero mai state, la innalzarono in alto. Il corpo roteo in una danza accompagnata da un ruggito. Un solo obbiettivo: il pugno ghiacciato si scontrò contro l'addome metallizzato di Piotr. Un paio di crepe si formarono sul rivestimento. Ella lo ripeté: elevazione, rotazione, e connessione, alcune schegge di ghiaccio saltarono via. Lo fece una terza volta, e questa volta a Piotr arrivò un pugno in pieno viso, che gli fece muovere la testa di un centimetro. Il rivestimento di ghiaccio era crepato, il braccio di Petra era completamente libero; rossissimo, ma libero. Egli mantenne il suo sguardo impassibile su di lei, che ella replicò con uno spirito risvegliato. « Coraggioso. Coraggioso per chi ha invocato la morte. » Petra gli andò faccia a faccia, senza mostrare esitazione.
Petra;; « Voglio uno scontro con Elizabeth Braddock, davanti a tutta la scuola. Farò in modo che vediate tutti di cosa sono realmente capace. "Manovra di contenimento" hai detto? Dopo quella battaglia, sarete costretti a scegliere se essere dalla mia parte... O vivere nel terrore. » Ella era pienamente consapevole di star parlando a dei potentissimi mutanti, ma se ne avesse avuto l'occasione, avrebbe detto le stesse cose al mondo intero. Quasi si vergognava di come si era comportata da quando si era risvegliata, ma non aveva più importanza. Tutti erano ammutoliti, a lasciare che lo spirito della giovane si risvegliasse dopo un sonno che sembrava eterno.
Piotr;; « Hai un mese, non un giorno di più. Da questo momento sei esonerata dalle lezioni. Dimostra di valere qualcosa, e forse potrai avere la risposta alla tua domanda. » I due si squadrarono per altri secondi, fino a quando a Petra non iniziò a stare scomoda quella stanza: troppo piccola per mantenere il suo vigore. Ella si allontanò a passi svelti. Aveva lasciato volutamente le stampelle nell'ufficio: non le importava di camminare male; non le avrebbe mai più utilizzate. Era calata la notte, ma alcuni studenti avevano ancora molte energie per rintanarsi sotto le coperte.
Emma;; « Sai benissimo che questa cosa non andrà a finire bene, Kurt! » La mutante diede una piccola spinta alla spalla del mutante, che era intento ad infilarsi il paradenti in bocca. Aveva finito di indossare la divisa della scuola, ed erano entrambi nello spogliatoio.
Kurt;; « A due miei compagni serve una lezione. Questa cosa serve più a loro che a me. » Si fece il segno della croce, ondeggiando a destra e a sinistra, rimanendo però sul posto. Jubilee aprì la porta.
Jubilee;; « Sei pronto, arrampicatore della notte? » Egli annuì, e si incamminò verso l'uscita. Emma lo seguì goffamente.
Emma;; « Sai, Kurt, a volte sei troppo magnanimo. » Sussurrò.
Kurt;; « Questa storia è durata anche troppo, e lo sai bene anche tu. » Egli si fece coraggio, portò il petto in fuori e avanzò con decisione verso tutti i suoi compagni; ad aspettarlo al varco c'era Warren, con le ali metalliche spiegate. Era furente: l'orgoglio della fidanzata era stato pesantemente attaccato con un'umiliazione pubblica da parte di Kurt. Quest'ultimo, invece appariva più calmo, facendo trasparire un sangue freddo molto insolito da parte sua. I due andarono faccia a faccia: Warren era più alto e muscoloso, ma lo stesso cercò di spaventarlo rivolgendo l'affilatissimo piumaggio delle sue ali contro di lui. Il fatto che Kurt non si mosse di un centimetro lo fece innervosire ancora di più. Quell'incontro clandestino era atteso con trepidazione dagli altri mutanti, soprattutto Elizabeth. James si interpose tra di loro.
James;; « Sapete come funziona. Quindici minuti nella gabbia, nessuna regola, l'ultimo a rimanere in piedi vince. Kurt? Warren? » Entrambi annuirono. « X-Men diretti alla Danger Room. » Raggiunsero la porta d'ingresso, mentre gli altri si accomodarono dinnanzi al pannello di controllo, dove da un monitor enorme avrebbero seguito tutto. Poco prima che la porta si aprisse, Warren lanciò l'ultima provocazione prima della battaglia.
Warren;; « La puttana dai capelli bianchi non ti salverà questa volta. » Il teleporta dovette appellarsi a tutte le sue energie mentali per non reagire a quel gravissimo insulto, ma in qualche modo riuscì a controllarsi. La porta si aprì e i due entrarono nella luce bianca dalla quale vennero travolti. Si trovarono in una grossa arena, dove su di loro pendeva una gabbia d'acciaio di trenta metri quadri. Essa era reticolata a quadri, e lentamente venne calata giù da James a comando della simulazione. Kurt era intento a guardarsi attorno, mentre Warren avanzava avanti e indietro, guardando il suo avversario come una tigre del Bengala in attesa di colpire. Nel mentre iniziarono a saltare fuori i primi pronostici.
Alex;; « Questo scontro non ha senso. Non resisterà più di due minuti contro Warren. » Ruppe il ghiaccio, utilizzando un tono decisamente disinteressato.
Roberto;; « Credo che hai buttato i soldi, Juju. » Avanzò per fingere di parlarle all'orecchio, quando in realtà usò un tono di voce perfettamente normale.
Jubilee;; « Voi non avete nessuno spirito imprenditoriale. » Replicò stizzita, tenendo i due barattoli delle scommesse. Quello di Kurt aveva solo una banconota da cinque dollari, mentre quello di Warren era bello pieno. Ad occhio e croce, si trattava di duecento dollari. Elizabeth, invece, se ne stava zitta senza mai staccare gli occhi dal monitor. La gabbia era ormai calata, intrappolando i due contendenti come un paio di topi. Il tabellone sovrastante iniziò il countdown dei quindici minuti, il suono della campana sancì l'inizio dell'incontro. Warren non perse tempo, si levò in aria, e dal piumaggio delle sue ali partirono a mitraglia lame affilate, tutte in direzione di Kurt. Quest'ultimo iniziò a muoversi per l'arena con un'agilità impressionante, evitando tutte le lame che andarono a conficcarsi nel terreno. Non venne sfiorato da nessuna di esse. Warren si stranì, ma non perse la concezione; soprattutto quando lo vide arrampicarsi sulla gabbia con la stessa agilità di una scimmia, per poi buttarsi nella sua direzione come un acrobata. Warren volò verso di lui, col preciso intento di dargli un poderoso pugno in faccia, ma poco prima di sentire le nocche contro lo zigomo del mutante blu, egli scomparve. Si teletrasportò subito, dietro di lui, colpendolo al collo con un calcio ben assestato. I primi sguardi increduli si rivolsero al grande monitor, Emma sorrise appena, cercando di non farsi vedere.
Remy;; « Esecuzione pulitissima. » Commentò, totalmente incantato. Warren grugnì, perdendo per un attimo il controllo delle ali. Rimase in volo, e senza indugiare oltre, volò nella direzione di Kurt, travolgendolo. Era su tutte le furie, e quindi caricò il suo avversario di schiena contro la gabbia d'acciaio. Kurt sorrise, quasi diabolico, e spingendosi leggermente via, poté teletrasportarsi solo lui, in modo tale da far finire Warren di faccia contro la durezza del reticolato. Questa volta, mantenere il controllo del volo fu più difficile, ma partì ugualmente in picchiata, verso il terreno, esattamente dove si era stanziato Kurt. Questa volta, per evitarlo, egli dovette semplicemente fare qualche salto a lato, facendo atterrare il suo avversario sul terreno, crepandolo. Il teleporta gli fece cenno di farsi avanti, e i due ingaggiarono uno scontro corpo a corpo. I pugni dati con la collera accecante vennero schivati con facilità; Kurt non poté contare su contrattacchi poderosi come quelli del suo avversario, ma un calcio dopo l'altro si fece strada con successo nell'inesistente guardia di Warren. Appena sentì che egli era ormai sfiancato, decise di passare al suo contrattacco: usò il suo potere, teletrasportandosi rapidamente attorno al mutante biondo, per colpirlo da tutte le parti. Warren subì, come l'ultima torre di un assedio, pugni e calci che arrivavano letteralmente ovunque. Venne presto costretto in ginocchio. Dolorante, si accorse di un dettaglio spaventoso, che venne esclamato da uno degli spettatori.
Jubilee;; « GLI HA SPEZZATO UNA CAZZO DI ALA! » Ebbene sì, la potenza dei colpi di Kurt fece sì che l'ala sinistra di Warren si incrinasse, rendendola inutilizzabile. Il mutante biondo impallidì, ancora in ginocchio, guardando come il suo avversario lo aveva ridotto. Egli venne in seguito "battezzato" da un calcio che partì dall'alto, che lo colpì alla nuca e lo sdraiò per terra, esanime. Le mascelle di tutti gli spettatori erano a terra. Il tabellone segnava dodici minuti rimanenti. Kurt respirava affannosamente, senza distogliere lo sguardo dalla sua vittima. Non c'era soddisfazione sul suo volto, ma un po' di riluttanza e fastidio; sperava che quella fosse la prima e ultima volta che veniva costretto a venire le mani. James, totalmente allucinato, parlò, al microfono del pannello di controllo.
James;; « Dichiaro... Vincitore... In soli tre minuti... Kurt Wa- » Elizabeth, come spiritata tutto d'un tratto, azionò il comando della porta della Danger Room, sbattendo la mano contro il tasto. Nell'arco di due ore, quella sera, aveva subito un'umiliazione che non si sarebbe mai immaginata: un oltraggio imperdonabile. Entro nella Danger Room, avanzando verso Kurt con un passo deciso e incalzato da una rabbia lacerante. Ringhiava come un animale inferocito, e la sua katana venne sguainata dal koshi; coperta da un'aura violacea, aveva il nome di Kurt inciso come sua prossima vittima. Il teleporta si tenne pronto ad evitare qualunque colluttazione con la telepate: gli occhi giallognoli, fermi su di lei, Kurt doveva mantenere il sangue freddo. Egli sapeva che Elizabeth era mille volte più pericolosa rispetto a Warren. Tutti i compagni entrarono nella Danger Room, allarmatissimi, e si frapposero tra i due. Disposti in cerchio, intimarono alla telepate di fermarsi: alcuni lo fecero per proteggere Kurt, altri per placare la furia di Elizabeth, che se rilasciata non avrebbe risparmiato nessuno.
Jubilee;; « Devi accettare il fatto che il tuo ragazzo è stato rivoltato come un calzino! Accettalo senza comportarti come una sfigata! » Elizabeth la guardò torva, e poco aspettò che lei finisse di parlare che la alzò in aria con la telecinesi. 
Roberto;; « Mettila subito giù!! » Gridò, infuocandosi tutto il corpo. Dalle mani creò una grande sfera di fuoco che scagliò nella sua direzione. Elizabeth tese la mano, e quella sfera, da rossa e gialla, divenne presto viola. Assorbì l'energia da quel colpo come se non fosse niente, concentrandola nel suo pugno. Remy saltò in aria, brandendo il suo bastone metallizzato, in procinto di colpire Elizabeth. Quest'ultima, scansandosi, evitò l'atterraggio del mutante, scagliò Jubilee addosso a Roberto e tornò a colpire Remy con un pugno, rilasciandogli addosso l'energia di Sunspot. Senza darle un attimo di tregua, Jason si fiondò su di lei, attaccandola ripetutamente con ganci e diretti; lei gli schivò tutti, fino a quando non bloccò il pugno destro del mutante in mano sua. Con tranquillità si spostò sul polso e, utilizzando i suoi poteri telecinetici, fece leva sul suo braccio, roteandolo fino all'orlo di spezzarlo; Jason era in ginocchio, ad urlare e sudare freddo. Elizabeth mantenne uno sguardo impassibile per tutto il tempo. Alex, che nel frattempo aveva concentrato l'energia plasma sul petto, la rilasciò contro Elizabeth, scagliandole un raggio incolore addosso. A lei bastò solamente pensare ad un campo di forza, per trattenere l'attacco, dopodiché utilizzò i suoi poteri da telepate, costringendo Alex, progressivamente, a smettere con il rilascio di energia. Egli provò a resistere, ma quando Elizabeth aveva il controllo mentale degli altri, c'era ben poco da fare. A poco a poco, l'energia si affiavolì, fino a quando anche lui venne ridotto ad essere impotente. Diede un calcio in faccia a Jason, scagliandolo via. In pochi secondi, Psylocke aveva mietuto cinque vittime, e in un momento si sarebbe presa anche la sesta. Emma era rimasta al pannello di controllo, ben consapevole che non avrebbe potuto fare molto contro Elizabeth, ma nonostante ciò ebbe un'idea. La telepate puntò la katana contro Kurt, in lontananza, che ancora non aveva realizzato tutto quello che era successo in poco tempo. Le gambe gli tremavano, sentiva una goccia di sudore cadergli dalla fronte: tutta la spavalderia che aveva all'inizio sembrava essersi volatilizzata. Sapeva che quella katana sarebbe schizzata verso di lui come un proiettile, quindi non doveva perdere nemmeno una frazione di secondo. Stette fermo, come un bersaglio, per fare in modo che l'attenzione di Elizabeth si allentasse, ma quando quest'ultima mollò la katana, avvenne qualcosa di inaspettato. Un portale si aprì a metà strada, e uno si aprì qualche metro dietro alla mutante. Senza che potesse realizzare, Elizabeth si trovò ad avere il fianco trafitto dalla sua stessa lama. Ella incominciò a tremare ed emanare versi gutturali, si piegò a guardare la sua ferita, dalla quale sgorgava tantissimo sangue. La visione dei suoi genitori, morti esattamente così: trafitti alle spalle, tornò vivida nella sua mente. Alla telepate mancò il respiro e le si inumidirono gli occhi. Con fatica, afferrò il manico della katana, e urlando di dolore se la sfilò via più velocemente che poté. La pozza di sangue si allargava sempre di più, ma con fatica ella si rimise in piedi. Si era totalmente dimenticata di Blink, sua compagna e mutante in grado di creare trappole coi portali. Quest'ultima la guardò con occhi sbarrati e labbra separate, proprie di chi sapeva di aver commesso qualcosa di irreparabile. Ella, però aveva semplicemente seguito gli ordini di Emma, ed ora si trovava a fronteggiare una telepate sull'orlo di un nevrosi. Elizabeth zoppicò su verso di lei: aveva gli occhi fuori dalle orbite, e faceva davvero paura. Kurt si teletrasportò davanti a Blink, facendole letteralmente da scudo umano. Non era preoccupato delle condizioni della telepate, né di tutti gli altri: sapeva che quella, essendo una simulazione, una volta usciti da lì sarebbe stato come se nulla fosse successo, ma conosceva le fragilità di Clarice, e non avrebbe mai permesso ad Elizabeth di spaventarla.
Kurt;; « No, lei no! Lei è la più piccola, lei non ha nessuna colpa!! » Alzò nuovamente la voce, parlando con autorità. Sottolineò il fatto che la compagna avesse appena 18 anni, e che quindi non meritasse lo sfogo di tutto quello che era successo quella sera.
Elizabeth;; « Nessuno... Ha mai detto questo... Di me... Quando ero io a non avere colpa!!! » Parlò a denti stretti, avanzando verso loro due, costringendoli quindi ad indietreggiare. Sia la spada che il suo fianco continuavano a gocciolare.
Kurt;; « Non tutto riguarda te, Elizabeth! » Replicò, afferrando Blink in modo tale da poterla trarre in salvo con lui. 
Elizabeth;; « TUTTO. RIGUARDA. ME!!!! » Urlò, e così facendo il sangue fuoriuscì più copiosamente, costringendola a chinarsi per secondi interi. « Sapevo che sarebbe successo... La Maximoff mi avrebbe portato via tutto... » Parlò a bassa voce, emettendo ogni tanto degli acuti.
Kurt;; « Sei tu che stai rovinando tutto, perché non lo vuoi capire?!? Tutto quello che hai costruito in questi anni, Elizabeth!! Guardati attorno, questi sono i tuoi fratelli e le tue sorelle. Quanto dovranno sopportare ancora??!! » Esclamò tutta la sua frustrazione che stava provando. Sia Petra che Elizabeth stavano progressivamente buttando tutto via, e il dispiacere che Kurt stava provando in quel momento era davvero incommensurabile. In quel momento fece parlare il suo dolore per quello che era, senza veicolarlo con la rabbia.
Elizabeth;; « Tu parli... Come se a me importasse qualcosa di voi. Ugh... Tu e il tuo mondo fatato che ti sei costruito.. Io e te non siamo uguali, Kurt. Io verso di te non ho alcuna stima, né rispetto. E' già tanto se ti rivolgo la parola. Voi, per me... Non siete nessuno. » Parlò con una tranquillità disarmante. Sembrava sincera, come se parlasse dalle fondamenta del suo cuore, senza nemmeno guardarlo. Kurt era esterrefatto.
Kurt;; « M-Mi vuoi dire... Che dopo tutti questi anni... Dopo che il tuo ragazzo si è battuto per te, tu pensi questo! Io... Io non posso crederci! Come si può essere così egoisti?! Non sei la sola a soffrire quì! Emma se n'è andata di casa, per venire quì! Jason spaccava le pietre in una miniera di carbone, prima di essere soccorso dal professor McCoy! Remy a otto anni giocava d'azzardo per conto di una mafia locale, non dormendo mai! Ed io.. Ed io.. Desidero incontrare mia madre da una vita, ma tutti i giorni devo fare i conti col fatto che questa cosa non succederà mai! » Per forza di cose, strinse maggiormente Blink a sé, tutto il suo discorso era inframmezzato dal suo respirare male: succedeva sempre ogni volta che si agitava. « E parli di Petra.. Petra ti potrebbe capire meglio di chiunque altro, quì! E tu non hai fatto altro che trattarla come un cane. »
Elizabeth;; «Che cosa pensi di ottenere, con questo discorso? Spiegamelo, Kurt. Che cosa vuoi che pensi di te, oltre al fatto che ragioni come un bambino, che si aspetta di trovare immensi prati e caramelle solo perché le storie che si fa leggere prima di andare a letto hanno un lieto fine? » Ella seppe, eventualmente, controllare il dolore. Parlò soffiando a denti stretti, Kurt aveva ormai lo sguardo perso nel vuoto. Ora sapeva quale fosse il significato di una sconfitta nella vittoria.
Kurt;; « Niente di quello che potresti mai pensare, potrà farmi più male della realizzazione che la mia amica non c'è più. » Concluse con voce tremolante. Oramai, non aveva più niente da aggiungere. Successivamente, però, una forte ondata di terremoto fece barcollare tutti. Kurt strinse Blink con ambedue le braccia, in modo tale da nascondere anche il suo viso, dando le spalle a tutto il resto. Elizabeth si mantenne in una bolla di energia cinetica, mentre gli altri, che si stavano lentamente riprendendo, si trattennero come poterono: chi accovacciandosi a palla, chi reggendosi ad un altro e chi aggrappandosi alla gabbia pericolante. Quello scossone non durò molto, ma fu davvero intenso. Tutti sapevano chi era stato; Piotr era entrato nella simulazione, e a giudicare dal suo viso era veramente furibondo. In spazi più tranquilli, invece, c'era un'aria decisamente più confortevole: Petra era seduta sul letto, accanto a lei Kimberly giocava con un grande osso, sgranocchiandolo tutta contenta. Dietro l'albina c'era Raven, intenta a spazzolarle i capelli, trovando assieme a lei un modo per gestirli. Gli fece una coda alta, lasciandole due piccole ciocche che le cadevano sopra il viso.
Raven;; « Sei proprio carina così. Non che prima fossi un cesso, ma.. Mi sembra un'ottima sistemazione. » Petra allargò un piccolo sorriso, mentre Raven le gestiva le ciocche. 
Petra;; « Sarebbe bello fare quello che fai tu. Ritornerei come prima e lo farei senza nemmeno pensarci. » Ancora faceva fatica ad accettare il suo aspetto. Poteva sembrare molto immaturo, visto quello che le era successo, però il fatto di sentirsi diversa in tutto e per tutto la faceva stare ancora piuttosto male. Raven si era alzata per andarle a prendere la pomata che ogni giorno, prima di dormire, Petra doveva spalmarsi sui lividi, ma alla sua risposta si fermò a pensare un momento. 
Raven;; « Sai a volte dimenticavo quale fosse il mio vero aspetto. Anni e anni di infiltrazione e fuga fanno questo. Pensavo di essere un'italiana dagli occhi azzurri, capelli scuri, pelle bella abbronzata... Poi mi ricordavo di avere gli occhi enormi e gialli, di essere blu, e tutto tornava come prima. » Tornò da lei, e la aiutò a spalmarsi la pomata sui lividi della schiena, che Petra faticava a raggiungere. Quest'ultima alzò la maglietta, incurvandosi lievemente avanti.
Petra;; « In realtà, a me piace il tuo vero aspetto. Al di fuori delle infiltrazioni, per me non dovresti mai cambiarlo. » Questa volta fu Raven ad abbozzare un sorriso, ma tornò subito sul discorso principale. 
Raven;; « Tornerai come prima, anche se ci vorrà del tempo. Queste brutte macchie e questi fastidiosi gonfiori un giorno spariranno, ma per il momento... Capirai chi merita di stare al tuo fianco. E' molto facile essere amati quando si è belli, molto difficile il contrario. Mostric- volevo dire, Kimberly, ti ama anche senza i capelli lunghi e folti, ad esempio. » Petra guardò la terranova, che si strofinò contro di lei come aveva sempre fatto, e diede lunghe carezze al suo pelo morbido e folto. Improvvisamente, però, bussarono alla porta.
Emma;; « Petra! Petra, ci sei? » L'albina intimò alla trasformista di nascondersi, la quale si arrampicò sull'angolo della stanza ed utilizzò poteri camaleontici per mimetizzarsi con il muro. Petra andò ad aprire la porta, e Kimberly la seguì per convogliare i festeggiamenti di benvenuto.
Petra;; « Hey, Emma.. Va tutto bene? » Domandò, visto che l'amica parve piuttosto agitata. Aveva anche i capelli neri, sintomo che qualcosa non stava andando per il verso giusto.
Emma;; « Non proprio... E' successo un casino; allora.. Per prima cosa: Kurt e Warren si sono picchiati. In una simulazione. » Incominciò a parlare, senza sbattere le ciglia, mantenendo gli occhi su quelli di Petra. L'albina sospirò.
Petra;; « Non dirmi che gli hanno fatto del male. Emma, non dirmi che gli è stato fatto qualcosa. » 
Emma;; « Al contrario. » La interruppe subito. « Kurt gli ha spaccato il culo... In tre minuti. » Petra sgranò gli occhi, sbalordita. 
Petra;; « My man?? »
Emma;; « Yes, your man. I problemi sono arrivati dopo. » Ella prese un lungo respiro. « Elizabeth si è incazzata, ha attaccato tutti quanti e... Gli ha detto delle cose molto brutte. » Petra aveva cantato vittoria troppo presto. Si mise le mani sui fianchi e buttò indietro la testa.
Petra;; « Adesso lui dov'è? » Emma non rispose, ma si fece da parte. Kurt entrò nella stanza: sembrava uno che non dormiva da giorni, ed era completamente privo della sua energia che lo caratterizzava quotidianamente. Petra andò subito ad abbracciarlo, e gli diede un bacio sulla guancia. Lui, con poca enfasi, ricambiò. « Kurt, ora basta con le sorprese per stasera, va bene? » Lui annuì senza replicare. 
Emma;; « Il professor Rasputin ha detto che ci sarà uno scontro tra voi due. E che hai un mese di tempo per prepararti! » Continuò allarmata, dopo che l'abbraccio si era ormai sciolto. Chiaramente lei pensava che Petra non ne sapesse nulla. 
Petra;; « Oh.. Devo aver sentito qualcosa anche io, mentre tornavo... » Si guardò in giro, fingendo di ricordare improvvisamente un ricordo falso, quando improvvisamente notò delle macchie circolari di bagnato sul parquet vicine all'angolo della stanza. La cosa la stranì. « ...Mentre tornavo in camera. »
Kurt;; « Abbiamo deciso che ti aiuteremo, ci alleneremo con te. » Continuò con una serietà che quasi non gli apparteneva.
Emma;; « La situazione è drastica, Petra. il problema è esteso anche ai nostri compagni: il vostro scontro tra un mese deciderà le sorti del nostro futuro. Sapremo se sorgeremo come collettivo, o se saremo annientati individualmente. » Petra non seppe bene cosa pensare, in quel momento: era passata da non voler avere più niente a che fare con la propria vita, all'essere responsabile di un peso così grande.
Kurt;; « So che sarà difficile da credere, ma lei non è sempre stata così. La conosco da quando è arrivata quì: un tempo era molto gentile e disponibile, ma il mostro che cresceva dentro di lei eventualmente ha avuto la meglio. Sei l'unica che può salvarla. » Petra incrociò le braccia sotto il seno, pensierosa. 
Petra;; « Salvare Braddock... Wow, questa non me la sarei mai aspettata. » Incominciò a camminare per la stanza. « Questo scontro è la mia occasione per mettere in chiaro alcune molte cose di me stessa, ma se riuscissi a fare quello che mi state chiedendo... Sarebbe una doppia vittoria in effetti. » Tese la mano verso Kurt. « Accetto, ma lo farò ad una sola condizione. »
Kurt;; « Quale? » Domandò, anche se era pronto ad accettarla, qualunque essa fosse.
Petra;; « Non metterti mai più nei guai per me. Né ora né mai. Oggi è andata così, ma domani vi rivoglio come prima. Qualunque cosa ti abbia detto, Kurt, sappi che non è vera, okay? Ora correte a letto, godetevi un meritato riposo. » E così parlò da vera leader, congedando i suoi amici; aveva ormai capito che, se era ancora viva, mutante o meno, era perché nessun altro poteva adempiere alle sue missioni. Il mattino dopo, alle 10:00, erano intenti ad occupare la sala pesi; Kurt ed Emma erano intenti ad aiutare l'albina a risvegliare i muscoli assopiti dal veleno. Quello che non sapevano, era che un paio di occhi gli stavano osservando da lontano.
Ororo;; « Come sapevi che le tue parole avrebbero la avrebbero risvegliata? » Domandò, affiancando il collega.
Piotr;; « Nessun diamante è stato mai forgiato con le carezze. Quì non c'è spazio per i deboli che scelgono di rimanere deboli. » Successivamente si allontanò, volgendo le spalle ai ragazzi e ad Ororo stessa.
Ororo;; « Dai, ammettilo che hai visto delle potenzialità in lei! La stai solamente testando per capire di cosa è capace. In fondo sai già che non ti deluderà. » Continuò, in tono provocatorio, nascondendo un sorriso beffardo.
Piotr;; « Questo sarà un mese molto lungo per lei. Ho visto decine e decine di studenti, e coloro che mi hanno sorpreso si contano sulle dita di una mano. Sarà meglio che compia questa impresa d'ercole o, per quello che mi riguarda, potrà anche andarsene. »



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