XXXI° - Scaleremo la montagna assieme.

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Era sera inoltrata, tutti gli studenti della X-Mansion erano ritornati nelle loro stanze. Quasi tutte le luci della scuola erano spente, tranne quella della palestra. Kurt, Petra e Emma si erano rinchiusi lì dentro dalle sei del mattino, e per tutto il giorno i primi due non fecero altro che match di sparring, con Emma che, tra una ripresa e l'altra, controllava i parametri di pressione e velocità di Petra. Entrambi portarono colpi su colpi, e l'albina dovette far fronte a dover combattere senza poter vedere i colpi dell'avversario in largo anticipo, oltre che non avere la stessa potenza di prima.
Emma;; « Tempo!! » Esclamò, sancendo la fine dei tre minuti concordati. Kurt si avvicinò a lei, togliendosi il sudore dalla fronte con l'avambraccio.
Kurt;; « Allora, ci sono risultati? » Domandò, mettendosi accanto a lei per guardare il display del dispositivo che teneva in mano. Connesso ad un bracciale, stretto al braccio di Petra, Emma archiviava risultati statistici in tempo reale. Petra, sudata e col fiatone, si sedette su uno dei macchinari della palestra. Poggiò i gomiti sulle ginocchia e le mani tra i capelli. Strinse i denti, la cicatrice le faceva ancora male.
Emma;; « La sua velocità è leggermente aumentata, ma le accelerazioni cardiache sono impennate. Come primo giorno non è andato affatto male, ora ha bisogno di riposo. »
Petra;; « Braddock. Non. Si riposa. » Scandì le parole, interrompendo l'amica. Si alzò in piedi e guardò entrambi: era provata, ma i suoi occhi sprigionavano grande rabbia. « Abbiamo sprecato una giornata. » Concluse in totale schiettezza. Kurt e Emma la guardarono confusi.
Kurt;; « Scusami, in che senso? »
Petra;; « Nel senso che non sei mai andato all'attacco, non una singola volta. Hai finto che i miei colpi ti facessero male, perché avevi paura di ferirmi nell'orgoglio. » Proseguì con brutale onestà. Kurt stette per dire qualcosa, ma venne fermato da Emma.
Emma;; « Petra, sono contenta di vedere che hai ritrovato la grinta, ma il tuo recupero dev'essere graduale! Non possiamo costringerti ad una lotta per la vita, allo stato in cui sei adesso! » La rimproverò, e di tutta risposta Petra si tolse il bracciale. Sia Kurt che Emma rimasero stupefatti. 
Petra;; « Non ho bisogno della compassione di nessuno, tantomeno della vostra. Risparmiatemi anche i vostri "domani ci alleneremo meglio, domani sarà più intenso, domani sarà difficile" noi un domani potremmo anche non averlo. Un giorno ci sei, e il giorno dopo potresti non esserci più. » Pronunciò tale risposta con autorevolezza, concentrandosi maggiormente su Emma, spostando poi l'attenzione su Kurt, indicandolo. « Quanto a te, vedi di starmi a sentire: non accetterò un'altra mancanza di rispetto da parte tua: se vuoi aiutarmi, inizia a prendermi sul serio e affrontami seriamente. Sono stata chiara? » Kurt rimase per un attimo esterrefatto, ma poi realizzò il da farsi. Stavolta fu lui a bloccare ciò che Emma voleva dire, ed avanzò in avanti. Oltrepassò Petra, raggiungendo il centro dell'arena, e fece cenno a quest'ultima di farsi avanti. « Finalmente. » I due si risistemarono, uno di fronte all'altro, separati da tre metri di distanza. Ingaggiarono un contatto visivo, che nessuno dei due aveva intenzione di interrompere.
Emma;; « Combattenti in posizione, ultima ripresa. Tre minuti a partire da... ORA! » Il timing partì, e Kurt non perse tempo. Si chinò a ragno, poco prima di sparire in un BANF. Petra si guardò attorno, con tutti i nervi tesi. Doveva sfruttare il silenzio per anticipare la prossima mossa del mutante. Sembrava essere letteralmente scomparso, eppure doveva essere da qualche parte, pronto ad attaccarla come un serpente velenoso. Dalla sua fronte scivolò una goccia di sudore, che si abbatté sul suo occhio sinistro. Il prurito che ne conseguì, le fece abbassare per un momento la guardia, e Kurt colse quel momento al balzo per ricomparire, esattamente dov'era scomparso, per colpirla con un calcio laterale in pancia. Petra venne sbalzata via e Emma sbiancò. L'albina cercò di ricomporsi, rotolando via da quell'attacco. Kurt, con la stessa, agilità di una scimmia, corse a quattro zampe verso di lei, con la coda che ondeggiava a destra e a sinistra. Petra lo intercettò, saltando e afferrando il collo di Kurt con le braccia per portarlo a terra assieme a lei. Una volta capitombolati entrambi, l'albina non perse tempo. Mantenne la presa al suo collo con le braccia e si portò dietro la sua schiena, intrecciando le gambe appena sotto il suo torso. Petra si ricordò che, un tempo, questa mossa le era valsa la vittoria in una situazione decisamente critica. Kurt si dimenò, sia con le braccia che con le gambe. La coda si attorcigliò al collo di Petra, ma nonostante questo non volle mollare la presa. Scomparvero entrambi, e riapparvero in cima alle impalcature dell'arena. L'intento di Kurt era quella di gettarla via, dopo aver ripreso le redini dello scontro, e cosi fece, ma essendosi reso conto del rischio che Petra correva, spiegò la coda per farla aggrappare ad essa. Petra iniziò ad ondeggiare a destra e a sinistra, mentre Emma rischiò un'infarto per lo spavento. Ella corse all'interno dell'arena, con i capelli rosso acceso, e si mise ad urlare ad entrambi. « SIETE DUE COGLIONI!!! SE NON SCHIATTATE IN QUESTI MINUTI, GIURO CHE CI PENSERO' IO. » Kurt, la alzò di peso, posizionandola assieme a lui sulle impalcature. Si assicurò che ella fosse in equilibrio, e Petra approfittò della situazione per attaccarlo. Combatté contro la stanchezza, i lividi e i muscoli indolenziti: l'unico modo per farlo era sconfiggere Kurt. Ringhiava ad ogni colpo tirato, ai quali Kurt si proteggeva a riccio. La velocista poté ben sentire una certa tensione nei suoi muscoli, cosa che prima non c'era. Una volta spezzata la sua guardia, ed aver fatto breccia nella sua difesa, ella gli afferrò il braccio, lo tirò in proiezione, ed una volta caricato Kurt sulle spalle, si trovò teletrasportata coi piedi ancorati all'arena. Nuovamente, di Kurt nessuna traccia. Emma sospirò rumorosamente, ma Petra le intimò di stare zitta. Mancavano poco meno di dieci secondi alla fine. Gli occhi di Petra saettavano da una parte all'altra, mentre Emma se ne stava immobile. La fronte contratta, i muscoli tesi, l'aria pesante che veniva inalata respiro dopo respiro. Mancavano tre secondi alla fine, ed improvvisamente ci fu una vibrazione nell'aria. Seguendone l'orientamento, l'albina capì che Kurt si sarebbe teletrasportato dietro di lei: per questo, una frazione di secondo prima che apparisse, fece partire un pugno allo stomaco. Kurt non se lo aspettò, e si piegò in avanti. La tromba del timeout, sottolineata dalla voce di Emma, rilassò il corpo di Petra, lasciandolo alla stanchezza. Tese la mano all'amico, il quale la afferrò per rialzarsi.
Petra;; « Devo fare la cattiva per smuoverti! » Ironizzò, col suo solito sorrisino, mentre lo aiutava a rialzarsi.
Kurt;; « Al contrario tuo, posso andare avanti per altri due round! » Replicò allo stesso modo, tenendosi la mano sull'addome. 
Emma;; « Voi due mi farete diventare pelata... » Lamentò la mutante, sancendo così la fine dell'allenamento giornaliero. Quella stessa tarda sera, Petra, Raven e Kimberly erano riunite in bagno: la prima aveva solamente l'intimo addosso, con alcuni lividi ancora ben visibili, la seconda era intenta a riempire la vasca con sacchetti pieni di cubetti di ghiaccio. L'albina guardò la vasca riempirsi, con molta titubanza: alla sola vista, numerosi brividi le percorsero la schiena.
Petra;; « Devo per forza? » Domandò.
Raven;; « Devi. E ti dico di più: te ne starai buona quì fino a quando il ghiaccio non si scioglierà. Tu ti sei messa in questa situazione, tu ne andrai fino in fondo. » Rispose categorica la mutante. Kimberly se ne stava buona a guardare. L'albina sbuffò, avvicinandosi lentamente. Immerse un piede all'interno, e dovette già soffiare per il freddo. « Ancora lì? Quella sarebbe già sprofondata da un pezzo. » Riferendosi ovviamente ad Elizabeth.
Petra;; « Fottiti! » Rispose senza neanche pensarci, salendo con entrambi i piedi dentro la vasca. Le gambe le tremavano, ma aggrappandosi ai bordi della vasca e stringendo i denti, riuscì lentamente ad immergersi, lasciando solo la testa fuori. Con tutto quel ghiaccio addosso, il bruciore che aveva provato, quando Bobby Drake le gelò il braccio, era a dir poco quintuplicato. Divenne immediatamente rossa in viso, e Raven dovette trattenersi una risata.
Raven;; « Immagino che tu non abbia bisogno di me, quindi ti lascio da sola, "Million Dollar Baby"! Forza Kimberly, lasciamola in pace. » Inaspettatamente, la terranova la seguì, uscendo dalla stanza assieme a lei. Raven chiuse la porta del bagno, coprendosi così dalle parole di dissenso dell'albina in quello stato di sofferenza.
La mattina dopo, Petra si era recata in sala pesi da sola. Kurt ed Emma non riuscirono ad esserci così presto, proprio perché era prevista la lezione della professoressa Munroe: la più severa del corpo docenti, che non avrebbe permesso loro un assenza per tale motivo. Con impegno, l'albina era intenta a finire la seconda serie da dieci ripetizioni al bilanciere con 10kg caricati in tutto. Modulare il respiro era la cosa più difficile: espirare durante il sollevamento richiedeva molta concentrazione. Una volta arrivata alla decima ripetizione, poté godersi quei 30 secondi di recupero, seduta sulla panca. Bevve un sorso d'acqua, e si cacciò via il sudore dalla fronte. In quel momento, però, si accorse di non essere sola: Alison Blaire la stava fissando, ad un paio di macchinari di distanza dalla panca in cui era seduta Petra. Il fatto che non distolse lo sguardo, né si nascondesse, quando venne colta in flagrante, rese tutto decisamente inquietante.
Petra;; « Hai bisogno di qualcosa? » La mutante non rispose, ma si avvicinò di qualche passo, guardando i macchinari che circondavano entrambe. Petra pensò che la stesse ignorando di proposito. « Se sei venuta a spiarmi per conto della tua amica, ti dico già da adesso che non funziona. » Annunciò categoricamente.
Alison;; « Di chi stai parlando? » Domandò in tranquillità, e Petra pensò che la stesse prendendo bellamente in giro. Oltretutto, quella fu la prima volta che l'albina poté sentire la sua effettiva voce parlante. Neanche in lontananza ricordò una sua particolare intromissione in una conversazione.
Petra;; « Di Braddock. Se non hai vissuto sotto una roccia negli ultimi giorni, tra un mese avremo un incontro. » Rispose come se fosse la cosa più ovvia. Alison la guardò nuovamente negli occhi: al giudicare della sua espressione, sembrava che Petra avesse pronunciato l'informazione più insignificante del pianeta.
Alison;; « Ah. E chi vince cosa ottiene? » Petra, a quella domanda, reagì con un'espressione del tutto indecifrabile.
Petra;; « Cosa vuol dire "chi vince cosa ottiene?"? Il fatto di aver spaccato la faccia all'altra! E' così che funziona: io mi preparo, entro nella Danger Room, ed umilio Braddock davanti a tutta la scuola. » Rispose schiettamente, con un'onestà disarmante.
Alison;; « E umiliarla ti fa stare meglio? » Chiese.
Petra;; « Sì. Sì. E assolutamente sì. Cerca di risparmiarti il moralismo: non sono stupida, ho capito benissimo che mi stai giudicando. Tieniti le tue opinioni per te. » Replicò scocciata, chiedendosi perché stava perdendo tempo con lei.
Alison;; « Io non ti giudico, attaccarti non è nel mio interesse. Così come non mi interessa nulla di Elizabeth e di quelli che voi chiamate "compagni". » Quella risposta colse Petra alla sprovvista: non tanto per quanto riguardava lei, ma bensì nei confronti di Elizabeth e gli altri. Ai loro occhi, i suoi compagni di classe erano un gruppo unito sotto il volere di Braddock, al quale solo Emma e Kurt si erano sottratti. « Noto dalla tua faccia che non te lo aspettavi. Credo che tu sia troppo sicura di ciò che pensi sia vero. » Aggiunse.
Petra;; « E cosa sarebbe nel tuo interesse? Se non sbaglio, tra le due, eri tu che mi fissavi. » Incrociò le braccia sotto il seno, inquisitoria.
Alison;; « E' molto semplice in realtà: tu sei un problema. » Petra sobbalzò. « Dalle tue parole, credo tu non abbia ancora capito un bel po' di cose. Ogni tua azione, o non-azione, ha delle conseguenze irreparabili su tutto ciò che ti circonda. Il solo tuo nome, fa scuotere le mura di questa scuola. » Petra rimase in silenzio tombale, guardandola fissa negli occhi per tutto il tempo. Alison le voltò le spalle, dirigendosi verso l'uscita. « Pensaci bene a quello che farai nella Danger Room: potrebbe ritorcersi contro di te. » Con queste parole, Petra venne lasciata con un forte dubbio esistenziale. Si ricordò di quello che Emma le disse, a riguardo dell'effetto farfalla, e si chiese se valesse lo stesso per lei. Effettivamente, da quando era lì, aveva sconvolto le acque della scuola e, a neanche due mesi dal suo arrivo, vi era uno scontro imminente che la vedeva come protagonista. Continuò il suo allenamento personale, con molto sforzo, con quelle parole che le martellavano la testa: ciò che le dava più fastidio era che aveva molta difficoltà ad interpretarle. Si ritrovò ben presto a vagare per i macchinari, con l'asciugamano attorno al collo, cercando di ammazzare il tempo in qualche modo. Sentì una lontana campanella, che sanciva la fine dell'orario di lezione. Petra si diede un paio di schiaffetti sul viso: Kurt ed Emma sarebbero stati lì a momenti, ed aveva promesso ad entrambi di essere bella carica, e non di piangersi addosso per tutta la mattinata. Fece un po' di stretching, in modo tale da elasticizzare i muscoli indolenziti, quando finalmente sentì dei passi imminenti. Tuttavia, era quasi sicura di sentire più scarpe calpestare il pavimento: Kurt ed Emma non avrebbero mai prodotto tutto quel rumore da soli, neanche con tutto l'eco del mondo. Quando la raggiunsero, infatti, si rese conto che non erano soli.
Jubilee;; « Beh, che cos'è quella faccia? Ti sei per caso vista allo specchio? » James le diede una gomitata. « Hey! Che ho detto?! » Petra si avvicinò al gruppetto: Kurt e Emma sembravano piuttosto soddisfatti.
Petra;; « Che ci fanno loro tre, quì? » Chiese senza farsi troppi problemi, proprio perché, oltre ai primi due, c'era anche Roberto.
Kurt;; « Mi pare che tu abbia chiesto una preparazione adeguata! » Rispose con un sorrisetto sulla sua faccia blu.
Roberto;; « C'è una bocca larga da chiudere: se salta via qualche dente, ancora meglio. » Fece le spallucce, scrocchiandosi le nocche delle mani. 
Petra;; « E' così che funziona quì? Si cambia team a convenienza? » Puntualizzò con una certa nota di sarcasmo.
Jubilee;; « Aspetta, aspetta, aspetta... Questa rookie ci crede dei fottuti muppets? » La indicò, facendo una smorfia.
Petra;; « A chi hai dato della "Rookie", nana da giardino? » Le diede una spinta, avvicinandosi prepotentemente a lei. La attaccò riferendosi alla differenza di 10cm che incorreva tra le due. L'asiatica mutante non ebbe paura di andare faccia a faccia con lei,  impuntandosi per spingere la fronte contro quella di Petra.
Jubilee;; « Vieni nella Danger Room con me, umana. » Sibilò, prima che James le separasse entrambe con la forza.
James;; « Direi che non abbiamo tempo per queste stronzate! » Interponendosi tra loro, entrambe vennero divise da quasi due metri complessivi di muscolose braccia. « Abbiamo pochissimo tempo, e certo non lo impiegheremo a conoscerci meglio nella speranza di starci simpatici. Quindi, mettiamo da subito una cosa in chiaro: quì lavoreremo fino a quando questo mezzo miracolo sarà compiuto, sono stato sufficientemente chiaro? » L'eco del nativo americano, arrivò ad una settima persona, che entrò proprio in quel momento in palestra.
Emily;; « Sono d'accordo con James. » La dottoressa, camminò verso di loro: non aveva nessun camice addosso, quanto dei pantaloncini aderenti ed un top sportivo. Indossava i guantoni da boxe, che sbatté tra loro per generare un eco per tutta la palestra. « Manca la sua parola. » E tutti gli occhi furono nuovamente riposti su Petra, che si tolse l'asciugamano dalle spalle.
Petra;; « Abbiamo aspettato anche troppo. Sono pronta. » Asserì.
Emily;; « Mettiti i focus pad, Proudstar. Iniziamo dalle basi. » Emma aiutò Petra a mettersi i guantoni, e le infilò pure il paradenti in bocca, che l'albina accettò con riluttanza. « Per prima cosa: dovrai dimenticarti di come hai combattuto fino ad ora. Forse la tua mente si ricorda dei nostri allenamenti assieme, ma il tuo corpo se n'è completamente scordato. » Petra annuì: prova di questo, la salivazione che stava andando a mille a causa del paradenti. « Posizione. Tu devi essere sempre in controllo di quello che fai e di come ti muovi. Piedi paralleli ruotati leggermente verso destra. Gambe leggermente piegate. Baricentro basso. Schiena dritta. » Man mano che la dottoressa spiegava, si posizionava come enunciato. Petra tentò di replicare, senza staccare gli occhi di dosso dalle sue gambe. « Guardia. La cosa più importante di tutte. Tu hai sempre visto i colpi arrivare a velocità bradipo, per questo non hai mai avuto l'obbligo di proteggere quel tuo bel mento. Questa cosa fa parte del passato, ora è un lusso che non ti puoi permettere. » Petra ripensò a quanto fosse stata fortunata ad essere nata vincente: nessuna guardia e nessuna postura: solamente un colpo dato alla meglio e il problema era pressoché risolto. « Tieni la mano destra sempre attaccata al mento, e con la spalla sinistra copri dall'altra parte. Il pugno sinistro davanti alla faccia, senza coprire la visuale, con l'intento di dare fastidio al tuo avversario. » Petra la emulò nuovamente, stavolta con le braccia. Emily si avvicinò a lei per risistemarla, perfezionando la postura un po' grezza e ripetendole i vari step. Petra si irrigidì: cercando di stare come le era stato imposto. « Veniamo ora ai pugni. Il Jab si tira con il sinistro, compiendo una piccola rotazione col busto in senso orario. Si colpisce per infastidire e allontanare l'avversario, così. » Emily ritornò in posizione di guardia con grande facilità, parallelamente a Petra, e colpì l'aria ad altezza viso. Petra fece lo stesso. « Buono. Il diretto, invece, si tira con il destro. Dalla posizione di guardia, il pugno si allontana dalla protezione del mento verso il bersaglio, mentre il pugno sinistro si ritrae a protezione del mento. A differenza, del primo, questo è un attacco vero e proprio. » Le spiegazioni continuarono, e all'albina non venne dimostrato solo come colpire, con l'aggiunta della spiegazione del gancio e l'uppercut, ma anche come muoversi in maniera stabile, mantenendo la posizione prestabilita. « Molto bene, tutorial finito. Ora James ti farà da compagno. Ti chiamerà i colpi, e tu dovrai essere reattiva. » Petra annuì, spostandosi verso di lui. Si rimise in guardia, ed aspettò i comandi del mutante e, ad ognuno di essi, colpì i suoi guanti come le veniva richiesto.
James;; « Jab... Diretto... Jab... Diretto... Non abbassare la guardia, resta concentrata! » Il mutante impartì la combinazione dei due colpi primari, alla quale si approcciò in maniera più rigida e titubante all'inizio, per poi andare via via sempre più sciolta e dirompente. « Jab... Jab... Diretto... » Gli bastò variare di un minimo la combinazione, per inceppare i fluidi movimenti di Petra, il cui cervello impiegò mezzo secondo in più per imparare la nuova combinazione.
Jubilee;; « E' troppo meccanica. » Sussurrò a Roberto, con un certo tono di disappunto. « Se si approccia così ad Elizabeth, quella le cambia i connotati. » Petra, che ovviamente non avrebbe lasciato passare alcuna critica nei suoi confronti, interruppe l'allenamento per esprimere il suo disappunto.
Petra;; « Hey! Guarda che ti ho sentito!! » Jason le diede un colpo sulla nuca con il pad. « Ah! Ma che cazzo?! » Lo fulminò con lo sguardo. 
Emily;; « Mai distrarsi durante un combattimento: non si perde di vista l'avversario, per nessun motivo al mondo. Una volta che si entra in un ring, in un ottagono o in una arena, le questioni personali vanno lasciate fuori. » Uso parole di rimprovero, ma le pronunciò in totale tranquillità.
Petra;; « In questo combattimento tutto è personale! » Il pad di Jason la colpì sull'addome: Petra stava iniziando ad irritarsi. 
Emily;; « A quanto pare non c'è un secondo da perdere. Forza, riprendiamo! » E così continuarono per un pomeriggio intero. Si alternarono Jason e Kurt ad allenarla con i focus pad, ed anche quando se ne stava in camera a coccolare Kimberly, era intenta a pensare a quanto fosse effettivamente difficile l'arte della lotta: avere una mente flessibile ma allo stesso tempo incisiva. Raven era seduta davanti alla scrivania, con una mappa spiegata su quest'ultima, sulla quale stava scrivendo dei post-it. Petra era talmente assuefatta nei suoi pensieri che non si fece alcuna domanda a riguardo.
Raven;; « Non fare quella faccia, magari domani finirai col culo a terra per 8 volte anziché 9. Sarà un traguardo. » Spezzò il silenzio con la sua solita ironia. 
Petra;; « Sono sempre un paio in meno di quante volte ci andresti tu. » Replicò.
Raven;; « No, non credo. Ho già affrontato una telepate, tu ancora no, o meglio: lo hai fatto, con risultati piuttosto scarsi. » Petra decise attivamente di non ascoltare la seconda parte della risposta, e si concentrò solamente sulla prima. 
Petra;; « Hai affrontato una telepate?! Senza diventare una telepate a tua volta?! » Raven annuì.
Raven;; « Era una mia vecchia amica. Non concordavamo nelle nostre scelte, ma ci siamo sempre battute con profondo rispetto. » Petra sbuffò. 
Petra;; « Non ti ho chiesto quanto vi volevate bene, voglio sapere come hai fatto. » Puntualizzò.
Raven si alzò dalla scrivania, e si mise a guardare l'albina, incrociando le braccia al petto.
Raven;; « Una telepate si affronta a mente apatica. Puoi essere forte quanto vuoi, ma se lascerai che le tue emozioni prendano il sopravvento, sarai spacciata. » Incominciò a fare su e giù per la stanza, senza smettere di guardare Petra. « Tu hai 95'000 nervi scoperti. Sei impulsiva, iraconda e prendi ogni cosa che ti succede sul personale. Purtroppo per te, la tua avversaria se ne è accorta. Niente la fermerà dal tirare in mezzo persone a te care o cose che ti sono successe. A meno che.. » 
Petra;; « A meno che cosa?? »
Raven;; « A meno che non impari a resistere. » Improvvisamente il suo aspetto mutò, e con grande dispiacere di Petra, ella si trovò davanti proprio ad Elizabeth Braddock. Kimberly abbaiò aggressivamente.
Petra;; « E DOVEVI PROPRIO TRASFORMARTI IN LEI PER DIRMELO?! » Esclamò, alzandosi in piedi. Raven rise. 
Raven ( Elizabeth );; « Resta concentrata, perché non sarà piacevole. » La mente di Petra venne violata senza che lei potesse fare o dire qualcosa. Perse la vista del piano terreno, e percepì tutto il dolore di un'intromissione mentale non perpetrata con cognizione di causa. Di colpo era nel salotto di casa sua, sdraiata sul divano, con la testa sulle gambe di Sharon. Quest'ultima le stava accarezzando il viso e le sorrideva. Petra provava una gran pace. Fece un respiro profondo, fin quando non sentì la voce di Raven parlarle nel corpo di Elizabeth, che era lì a guardare entrambe. « Sarà la sua arma peggiore. » Petra interruppe il contatto, cacciandosi fuori da quel ricordo. Guardò Raven dal basso, rialzandosi in piedi con fatica.
Petra;; « Non hai il diritto... Quel ricordo fa parte della mia intimità. » 
Raven ( Elizabeth );; « Ah, davvero? Pensi che gliene freghi qualcosa? » Chiese, ironicamente. Petra la guarda con gli occhi fuori dalle orbite a causa dello shock. Puntò l'indice verso la mutante.
Petra;; « Non... Coinvolgere... Sharon. » Ella tremava.
Raven ( Elizabeth );; « Petra, te l'ho solo fatta rivedere, e stai tremando. Devi capire che non si fermerà davanti a niente pur di vederti soffrire. E' disposta anche a farti rivivere la morte dei tuoi amici quante volte vuole. » Quelle parole arrivarono durissime a Petra, tant'é che i suoi occhi incominciarono a brillare. Il cuore di Raven si crepò a quella vista, ma non ritirò le sue parole. « Non hai idea di quanto sembri debole, confrontata quella. »
Petra;; « I-Io non sono debole... » Rispose con voce tremante, ormai i suoi occhi brillavano più del dovuto.
Raven ( Elizabeth );; « E allora dimostralo!! » Petra fece una fatica enorme per non piangere davanti alla mutante. Prese dei respiri enormi, e poi annuì. Qualcosa, nel suo viso, era cambiato. Più concentrata e preparata rispetto a prima, riuscì a sopportare di più l'incursione di Ravene nella sua mente. Petra si concentrò fino a diventare rossa, e provò con tutta sé stessa a chiudere le vie dei ricordi, a non pensare a niente e a nessuno. Se era diventata un libro aperto, dopo aver acquisito la memoria, ora invece provò a ritornare come prima: completamente ingenua di sé stessa. Percepiva una forza, che come tentacoli cercava di afferrare i suoi ricordi, e lei si concentrò fino a quando non li sentì più deboli. Era in un posto buio, pieno di persone ignote, oscure, e si mise a correre in avanti. Correre verso la luce.
Sentì i rintocchi di un campanile che rimbombarono nelle sue orecchie. La visione di quel piano era distorta, sempre in movimento, e Petra provò una sensazione a dir poco nauseabonda. Si trovava all'interno di una chiesa. E decise di percorrere il corridoio, lunghissimo, incalzata solamente da un pianto disperato. Riconobbe la voce rotta e disperata di Raven.
Per quello che Petra vide, niente avrebbe potuto prepararla. 
La mutante era riversata a terra, sull'altare. Sotto di lei una pozza di sangue. Era nuda, tranne per una veste strappata che le copriva solo parte del busto. Accanto a lei, una piccola creaturina, che Petra non vide, proprio perché avvolta a fagotto dalla stessa veste che Raven si era strappata. Aveva appena partorito in un modo terribile: completamente da sola, in condizioni pessime. Il bambino strillava con tutta la voce che aveva in corpo, e così come la madre, avrebbe meritato che quel giorno si fosse svolto più felicemente. Petra guardò la scena con il cuore in gola: era una di quelle scene che, dalla sua mente, non avrebbe mai più cancellato. Incominciò a improvvisamente a piovere, a dirotto. Le alte pareti della chiesa divennero alberi spogli, una fontana, e l'altare, invece, si tramutò in un ingresso a lei sconosciuto. Era notte, e quello era il giardino della X-Mansion. Una figura camminava sotto la pioggia, incappucciata. Teneva tra le mani un neonato, ben coperto in un panno. Raven aveva un'espressione malinconica, ma molto più apatica di prima. Non durò molto: la regola principale di un addio era che doveva essere rapido, indolore e, soprattutto, compiuto senza mai voltarsi indietro. Raven abbandonò quel bambino dormiente sull'uscio della scuola, fece scattare l'allarme, e se ne andò. Petra ci rimase molto male nel vedere quel sangue freddo, nel compiere tale gesto, ma pensò che dovesse esserci un motivo se Raven era diventata quello che era. Petra si avvicinò al bambino coperto, e poco prima di svelare ai propri occhi il suo viso, il collegamento mentale fu interrotto. 
Petra indietreggiò, ritrovandosi nuovamente in camera sua. Raven era tornata al suo aspetto normale. Kimberly guardava entrambe, con molta confusione. Ci furono ben dieci secondi di silenzio: Raven era allucinata. Guardava nel vuoto, la sua mente sembrava essere altrove. Petra provò ad avvicinarsi, timidamente.
Petra;; « Raven, io.. »
Raven;; « Vattene. » Non c'era alcuna traccia di sarcasmo in quella singola parola. Il suo tono era cupo, arrabbiato, ferito. Petra non ricordò che si fosse mai rivolta a lei in quel modo, neanche nelle situazioni peggiori. « Non hai sentito quello che ti ho detto? Vattene. » Raven la guardò, e Petra poté percepire, in uno sguardo che avrebbe ucciso chiunque, un dolore lancinante. Non questionò il suo volere un secondo di più, e sgattaiolò via dalla stanza. Raven le chiuse la porta in faccia, una volta che l'albina oltrepassò l'uscio, sbattendola con forza. Petra rimase lì per qualche minuto, totalmente allucinata da non saper nemmeno cosa fare. 

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